Dopo le proteste, l’Europa cerca il dialogo con gli agricoltori

 

Bruxellesfatica a placareleproteste degli agricoltori, che sono partite da Berlino con i blocchi stradali deitrattori, hanno toccato i confini dellaGermaniae rischiano di espandersi sempre di più al resto del Vecchio continente. Le mobilitazioni sono già arrivate in Francia e alParlamento Europeo, mentrele estreme destrehanno gioco facile ad alimentare il malcontento. In questo panorama polarizzato e ricco di tensioni,le istituzioni europeecercano di avviare un dialogo dichiaratamente “strategico”. L’Unione europeasupporta tutto il mondo dell’agricoltura. È il messaggio principale che voleva trasmettere la conferenza promossa ieri dalla presidente dellaCommissioneUrsula von der Leyen, con la partecipazione di molti delegati del settore tra associazioni di categoria, istituzioni finanziarie, organizzazioni non governative e università. “Ciò di cui l’agroalimentare in Europa ha bisogno è una prospettiva a lungo termine. Un modo prevedibile di procedere. Oggi lanciamo il nostro dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura. È giunto il momento di trovare un nuovo consenso”, ha dichiaratoVon der Leyen,“La nostraindustria agroalimentareha molti punti di forza. Dobbiamo costruire su di essi. Sono ansiosa di ascoltare le raccomandazioni del dialogo strategico sull’agricoltura. Possiamo così trovare, insieme, soluzioni comuni per il futuro dell’agricoltura in Europa”. Le parole della Presidentesono accompagnate da immagini di rito chela ritraggonoin occasione di questo summit con una trentina di addetti ai lavori e da alcuni video che mostrano il lavoro nei campi. L’intento di tutta questa comunicazione sembra proprio quello di promuovere l’operazione politica e il desiderio istituzionale di placare le acque, alla ricerca di un difficile equilibrio tra interessi economici, esigenze ecologiche e problemi sociali. Durante la conferenza,Von Der Leyensi è rivolta direttamente ai contadini, mostrando la volontà di tutelarli e spiegando che toccando il tema dei compensi, che devono essere adeguati. Sul piano strettamente istituzionale, ora l’orizzonte potrebbe essere la configurazione di unariforma della politica agricola comunema in un’ottica di lungo respiro, che guardi al bilancio europeo 2028-2034. Poi peròc’è il punto di vista politico, perché incombono le elezioni che a giugno rinnoveranno l’Europarlamento. Esponenti di partiti di estrema destra in questo periodo hanno presenziato alle cosiddette “proteste dei trattori”, con l’intenzione di raccogliere consensi. D’altra parte, inGermania, i coltivatori sono scesi in piazza soprattutto per contestare alcuni puntigreendel piano di austerità del governo, dalla riduzione dei sussidi energetici al costo del gasolio fino al termine delle esenzioni fiscali per i macchinari agricoli. Si tratta di nodi che in maniera similare preoccupano i produttori di altri Paesi vicini, tra cuil’Italia, la Francia e anchel’Olanda, da cui in realtà le proteste sono partite originariamente. Da un lato, quindi, ci sonoi contadiniarrabbiati e sfiduciati che lottano per essere competitivi e non soccombere al cospetto delle importazioni – tra cui quelle particolarmente convenienti di grano ucraino -, per contrastarel’inflazionee per fronteggiare gli eventi estremi legati aicambiamenti climatici. Dall’altro è sempre più viva la necessità di ridurrele emissioni di carbonio, che vedel’agricolturatra i maggiori responsabili, e di preservarela biodiversità dell’ambiente. Il dibattito è solo all’inizio.