Italia: cresce la crisi abitativa, ma più di 10 milioni di case sono sfitte

Italia: cresce la crisi abitativa, ma più di 10 milioni di case sono sfitte

 

InItaliaci sono circa10,7 milioni di abitazioni sfitte su 36 milioni censite,un numero chesecondo l’Istatè destinato a crescere di fronte al calo di natalità. Tuttavia il disagio abitativo nel Paese è in aumento:nel 2022 sono stati emessi 42.000 provvedimenti di sfrattoe circa150 famiglieogni giorno continuano aperdere la casa, spesso senza che ci sia un intervento pubblico di presa in carico delle loro fragili condizioni economiche, sociali e sanitarie. Lo scorso anno la Cgil ha denunciato unaumento degli sfratti per morosità, saliti a 34.000,e una forte crescita degli sfratti pernecessità del locatore (+75,9%) e per finita locazione (+22,4%).Si tratta di altri 8.000 sfratti in un anno che in molti casi hanno permesso ai proprietari di destinare gli immobili ad affitti brevi a scopo turistico, più redditizi rispetto agliaffittiche pagherebbero i residenti con un contratto di locazione. A essere più colpite, sono le890.000 famiglie in affitto che vivono in una condizione di povertà assoluta,ovvero coloro che non possono sostenere spese minime quotidiane, a cui si aggiungono altre 650.000 nuclei con redditi bassi che sono in attesa di ricevere una casa popolare a canone sociale. Senza contare i quasi240.000 studenti universitari,nella maggior parte dei casi fuori sede, in grave difficoltà a pagare l’affitto di una stanza. Tra le forme di sostegno pubbliche attive per garantire un tetto a chi ne ha bisogno, l’assegnazione dellecase popolari a livello nazionalefatica a compensare il numero di richieste. Nelrapporto annuale sull’emergenza abitativa in Italiarealizzato da Cgil, Sindacato Nazionale Unitario Inquilini e Assegnatari (Sunia) e l’Unione degli universitari (Udu), si osserva che“l’edilizia residenziale pubblica è insufficientea rispondere alla domanda abitativa delle famiglie più disagiate: la percentuale di alloggi assegnati in rapporto alle richieste presentate presso i Comuni è mediamente inferiore al 5%”. Se i dati mostrano che l’incremento delle richieste di sfratto è aumentato in modo trasversale da Nord a Sud, il numero di case vuote riguarda soprattutto ilMezzogiorno, dove il36% degli alloggi non è abitato.A livello comunale, le rilevazioni Istat risalgono al 2019 e mostrano che (tra le città più grandi del Paese) a Roma era inabitato l’11,5% delle abitazioni, a Milano l’11,9%, a Bologna il 12%, a Torino il 18% e a Napoli il 20,3%. In alcuni casi i cittadini si sono fatti avanti. Oltre alla petizione di iniziativa popolarePer il diritto all’abitarepromossa dalSunia, che chiede maggiori fondi per il sostegno all’affitto e una regolamentazione del mercato degli affitti brevi, in alcune città gli abitanti hanno dato vita acampagne che propongono la restituzione ai Comuni di alloggi inutilizzatiper garantire il diritto all’abitare. È il caso della campagnaSenza casa non c’è salutelanciata a Roma nel 2021 da alcuni movimenti e sindacati per ​​limitare gli sfratti, favorire il riuso del patrimonio edilizio già costruito e tassare gli alloggi non abitati. O della più recente campagna nata a TorinoVuoti a rendere, sostenuta da un coordinamento di cittadini e organizzazioni sindacali, ambientaliste e universitarie tra le altre, che vedono nella lotta allo sfitto una leva per aumentare il numero di alloggi disponibili in città introducendonuove tutele per il diritto alla casa.