Per il 27% della popolazione mondiale il rischio di una catastrofe è elevato

Disinformazione,fenomeni meteorologici estremi, riscaldamento globale econflittiinternazionali.IlGlobal Risks Report 2024, il nuovo rapporto pubblicato dalWorld Economic Forum, individua i 10 rischi più gravi che ci troveremo a dover affrontare a breve e medio termine, rispettivamente nei prossimi 2 e 10 anni. E ancora: i cambiamentitecnologicirapidissimi, leincertezze economiche,la polarizzazione politica sempre più accentuata, lemigrazionie il collasso degli ecosistemi. In un quadro così frammentatoil peggioramento delle prospettive globaliè una possibilità più che concreta. Il2023, come noto, è stato caratterizzato da guerre. Il conflitto traHamase Israeleha monopolizzato l’attenzione mediatica nell’ultima parte dell’anno (per il resto dominato dalla guerra traUcraina e Russia), ma non bisogna dimenticare ilSudan. Alla vulnerabilità e alla fragilità delle persone coinvolte nel conflitto, si aggiungonoulteriori pressioni esterne, causate per esempio dal caldo record, dalla siccità, dagli incendi e dalle inondazioni. Dove c’è meno violenza, si registra comunque un elevatomalcontento socialepopolare che crea polarizzazione, proteste piuttosto decise e scioperi, se non rivolte. Uno degli ultimi esempi ha avuto inizio a dicembre, per poi dilungarsi fino a gennaio: èlamobilitazione dei trattori che ha bloccato la Germania, solitamente simbolo di efficienza occidentale. Così, mentre il nuovo anno avanza un po’ titubante, i risultati delThe Global Risks Perception Survey (GRPS) 2023-2024evidenziano una prospettiva prevalentemente negativa per il mondo entro 2 anni, che dovrebbe ulteriormente peggiorare nel prossimo decennio. Il 54% degli intervistati, a settembre, ha previsto una certa instabilità eun rischio moderato di catastrofi globali, mentre un altro 30% si aspetta condizioni più “turbolente”. Le prospettive diventano nettamente più negative sull’orizzonte temporale di 10 anni, con quasi due terzi delle persone che optano perunoutlook“tempestoso o turbolento”. La top 10 dei rischinei prossimi 2 anni vede in vettala disinformazione, seguita daifenomeni meteorologici estremiche balzano in prima posizione tra i pericoli più temuti nei prossimi 10 anni. La polarizzazione della società, la cyber insicurezza e i conflitti armati chiudonola top 5 del biennio, mentre la graduatoria del decennio prosegue contemi ambientalicome i cambiamenti critici dei sistemi della Terra, la perdita dibiodiversitàe il collasso degli ecosistemi, oltre alla mancanza di risorse naturali, con la disinformazione al quinto posto. Dal report, quindi, emergonole differenze nella percezione del rischiotra i diversi Paesi analizzati, più di 100. La domanda principale era: “Quali sono i 5 rischi che con maggiore probabilità rappresenteranno la minaccia più grande per il vostro Paese nei prossimi 2 anni?”. L’India, al voto in primavera con il premier Narendra Modi che cerca il terzo mandato consecutivo, mette al primo postola disinformazione e lamisinformation, ovvero la divulgazione di contenuti non veritieri che non presuppone intenti malevoli a monte. Lo stesso tema scivola invece alla sesta posizione nella scala di priorità degliStati Uniti, che a novembre voteranno per il nuovo presidente americano, e all’ottava perl’Unione europeache a giugno rinnoverà il Parlamento. Il pericolo di crisi economica, invece, copre quasi trasversalmente tutte le Americhe, si riflette sull’Oceania; è abbastanza diffuso anche nel Vecchio Continente. Dal punto di vista del lavoro,ladisoccupazionein generale ela carenza di manodoperasono problemi molto sentiti nei piccoli Paesi, come Bosnia Erzegovina, Sri Lanka, Bahrain, Angola e Nepal ma, a sorpresa, anche in Spagna. El’Italia? Il rischio maggiormente percepito nel nostro Paese è quello dellacrisi economica, seguito dalle preoccupazioni per eventuali carenze diapprovvigionamento energetico, forse alimentate dai risvolti dellaguerra tra Russia e Ucrainache negli scorsi mesi hanno portato anche a un picco delle spese per le bollette. Gli eventi meteo estremisono in terza posizione, accompagnati daiconflitti armatiinterstatali e dal fallimento dell’adattamento alcambiamento climatico: come si vede, gli argomenti ambientali sono centrali per lo Stivale, a dimostrazione di una buona consapevolezza dei cittadini italiani riguardo l’urgenza di intervenire per contrastare la crisi del clima. Il rapporto evidenzia, in conclusione,alcune raccomandazioni finali rivolte aipolicy makers. La difficoltà principale sta nell’individuare le migliori opportunità di azione per affrontare i rischi globali in un mondo frammentato che mette la cooperazione sotto pressione, fa diminuire la fiducia, polarizza la politica e rende il panorama geopolitico volatile. Il report incoraggia dunquela collaborazione tra settore pubblico e privato, anche sul piano degli investimenti economici e dei regolamenti. C’èl’innovazionead avere un ruolo di primo piano: dare priorità al futuro, concentrandosi sulla ricerca e lo sviluppo, può contribuire a rendere il mondo un posto più sicuro. Inoltrele azioni collettive dei singoli cittadini, delle imprese e dei Paesi, secondo il documento, “possono spostare l’ago della bilancia verso la riduzione del rischio globale a livello di massa critica”. Infine, anche in un mondo sempre più frammentato,la collaborazione transfrontalierasu larga scala rimane fondamentale soprattutto sul fronte della sicurezza. Questo sarà un tema al centro dell’incontro annuale delWorld Economic Forum 2024a Davos, in Svizzera, con all’ordine del giorno il temaRebuilding Trust. “Il prossimo decennio inaugurerà un periodo di cambiamenti significativi, portando al limitela nostra capacità di adattamento”, conclude il rapporto.