El Salvador: alla scoperta della gestione sostenibile e partecipativa degli ecosistemi

El Salvador: alla scoperta della gestione sostenibile e partecipativa degli ecosistemi

 

Fine gennaio,Suchitoto, piccolo municipio nel cuore delcentro America, e più precisamente nel centro diEl Salvador. Spira unvento anomaloper questo periodo. Un vento forte, che rende il cielo terso e di un azzurro profondo. Dalmiradorla vista sul lago del Serron Grande è splendida. La sera è fresca, bisogna coprirsi. E il mattino partiamo con17 gradiquandoin questo periodo dell’anno dovrebbero essercene molti di più. Raul Ghevara(che cognome impegnativo) lavora perIscos, la Ong legata allaCisl, che porta avanti progetti con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Raul è il nostro accompagnatore, collabora con il Ministero dell’ambiente. Ci racconta, durante il trasferimento verso la zona umida di Senshupeteque, che in questo periododovrebbero esserci le piogge che favoriscono la fioritura del caffè. E il vento che ci accompagna da qualche giorno spira di solito tra ottobre e dicembre. È ilcambiamento climatico. Lacrisi idricaè un problema importante anche nel municipio di Suchitoto, nonostante si affacci sul lago del Serron Grande, che qui chiamanoSuchitlan. Il lago soffre anche diinquinamento da mercurioche entra nella catena alimentare e arriva sui banchi dei mercati con il pescato, ma le piccole comunità locali che si affacciano sulle sue rivenon possono fare altro che continuare la pesca e l’allevamento dei tilapia, una delle risorse principali di questa zona. Inoltre, gli sforzi messi in atto daIscosinsieme alla società civile e alle associazioni locali per trovare unequilibrio tra salvaguardia degli ecosistemi ed economia sostenibilesi scontrano con losversamento di rifiuti che arriva dalla Capitale attraverso il rio Lempa. Plastiche e rifiuti di ogni genere arrivano nel lago. Ma ci sono anche semi di positività. Nel nostro viaggio in terra salvadoregna stiamo incontrandouna ventina di ragazze e ragazzi, giovani fra i 15 e i 30 anni, provenienti da alcune delle sette zone umide e protette del Paese per provare a raccontarne le storie. Due giorni intensivi di aula tutti insieme per conoscersi, nella piccola cittadina San Vincente, posta ai piedi dell’omonimo vulcano chiamato in nahuatl (lingua locale) Chinchontepec o Montagna dei due seni, per la sua tipica conformazione. Quattro giorni di lavoro sul campo nei rispettivi municipi, armati diaction cam, smartphone e microfono, perprovare a raccontare le criticità e le potenzialità ambientali di un Paese uscito da una guerra cruenta, passato attraverso ilfenomeno dellemarasopandilla, le gang giovanili che hanno terrorizzato per anni il Paese, erepresse con pugno duro negli ultimi anni dal Governo presieduto dal PresidenteNayib Bukele. Il nostro viaggio è coinciso con leelezioni presidenziali del 4 di febbraioche hanno visto la netta supremazia erielezione del presidente in carica, conoltre il 70% delle preferenze. Abbiamo avuto anche la possibilità di andare e fare delle domande a un seggio. Tutto tranquillo, ma la piazza è in fermento. Un gruppo di anziani seduti su un marciapiede attira la nostra attenzione. Uno di loro ci ha detto: «Fate pure le riprese e le foto, siamo in una democrazia, quindi potete fare quello che volete». Subito dopo, però, ci ha chiamato vicino a lui per raccontare un’altra verità: «Il nostro presidente vince facile perché si è chiuso dentro la scatola della sicurezza. Ma la scuola? Non esiste. Gli ospedali? Non esistono. Il lavoro? Non esiste…». Il presidente Bukele, durante il suo primo mandato,ha di fatto debellato il fenomeno dellepandillache tenevano in ostaggio il Paese.Ha fatto incarcerare, approfittando anche delle misure straordinarie nei due anni della pandemia,oltre70.000 giovani, ma con sistemi molto arbitrari,senza processi, costruendo nuove carceri per contenere questa massa di persone. Le associazioni che si occupano di diritti umani parlanoalmeno di 5.000/6.000 giovani innocenti, finiti in carcere senza motivo e senza alcuna tutela. Ha ricevuto numerose critiche da parte di organizzazioni internazionali, comeAmnesty InternationaleHuman Rights Watch, per leviolazioni dei diritti umani e per l’uso dello stato di emergenza, prorogato per almeno 16 volte da quando è al potere. Il Paese era conosciuto come “capitale mondiale degli omicidi” fino a qualche anno fa, proprio per gli scontri tra Stato e gang criminali quali laMara Salvatruchae ilBarrio 18. Ma il senso di sicurezza per le strade è ritornato. Nel 2020, gli omicidi quotidiani sono crollati da 9 a 5, e nel 2021 addirittura a 3.Il 2022 ha chiuso come l’anno meno violento della storia recente del Paese, con “solo” 495 morti violente, per un tasso di 7,8 omicidi ogni 100.000 abitanti. La conferma di questosenso di sicurezzala percepiamo anche noi.Enrico Garbellini, che ha vissuto in Salvador per molto tempo ed è il responsabile del progetto, dice che fino allo scorso anno la sera non si vedeva nessuno in giro, nemmeno a Suchitoto. Tutti chiusi in casa dopo il tramonto. Noi in questo nostro viaggio siamo rientrati tranquillamente a piedi quasi ogni sera al nostro albergo e la piazza principale pullulava di gente intenta a prendere un gelato o fare due chiacchiere su una panchina. Fra i ragazzi che partecipano al corso alcuni sono già attivi nel campo dellapromozione del territorioe lo raccontano attraverso i social. Uno di questi èPablito, che rincontriamo a Sesuntepeque. Ha una gran voglia di fare e una simpatia contagiosa. Ci aveva già raccontato a San Vincente che i suoi profili social hanno più di 10.000 follower e alcuni sui video raggiungono migliaia di visualizzazioni. Nel gruppo, insieme a lui, ci sonoAngelaeHector. Angela aiuta Pablito nella gestione delle sue pagine social, mentre Hector lavora nell’alcaldia, il municipio. Il viaggio prosegue nelle zone umide, gliHumedal, come li chiamano qui. Con Pablito, Angela e Hector ci inoltriamo nella unidad del 5 di Novembre, dove c’è l’omonimo lago. Ci accoglie una famiglia di pescatori e ci offrono il pranzo. Riso, carne e tortillas. Per finire, una sorta di frullato di frutta molto cremoso, di un frutto che loro chiamano pigna, che in spagnolo significa ananas, ma che non ha nulla a che fare con quella che conosciamo. Lupita e suo marito Rigoberto ci raccontano dei grossiproblemi legati alla pesca. Oltre all’inquinamento classico, da un po’ di annila piaga sono le specie non autoctone: patochancho, i cormorani, le tartarughe, le carpe giganti e non ultime le ninfee. Sono problemi che riscontriamo anche nei giorni successivi, visitando lazona di El Paraisoe illago di Suchitoto,doveabbiamo effettuato un giro su una lancia della cooperativa. La presenza dei cormorani che interferiscono con la pesca è davvero ingombrante, ma gli uccelli sono anche un’attrazione per i turistiche arrivano qui nel fine settimana dalla Capitale San Salvador per togliersi dal traffico caotico della città. Con noi c’è ancheJuan José, che vive nella comunità di San José Palo Grande, a circa 10 km dal centro abitato della città di Suchitoto. Questo piccolo centro si raggiunge con 7 km di strade asfaltate e 3 km di sterrato e pietre. Juan è appassionato difotografiae la utilizza comemezzo per sensibilizzare alla conservazione dell’ambiente. È una guida dibirdwatchinge turismo comunitario rurale, ma si dedica anche alaboratori di educazione ambientale rivolti a bambini e ragazzinelle scuole e nelle comunità di Suchitoto. Due anni fa ha aderito a un’iniziativa comunitaria sulbirdwatchinge sul turismo rurale insieme a Manuel, un giovane della comunità Sitio Zapotal, sempre di Suchitoto, e guida turistica nazionale. I due hanno dato vita all’iniziativa dibirdwatchinge turismo rurale chiamataBirding in Suchitotoche ha unapproccio turistico sostenibile, rispettoso dell’ambiente eparte dei profitti sono destinati a lavori di conservazione ambientale. La fotografia è uno strumento che serve anche per renderevisibili alcuni dei problemi ambientali nei luoghi in cui lavorano, primo fra tutti l’inquinamento da plastiche. Da settembre del 2022, l’Istituto sindacale italiano per la cooperazione allo sviluppopartecipa a un progetto per lagestione sostenibile del corridoio idrico del fiume Lempa, che fornisce servizi idrici a una percentuale significativa della popolazione di El Salvador. Il progettoLempa Vivopromuove l’importanza della conservazione, del ripristino e dell’uso sostenibile dei servizi eco-sistemici generati dal fiume Lempa e dalle quattro zone umide del complesso lagunare del Lago Güija, unico bacino naturale. Tutte le altre zone umide sono state create con la costruzione delle dighe lungo il fiume Lempa. Molti sono gli attori istituzionali intorno a questo progetto come il Ministero dell’Ambiente e delle Risorse naturali, il Fondo per gli investimenti ambientali di El Salvador, il Corpo dei Vigili del Fuoco, le Unità Ambientali Comunali e diFundesyram, una Ong specializzata in agroecologia, e alcune università quali l’Università di El Salvador, l’Università Luterana Salvadoregna, l’Università Monsignor Oscar Arnulfo Romero. «Tutte le azioni per recuperare il bacino del fiume Lempa sono importanti e, in questo senso, il progettoLempa Vivosi traduce in azioni concrete che favoriscono la sostenibilità delle risorse naturali di questo bacino – affermaMiguel Ángel Hernández Martínez, coordinatore della Facoltà di Geologia e Ingegneria dell’Università di El Salvador – È necessario uno sforzo enorme per recuperare le risorse naturali e, in questo senso,Iscosè da molti anni un prezioso partner di sviluppo nelle questioni ambientali». Lempa Vivopromuove inoltre loscambio di esperienze tra le quattro zone umide per promuovere le migliori pratiche in tutti i territori, nonché percondividere conoscenze sul funzionamento dei rispettivi comitati locali che offrono consulenza in ciascun territorio. I sistemi idrici di Suchitoto hanno una buona struttura organizzativa e offrono un servizio di acqua potabile di qualità. Tuttavia, a Metapán, dove i sistemi idrici sono di proprietà privata, si osserva un indebolimento della capacità di gestione rispetto a Cerrón Grande: «Ci troviamo anche di fronte al grande problema della laguna di Metapán, che una volta era un bellissimo lago profondo 5,7 metri e ora misura appena 1,3 metri, è praticamente estinto. Speriamo che questo progetto ci rafforzi da questo punto di vista», diceNahún González, tecnico del Metapán unità ambientale. Intorno ai bacini lacustri sono state anche avviate120 unità produttive familiari. Queste famiglie hanno ricevutoun ettaro di terra ciascunaper garantire la propriasicurezza alimentare, producendo cibo in modo diversificato e agro-ecologico. Tanti piccoli segnali positivi per un Paese che vuole scrollarsi di dosso uno scomodo passato, guardando al futuro, attraverso le giovani generazioni.