India: le proteste degli agricoltori infiammano il Paese

 

L’agricolturaè una questione italiana, europea, internazionale. Anchel’Indiaè alle prese con le sueproteste dei trattori: lì i forti malumori deicoltivatorisi stanno facendo sentire al punto che la polizia ieri ha sparato gas lacrimogeni su di loro e ha utilizzato i manganelli, gli idranti e i droni. Ci sono stati dei feriti tra i manifestanti, che in alcuni casi hanno risposto con lanci di pietre contro gli agenti. Decine di migliaia di contadini infatti erano diretti versoNew Delhi,con camion e mezzi agricoli. Hanno la ferma intenzione di ottenere dalle istituzioniun prezzo minimo garantitoper valorizzare i propri raccolti e per proteggere i prodotti, in seguito ai fallimenti delle trattative portate avanti con il governo, guidato dal primo ministroNarendra Modi. L’altra richiesta riguarda la cancellazione dei loro debiti e dei prestiti e magari il raddoppio del loro reddito. Il teatro degli scontri è stato quindiAmbala, a 200 chilometri a nord della capitale. Le forze di sicurezza indiane avevano preparato barriere in acciaio, cemento, chiodi e filo spinato sia in quella zona sia nelle strade circostanti che comunicano con i vicini stati delPunjab, considerato il granaio del Paese, dell’Haryanae dell’Uttar Pradesh. I conseguenti disagi al traffico e alla circolazione sono stati notevoli. L’obiettivo della polizia era bloccare i punti di accesso e fermare l’avanzata della mobilitazione. Le cronache parlano didiverse persone arrestate, perché cercavano di oltrepassare le barricate. Randeep Surjewala, un deputato d’opposizione originario dello stato dell’Haryana, ha commentato i fatti di questi giorni dicendo cheil governodovrebbe ascoltarei coltivatoriinvece di sparargli contro. In India tra l’altro c’è un importante precedente storico, ancora fresco nella memoria nazionale, relativamente a “marce” di questa tipologia. Solo tre anni fa, il 26 gennaio 2021,gli agricoltorihanno sfondato i blocchi della polizia e hanno fatto il loro ingresso aNew Delhi, simbolicamente, durante la festa della repubblica. Era il risultato di mesi di contestazioni inerenti la liberalizzazione dei mercati agricoli. In quel contestole manifestazioni dei contadini, cominciate nel 2020, hanno avuto una durata di oltre un anno e si sono concluse nel novembre del 2021, con il ritiro delle discusse leggi sull’agricoltura. L’aspetto più allarmante di quel periodo è che nella repressione hanno perso la vita oltre settecento persone. Poi c’è il tema dei suicidi: ogni anno migliaia di agricoltori indiani si tolgono la vita per via della povertà, dei debiti e della perdita dei raccolti a causa deicambiamenti climatici. Tra gli elementi in comune con le proteste viste inItalia,Germaniae altri Paesi in queste settimane ci sono le accuse ai contadini di ospitare tra le proprie fila partiti politici – di certo si parla di 200 sigle sindacali coinvolte e scese in strada – e soprattutto l’orizzonte del voto. Se tuttal’Unione europeasi prepara a rinnovareilParlamentoa giugno,l’Indiaguarda con preoccupazione alle proprie elezioni di aprile:l’agricolturarappresenta tra il 15 e il 20% del Prodotto Interno Lordo e dà da vivere a due terzi degli 1,4 miliardi di abitanti totali. Il peso politico di questo settore dunque non può essere assolutamente ignorato. Il premierModipunta al suo terzo mandato consecutivo. Nel frattempo, attualmente, le autorità hanno vietato tutti i raduni pubblici con più di cinque persone aNew Delhie hanno interrotto il servizio internet in alcuni distretti dell’Haryana, per ostacolare le comunicazioni tra i manifestanti. Sembra che i coltivatori non abbiano intenzione di sospendere le loro mobilitazioni fino a quando non otterranno quanto richiedono. Unosciopero rurale generaleè stato annunciato per venerdì prossimo.

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