Julian Assange, il Robin Hood che rubava (le informazioni) ai potenti

 

Se c’è una cosa che mi fa arrabbiare è quando noi grandi facciamo il contrario di quello che chiediamo di fare a voi piccoli. Quando passiamo le giornate a fare i genitori col vocione e poi, tra adulti,premiamo i bugiardi e puniamo chi dice la verità. Martedì e mercoledì si è tenuto un importantissimoprocesso a Londra. L’accusato è un giornalista australiano che si chiamaJulian Assangeed èaccusato proprio di aver detto la verità. Julian Assange è stato un hacker, cioè un informatico molto bravo che riesce a intrufolarsi nei computer degli altri e a sottrarre le informazioni che ci sono dentro. Assange non è un ladro qualunque ma quello che si chiama un“hacker etico”ed èconvinto che i governi dei vari Paesi controllino le informazioni-cioè il modo di raccontare le cose- e nascondano grosse fette di verità. Con i suoi furti virtuali, Assangeè una specie di Robin Hoodche ruba le informazioni che i potenti vorrebbero nascondere e le rivela ai cittadini, rendendo i potenti un po’ meno potenti e i cittadini un po’ meno ignari. Julian Assange non lavora da solo: proprio come Robin Hood coi i suoi compagni nascosti nella foresta di Sherwood, può contare su un’organizzazione di informatici come lui. Quest’organizzazione si chiamaWikiLeaks. Tra il 2010 e il 2011, Julian Assange e Wikileakshanno pubblicato 700.000 documenti top secrete rivelato al mondo delle informazioni gravissime. Hannodimostrato che gli Stati Uniti e i loro alleati si erano macchiati di orribilicrimini di guerrain Iraq e inAfghanistane che facevano del male ai prigionieri incarcerati a Guantanamo. A trasmettere questi documenti segretissimi a Julian Assange è stata una soldatessa americana coraggiosa,Chelsea Manning. L’esercito l’ha accusata di tradimento e Chelseaè andata in prigione più volte, prima per aver fatto la spia e poi per essersi rifiutata di parlare male di WikiLeaks in tribunale. Da allora, il governo americano dà la caccia a Julian Assange.Nel 2010 è stato accusato in Svezia di aver fatto del male a due donne. I fatti non sono mai stati dimostrati ma, durante il processo, si trovava in libertà vigilata, a Londra. Vedendo che gli Stati Uniti non mollavano l’osso, è scappato di casa esi è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador, che lo ha accolto come un rifugiato politico, cioè qualcuno che viene perseguitato per le sue idee. È rimasto rinchiuso lì dentro per 7 lunghi anni, controllato e spiato dalla polizia inglese e dalla Cia americana. Nel 2019,il nuovo presidente dell’Ecuador, accusato proprio da WikiLeaks di non essere una persona onesta, ha autorizzato l’arresto di Assange, che da allora è rinchiuso in un carcere vero, in un’ala sicurissima riservata ai terroristi e ai grandi malfattori. Assange è il solo giornalista in Inghilterra a trovarsi in prigione. Il 2 marzo, si saprà se i giudici inglesi lo manderanno a scontare la sua pena negli Stati Uniti, il Paese che lo accusa di 18 crimini di spionaggio. Lì rischia 175 anni di carcere. Come sai, a parte le tartarughe giganti delle Seychelles, nessun essere umano vive così a lungo. Questo vorrebbe dire che, se fosse mandato negli Stati Uniti, Assange morirebbe in prigione. Il problema della condanna di Julian Assange è molto grande, e non riguarda solo lui.Assange non ha mentito, non ha inventato bugie. Le informazioni riservate che ha pubblicato sono tutte vere.Se fosse condannato, cosa penseranno i giornalisti che fanno proprio quello che fa lui, cioè raccogliere e raccontare informazioni vere? Avranno paura, troppa paura. Come potranno fare il loro lavoro e sentirsi al sicuro? È moltopericoloso pensare di vivere in un mondo in cui si viene puniti per dire la verità. È come vivere in una grande prigione… col rischio di finirci davvero, in una prigione. Come ha detto l’avvocato di Julian Assange: “Gli Stati Uniti vogliono essere contemporaneamente la vittima, il giudice e l’avvocato dell’accusa”. Ma, come dice un saggio proverbio giapponese: “Non si possono contemplare contemporaneamente la luna, la neve e i fiori”. Ora non ci resta che aspettare il 2 marzo esperare che la verità e la libertà di dirla vengano protette.Tu, intanto, non approfittarne per cominciare a dire le bugie. Anzi, se vedi un adulto che nasconde la verità, fai due cose che ti diciamo sempre di non fare: indicalo col dito e parla a voce alta, che ti sentano tutti.