Space Economy: l’Italia è il terzo finanziatore dell’Agenzia Spaziale Europea

Dove saremo tra 1.000 anni? Quando si parla difuturo, questa è una delle domande più frequenti, ma a oggi il quesito non ha ancora una risposta definitiva; o meglio: la direzione non è per niente rassicurante. Ilcambiamento climaticosi è trasformato in una vera e propria crisi, la biodiversità è in pericolo, l’inquinamento è onnipresente. Fenomeni che, nonostante l’evidenza, continuano a esseresottovalutatie ignorati dalla maggior parte delle persone. A descriverlo, in questo caso, è il rapporto pubblicatosullaOecd iLibrary (Organisation for Economic Cooperation and Development)all’interno del quale si evidenziaquanto importante sia per il nostro futuro laSpace Economy. L’economia spaziale è una delle più promettenti traiettorie di sviluppo della stessa economia mondiale nei prossimi decenni. Una catena che, partendo dalla ricerca e dalla realizzazione delleinfrastrutture spaziali, arriva fino alla creazione di prodotti e servizi innovativi, come la navigazione, il posizionamento e ilmonitoraggio ambientale. Fantascienza? No, bensì la speranza di riuscire a riequilibrare la vita sulla Terra. Il settore, si legge nel rapporto, ha influito e continua a influire positivamente e con grandi risultati. Ma, per riuscire a compiere ulteriori passi, c’è bisogno di qualcosa in più. La crescita del settore spaziale, tra sfide e opportunità Negli ultimi 15 anni si è sperimentata una crescita esplosiva, con oltre1.000 satelliti lanciati annualmente, tanto che nel2022si è arrivati un totale di6.700 operativi in orbita(un dato che ha doppiato quello del 2020); complici gli eventi internazionali: dalla pandemia, per garantire connettività negli ospedali e nelle scuole, allaguerratra Russia-Ucraina. Questi fattori hanno portato alla consapevolezza dellanecessità di costruire una solida infrastruttura a banda larga,potente, in grado di raggiungere davvero chiunque per riuscire a fare la differenza in futuro. È importante, però, capire come questa ascesa sia guidata principalmente daattori commerciali,che rappresentano il78,6% dei satelliti attivi,seguiti da quelli militari e governativi (10,2%) e non governativi (8%). È quindi chiaro come sia iniziata una vera e propriacorsa per occupare lo Spazio e le sue risorse. La presenza più “intensa” di oggetti nel cosmo incide non solo sull’ambiente, ma anche sulla società e porta con sé significative conseguenze che richiedono una maggior attenzione. Sebbene leprevisioni a breve termine siano positive, grazie alla domanda governativa e alle attività commerciali, i dati storici mostrano una crescita disomogenea, con un aumento del 7% soltanto nel segmento delle apparecchiature utente tra il 2008 e il 2021. Le tendenze sulperiodo più lungo,invece, mostrano unadiminuzione complessiva degli stanziamenti pubbliciper laricerca e lo sviluppo (R&S) spazialerispetto anni ‘90. Inoltre si evidenzia un futuroincerto per le attività civili,mentrecresce l’interesse per quelle militari. In sintesi, il settore presenta sfide da trasformare in opportunità, con l’imperativa azione di considerare diversi fattori, inclusi gli impatti delle crisi globali, le dinamiche geopolitiche e l’evoluzione delle tecnologie. Le lacune occupazionali e il divario di genere Nello Spazio, la situazione a livello dicapitale umano non è delle migliorie diventa ancora più critica se si dà uno sguardo alla struttura interna. Secondo un’indagine inserita nel rapporto diOecd iLibrary,le donne sono ancora sottorappresentate nel mondo dell Space Economy, soprattutto nei settori scientifici e ingegneristici. Tuttavia, negliStati Unitisi può parlare di tendenza positiva, con un aumento in percentuale delleingegnere laureate, dal 14% al 19% tra il 2010 e il 2021. Sorprende ilRegno Unitodove il divario da colmare sembra esserepiù grande, anche in termini di percezione:il 47% delle donne non si sente a proprio agioin questo ambito, contro il 79% degli uomini, una discrepanza evidente nel mondo accademico e nelle imprese di piccole dimensioni. Inutile aggiungere, purtroppo, che la cosa non cambia in riferimento alla provenienzaetnica. Le minacce naturali e umane Un’altra grande sfida che laSpace Economydovrà sostenere è quella legata alrischio meteorologico nello Spazio:un’importante minaccia, soprattutto se pensiamo che oggi la capacità di prevedere alcuni fenomeni è ancora molto limitata. Per fare qualche esempio: il brillamento solare del 2006, che interruppe comunicazioni satellitari e i segnali Gps per 10 minuti; l’espulsione di massa coronale nel 2022 che causò il guasto di un satellite SpaceX; la tempesta geomagnetica del 1859 che in Nord America e in Europa disabilitò i sistemi telegrafici, così come quella canadese del 1989 che colpì la rete elettrica di Hydro Québec. L’essere umano, poi, fa la sua parte, posizionandosi spesso come un ostacolo. Leinfrastrutture, infatti, sono progettate per resistere alle condizioni esterne naturali, ma sonomeno difese contro gli “atti dolosi”,come quelli anti-satelliti ed elettronici che causano le interruzioni dei segnali satellitari.La guerra inUcraina,infatti, ha portato a diversiattacchi elettronici e informatici alleinfrastrutture. I detriti in orbita Infine, non va sottovalutata la crescentepericolosità dei detriti,una minaccia che ha catturato l’attenzione grazie ai25.000 oggetticatalogati dallaUS Space Force.E non si tratta solo di veicoli spaziali operativi e defunti, ma ancheframmenti generati da collisioni ed esplosioni in orbita, insieme a resti legati alle missioni, come glioggetti rilasciati durante il dispiegamento. La massa complessiva a bassa quota è notevole, con icorpi dei razzi che rappresentano quasi il 40% della massa totale. Il problema è proprio qui: i detriti terrestri sidecompongono naturalmente attraverso l’attrito atmosferico durante il rientro sulla Terra. Ma quelli situati inorbite geostazionarierichiedono strategie specifiche, come spostamenti in orbite “cimitero”, per evitare l’accumulo e il rischio di collisioni. La vita operativa dei satelliti varia notevolmente: quelli in orbite geostazionarie sono progettati per durare 15-20 anni, mentre quelli in orbite inferiori possono rimanere operativi solo per alcuni anni. Nonostante la regolamentazione imponga ai carichi utili di liberare la loro orbita entro 25 anni dalla fine delle operazioni, la presenza di diverse categorie didetriti e satelliticomplica il quadro. Affrontare con successo questa sfida richiede sforzi coordinati e strategie innovative per garantire lasostenibilitàe la sicurezza delle attività spaziali nel futuro dellaSpace Economy. La grande sorpresa italiana Tra tutte queste informazioni, emerge una sorprendente verità:l’Italia è il terzo principale finanziatore dell’Agenzia Spaziale Europea,posizionandosi subito dopo Francia e Germania. La sua lunga e significativa presenza si traduce in un bilancio istituzionale di1.391 milioni di dollari nel 2022, con una notevole crescita annua del 5,8% a partire dal 2015. Il Belpaese, inoltre, rientra tra i primi 10 richiedenti brevetti per tecnologie a livello globale e ha visto un crescere notevolmente la quota di richiedenti nel settore privato tra il 2006 – 2010 e il 2016 – 2020. Nell’ambito dell’assistenza ufficiale allo sviluppo sul campo, hainvestito 5 milioni di dollaritra il 2002 e il 2021 con focus suprotezione ambientaleegestione dei disastri.Ma non solo: l’Italia contribuisce anche in modo indiretto, attraverso le istituzioni europee (come l’Agenzia Spaziale Europea) e, a livello globale, con la Banca Mondiale.Guardando allaproduzione scientifica,infine, lo Stivale si distingue per i suoi risultati superiori rispetto alla media dei Paesi Ocse.