#MeToo pubblicità: nel 62,7% dei casi non è stato preso alcun provvedimento

#MeToo pubblicità: nel 62,7% dei casi non è stato preso alcun provvedimento

 

Il caso diventato noto come il “#MeToo della pubblicità” è stato al centro delle cronache italiane a partire dall’estate del 2023. Lemolte testimonianze, pubblicate sui social e sui giornali, sono state fondamentali per fare luce su unproblema di molestie e violenzeche non tocca uno piccolo gruppo di persone. Dall’indagineVita ed esperienze delle donne al lavoro, pubblicata sul sito web dellaFondazione Libellula, si scopre cheil 55% delle donne in Italia, più di 1 su 2, ha vissuto una molestia, un episodio di discriminazione o è stata vittima di uno stereotiponel contesto lavorativo. La genesi del #MeToo pubblicitario Il primo caso, il 9 giugno 2023, emerge da un’intervista diMonica Rossi(pseudonimo su Facebook di una persona che lavora nel mondo dell’editoria),33 domande a Massimo Guastini, ex Presidente dell’Art Directors ClubItaliano. Guastini parla dimolestie nell’ambito delle agenzie pubblicitariee fa il nome diPasquale Diaferia, definendolo un «molestatore seriale»e soprattutto dicendo che non si tratta di un caso isolato: «Potrei parlarti di una famosa chat in cui diversi uomini catalogavano e davano voti al culo, chi alle tette, chi alle gambe di queste giovani stagiste che potevano essere le loro figlie». Dopo la pubblicazione dell’intervista, l’11 giugno sul sito web dell’Art Directors Club Italianoviene pubblicata unanotain cui “si comunica che il Consiglio Direttivo dell’ADCI all’unanimità in data mercoledì 7 giugno ha deliberato l’esclusione del socio Pasquale Diaferia da ADCI”. Il 22 giugno 2023 l’Art Directors Club Italianopubblica sul sito web un altrocomunicatoin cui “condanna con fermezza ogni forma di sessismo e comportamenti lesivi della dignità delle donne, e si impegna a promuovere presso tutti i soci un atteggiamento ditolleranza zero verso pratiche che ci lasciano inorriditi e sgomenticome quelle riportate nelle notizie di questi giorni”. Nonostante queste dichiarazioni, da quel momento molte persone iniziano, tramite i social network, adenunciare numerosi episodi di molestie e comportamenti violenti all’interno delle agenzie di comunicazione. La nascita diRe:B – The answer will be bold Ilmanifesto del collettivoRe:Bviene pubblicato il30 giugno 2023e recita: “Siamo una risposta necessaria, collettiva e forte a un sistema che non ci rappresenta. Siamo in tantə, dovremmo essere tuttə. Siamo stanchə di abbassare la voce e più determinatə che mai a cambiare le cose. […] siamo pubblicitariə, vittime e alleatə, unitə contro un sistema che resiste a un cambiamento essenziale.È tempo che la cultura tossica, discriminatoria e sessista venga sradicata dall’interno”. Il collettivo fondato daTania Loschi, Giulia Mandalà, Sara Rruga Dervishi, Linda Codognesi e Zahra Abdullahicrea così unospazio sicuro per condividere gli episodi di molestie all’interno delle agenzie pubblicitarieattivando diversi canali di supporto cheproteggono l’anonimato(Telegram, Instagram e un form anonimo online) e fornendo anchesostegno legale gratuito“per garantire il miglior supporto in caso di denuncia per molestie e abusi nelle agenzie di comunicazione”. In meno di un mese, il 14 luglio 2023, il collettivo raccoglieun migliaio di testimonianzedi molestie e abusi fisici, verbali e psicologici nell’ambito lavorativo. Le testimonianze parlano di200 entità coinvolte, tra agenzie e singoli molestatoriepartono dal 1989 fino ad arrivare al 2023,9 segnalazioni su 10 riguardano le donne,principali vittime di questa cultura violenta, eil 5% delle molestie denunciate sono state a danno della comunità Lgbtq+. Le città più coinvolte sono Milano, Roma, Torino e Bologna e, dai dati resi noti, si evince che gli abusi non avvengono solo all’interno delle agenzie di comunicazione ma anche nelle scuole di settore, dove spesso i docenti sono professionisti che lavorano all’interno delle agenzie stesse. La questione legata alle chat emerge anche da questa prima indagine:in almeno 10 agenzie è stata segnalata la presenza di una chat di soli uomini in cui “commentare e sessualizzare le colleghe”. Il nuovo report diRe:B,Era solo una battuta Ilnuovo report, pubblicato a gennaio 2024 è il risultato di un sondaggio sviluppato e distribuito dal collettivo nel corso dell’autunno del 2023. I dati raccolti dal collettivo sono stati comparati con quelli nazionali per avere un metro di paragone. “Per quanto riguarda lemolestie fisichei dati sono tutto sommato comparabili, ma il quadro peggiora sensibilmente nell’ambito delle molestie verbali”, si legge nel report. “L’obiettivo con il quale è stata strutturata la raccolta dei dati era quello disuperare una visione puramente quantitativa realizzata in una prima mappatura(che potete trovare pubblicata sul profilo Instagram diRe:B) ma diimplementare una visione qualitativa delle molestie, quali azioni vi rientrano e quali conseguenze portano alle vittime e al settore pubblicitario italiano.Il report è basato su un campione di 149 persone, non rappresentativo dell’industry,ma che permette comunque di raggiungere l’obiettivo di offrire una fotografia più nitida e profonda diquanto avviene nel settore della comunicazione. Le risposte sono state raccolte durante il periodo settembre – ottobre 2023”. I risultati hanno confermato che “nonostante ci sia una naturale richiesta da parte dei clienti di sviluppare messaggi focalizzati sulla D&I,le agenzie oggi non sono ancora luoghi aperti allaDiversity and Inclusion. Il potere dell’industria sembra disfarsi su sé stesso in dinamiche che hanno poco a che fare con l’età o il genere in sé, ma che si trasforma in un disagio che trova sfogo su chi viene naturalmente considerato inferiore: donne e minoranze”. Il 77,9%delle persone che hanno risposto alla survey ha dichiarato di essere statavittima di scherno o commenti non richiesti all’interno di un’agenzia. L’oggetto dei commenti riguardava nel 62,1% dei casi l’aspetto fisico, nel 57,8% leperformance lavorative, nel 41,4% lasessualitàe nel 16,4% lasalute mentale. “Questo tipo di molestie verbali avviene secondo unpatternmolto preciso: chi ha unasenioritypiù alta prende di mira colleghə disenioritypiù bassa. Peggio per il 26,2% che ha dichiarato di essere statə vittimə dicontatti fisici non richiesti all’interno di un’agenzia. Anche in questo caso i dati ci confermano ilpatternper il quale chi subisce ha unasenioritypiù bassa di chi molesta”. Come il problema viene trattato nelle agenzie Il 65,5% delle persone che ha risposto alla survey dichiara che l’agenzia dove lavora ha un dipartimento che si occupa di risorse umane: di questi,il 23,6% ha chiesto l’intervento del dipartimento segnalando episodi di molestie fisiche o verbali,mentre nel 17,8% dei casi questa figura non era prevista nella struttura o comunque non avrebbe avuto un impatto positivo in quella situazione. A chi ha segnalato episodi di molestie fisiche o verbali, i responsabili delle risorse umane hanno:ignorato la segnalazione(nel 40,5% dei casi),colpevolizzato(13,5%),ridicolizzato(10,8%) la vittima. Soloil 18,9% ha dichiarato di essere stato ascoltato, mentrenessunə si è sentito protettodalle risorse umane in casi di denuncia di molestie.Per l’87,9% del campione l’intervento non è stato risolutivo. “Quello che viene chiamato il#MeToo delle agenzie pubblicitarieè iniziato a giugno 2023. Nonostante le centinaia di testimonianze raccolte sia online che offline e l’interesse della stampa nazionale,nel 62,7% delle agenzie in cui lavorano le persone che hanno risposto alla survey non è stato fatto alcun tipo di intervento.Solo il 37,4% delle agenzie ha attuato dei provvedimenti una volta ricevute le segnalazioni. Tra i provvedimenti è stato conteggiato anche il semplice invio di una mail generica da parte di HR o board”. In Italia è un percorso in salita Re:B,in un postcondivisoda Tania Loschi, ricorda che in Italia, nonostante le centinaia di testimonianze raccolte “i responsabili sono ancora in silenzio.Quasi tutti i protagonisti occupano ancora il loro posto nelle stesse agenzie dove hanno abusato e molestato. Il nostro settore pensa che sia sufficiente qualche ora di ‘formazione’ online, o una mail di finta comprensione del problema, a cui non succede però nessuna azione concreta. Inoltre, pretendono da noi la denuncia di comportamenti abusivi su piattaforme aziendali, gestite dalle stesse persone che non hanno ancora punito i colpevoli.A chi dice che il cambiamento non è possibile, rispondiamo: non solo è possibile, ma è già iniziato. In Francia, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, le vittime sono state ascoltate, le risposte sono state tempestive”. Giulia Mandalà,Re:B: «In nessuna delle testimonianze che abbiamo raccolto si sia mai parlato di sindacati» La Svoltaha chiesto aGiulia Mandalà, co-founder e responsabile serviziRe:B,se i sindacati abbiano un ruolo di presenza attivaall’interno delle agenzie di comunicazione. «Penso sia sintomatico chein nessuna delle testimonianze che abbiamo raccolto si sia mai parlato di sindacati,tant’è che è un aspetto che non abbiamo nemmeno approfondito nel report. Non abbiamo quindi dati ufficiali ma la sensazione è sicuramente chei sindacati siano fuori dal sistema delle agenzie di comunicazione. ComeRe:Bsiamo statə contattatə a giugno dalSindacato delle lavoratrici e dei lavoratori della comunicazionedella Cgil di Roma in quanto volevano invitarci a prendere parte a un panel sulle politiche di genere. Abbiamo declinato l’invito fintanto che non ci sarebbe stata un’azione effettiva del sindacato nel settore». Sui prossimi passi del collettivo, Mandalà spiega: «Oggistiamo lavorando per diventare a tutti gli effetti un’associazione. Questo, oltre a rendere più semplice la partecipazione alle attività del gruppo, e quindi anche ad aumentare il numero di attività realizzabili,ci permetterà di essere al fianco di chi denuncerà, non solo nella parte di supporto legale ma anche in tribunale come parte civile. Stiamo ovviamente proseguendo anche nelle attività di denuncia, collaborando con alcunə giornalistə per proseguire il lavoro di inchiesta iniziato a settembre».