Rai 3, “Petrolio”: le Big Oil hanno nascosto i dati sull’inquinamento fossile?

 

L’inchiesta televisiva internazionalesugli effetti deicombustibili fossilicontro ilclimaapproda inprima seratanellatrasmissione diRai 3Petrolio:il programma di approfondimento, condotto daDuilio Giammaria,torna in onda questa sera alle 21:20. La formula è quella classica di sempre, già consolidata: ogni settimana viene analizzato un tema importante, “caldo”, nazionale e internazionale, attraverso un’approfondita inchiesta giornalistica. Petrolio,non è un talk show: ormai da 10 anni “è un programma assertivo, comunitario, pensato per il grande pubblico della televisione generalista, chesi ispira alla tradizione della divulgazione e dell’inchiesta giornalistica dellaRai”. Protagonista della puntata di questa sera: il racconto di comele Big Oil internazionalifosseroa conoscenza del rischio dell’emergenza climatica già 50 anni fa. “Oggi abbiamo vissuto sulla nostra pelle gli effetti (della crisi climatica,ndr) – recita la nota ufficiale – In Italia80.000 morti premature dovute a inquinamentoe110 miliardi di danni dovuti a eventi climaticicatastrofici.Dobbiamo agire e presto. L’impegno a ridurre CO2 e gas serra, apre nuove sfide per il nostro paese e per il mondo. Dall’idrogeno alfotovoltaicoquali sono le soluzioni per curare il Pianeta? Di chi ci possiamo fidare?”. Al centro della serata, in poche parole, ci saranno gliesiti dell’indaginefrutto del lavoro congiunto di tre network pubblici:Pbsper gli Stati Uniti,Bbcper la Gran Bretagna eArteper Francia e Germania. L’inchiesta è incentrata sul fatto chele compagnie petrolifereavrebberosviato le ricerche sulle conseguenze dell’utilizzo deicombustibili fossilinei confronti delriscaldamento globale. Il primo documento sulla correlazione tra climate change e incremento di CO2 nell’atmosfera sarebbe statoconsegnato al presidente americanoLyndon B. Johnsongià nel1965. Successivamente gli scienziati della compagnia petroliferaExxonhanno dimostrato ilrapporto negativo trafossili e climama, stando all’indagine giornalistica,queste informazioni sono state occultate. Da questo quadro a tinte fosche appare evidente che se il lavoro sullasensibilizzazione climaticafosse iniziato 60 anni fa, sulla scia di quei dati a disposizione, lapolitica internazionaleavrebbe potuto (forse)ridurre per tempo sia l’utilizzo del petrolio, del gas e del carboneche, più in generale, l’avvento del global warming. Nel frattempo, si è tenuta la prima udienza della causa “climatica” civile (intentata il 9 maggio 2023) con cuiReCommoneGreenpeace Italiaportano a processoEni, citata in tribunale per i danni “cagionati e futuri” derivanti dai cambiamenti climatici a cui avrebbe contribuito investendo nei combustibili fossili. Le due organizzazioni, sostenute da realtà comeLegambienteeFridays For Future Italia,aggiungono ora un’accusa in più: “Enisceglie come consulente chi ha negato il riscaldamento globale per difendersi dalla causa climatica che la vede a processo”. Se a monte gli ambientalisti parlano di una “giusta causa”, la multinazionale l’ha definita “falsa” e ha risposto con un’accusaper diffamazione l’estate scorsa.