Adhd: perché crescono le diagnosi tra le donne?
Adhdè un termine che ci fa pensare immediatamente ai bambini, spesso maschi. Eppure, c’è un altro gruppo in cui le diagnosi stanno aumentando in modo sorprendente: ledonne adulte. Anche se iltasso di diagnosidel disturbo da deficit di attenzione e iperattività rimanemolto più basso per gli adulti che per i bambini(e il disturbo è più diffuso tra la popolazione maschile) lapercentuale di donne con nuova diagnositra i 23-29 e i 30-49 anni è quasi raddoppiata dal 2020 al 2022. A dimostrarlo èun’analisi effettuata dalla società di softwareEpic Systems, che ha analizzato quasi 4 milioni di cartelle cliniche negli Stati Uniti dal 2010 al 2022per capire come è cambiata laprescrizione di farmaci per l’Adhdnel tempo. Secondo la ricerca, anche se le donne che ricevono una diagnosi di Adhd siano meno dell’1%,il divario con gli uomini si è ridotto significativamente. Tra i fattori che potrebbero aver alimentato questo aumento ci sarebbero anchegli smartphone e la tecnologia, scrive ilWall Street Journal, che spiega come possano essere al contempo sia un facilitatore sia elementi di strategia dicoping. La costante distrazione dovuta ai social media, infatti, può esacerbare i sintomi dell’Adhd. Secondo uno studio pubblicato suNaturei social media, la televisione e i giochi aumentano i sintomi dell’Adhd negli adolescenti. Non solo:gli utenti frequenti dei social media hanno mostrato aumenti duraturi dei sintomi dell’Adhd, del comportamento impulsivo e del deterioramento del funzionamento cognitivo. Quando parliamo di Adhd e diagnosi femminili, però, c’è un altro importante aspetto che dobbiamo considerare. Già nel2021un articolo pubblicato suAdditudericordava che “l’Adhd non è un disturbo maschile, magli uomini e i ragazzi vengono diagnosticati molto più comunemente rispetto alle donne e alle ragazze. Perché? Stereotipi persistenti, bias di riferimento, sintomi interiorizzati, aspettative sul ruolo di genere, comorbilità e fluttuazioni ormonali complicano la presentazione dell’Adhd nelle donne”. Da un lato, le diagnosi sarebbero sottorappresentate perché i sintomi sarebberopiù difficili da riconoscere, perché non si presentano in modi diversi rispetto ai pazienti maschi: nelle donne il disturbo si manifesta più spesso sotto forma didisattenzione, mamolti medici hanno maggiore familiarità con le manifestazioni iperattive e dirompenti, più comuni negli uomini e nei ragazzi. Gli studi indicano che l’iperattività e l’impulsività, insieme ad altri sintomi esternalizzanti (come problemi di condotta) sono forti predittori della diagnosi rispetto ad altre presentazioni di Adhd. Dall’altro, sono anchestereotipiebias di generea generare questo storico gap. Anche unostudiopubblicato suBMC Psychiatryconfermava che “esistono prove che suggeriscono che l’ampia discrepanza nel rapporto tra maschi e femmine con diagnosi di Adhd è dovuta, almeno in parte, allamancanza di riconoscimento e/o di pregiudizi di riferimento nelle donne. Gli studi suggeriscono che le donne con Adhd presentanodifferenze nel profilo dei sintomi, della comorbilità e del funzionamento associato rispetto ai maschi”. Questo non significa solo che le aspettative sul ruolo di genere possano complicare il quadro del disturbo da deficit di attenzione, perché ci si aspetta che le donne si occupino di un infinito elenco di occupazioni (il lavoro, la casa, se stesse, i figli, gli anziani…) che sono difficili da coordinare per chi soffre di Adhd. Significa soprattutto che, “nel cercare l’accettazione sociale, sono spesso determinate a soddisfarla, in genere mascherando sintomi e problemi”. Secondo le ricerche, quindi,le donne sono “altamente motivate” a nascondere i sintomi dell’Adhd e a compensarli. Per questo motivo, i soli sintomi osservabili sono spesso legati all’ansia o all’umore, il che può portare a unadiagnosi errata.