Ecco come alcuni uomini lottano contro il patriarcato

 

La lotta contro ilpatriarcatoinizia a interessare anche gliuomini. Incoraggiate dal dibattito che ilcaso Cecchettinha provocato, nell’ultimo periodo sono sempre di più le nuove realtà che si pongono il problema, anche da un punto di vista maschile, didecostruire la culturache ha finora plasmato il rapporto tra i sessi nella nostra società. “Idecostruttori” sono uno degli esempi maggiori di questo nuovo movimentoin fieri. «In seguito al femminicidio di Giulia Cecchettinho letto moltissimi pensieri, quasi tutti di donne.E mi sono detto: “Ma noi uomini cosa stiamo facendo?”. Così insieme ad altre persone abbiamo creato uncanale Telegram dedicato semplicemente all’autocoscienza.Si tratta di un gruppo in cui tutti possono scrivere i propri pensieri su temi come le molestie – spiega aLa Svoltauno dei fondatori di questa nuova realtà (che preferisce rimanere anonimo – Il nostro obiettivo èconfrontarsi senza filtri.Tanto che gli admin del gruppo si occupano solo di questioni pratiche e non intervengono per moderare la discussione. Nella nostra ottica la moderazione deresponsabilizza, mentre noi vogliamo chetutti i membri si rendano conto di come bisogna porsi.La formula sta suscitando interesse: nell’arco delle prime3 settimane si sono iscritte al gruppo 1.500 persone». Il tema dell’assenza di leader è cruciale. «Crediamo molto nella necessità di non personalizzare questo tipo di temi.Queste lotte vanno combattute in modo collettivoe affidarsi a un capo rischia di essere pericoloso», spiega l’anonimo fondatore che, proprio per questo motivo, tiene al suo anonimato. Su una posizione simile è anche il gruppo diMica Macho, attivo da oltre 3 anni. «Dopo l’ennesimo caso direvenge pornsentivo il bisogno di fare qualcosanon in quanto “io Giacomo”, ma in quanto “io uomo”. Nel corso di questi 3 anni insieme agli altri membri abbiamo organizzato sessioni di autocoscienza, promosso sui social temi spesso considerati tabù tra gli uomini e siamo anche riusciti a sbarcare nel “mondo reale” organizzando eventi e pubblicando un nostro libro», racconta aLa SvoltaGiacomo, uno dei fondatori del gruppo. Anche lui ritiene concreto il rischio che «personalità forti, come oggi sono a esempio i content creator, finiscano col fagocitare la lotta e per questoMica Machocerca di rifuggire dallo schema del content creator che ti spiega la vita – afferma, aggiungendo che – Al tempo stessol’influencer può essere utile per richiamare un pubblico su temi che altrimenti resterebbero senza voce». AncheMica Machoha conosciuto un piccolo boom dopo il caso Cecchettin. «Oltre 1.500 persone hanno seguito una nostra diretta in cui semplicemente spiegavamo come organizzare gruppi di autocoscienza», spiega Giacomo che tiene a precisare comenon si possa però sempre aspettare casi drammaticicome quello di Cecchettin per ragionare da un punto di vista maschile su cosa sta succedendo: «A volte fortunatamente ci sono anche shock positivi. Come quando è stato esteso, anche se di poco, il congedo paterno oppure quando un calciatore come Claudio Marchisio ha iniziato a fare sui dei ragionamenti contro il patriarcato parlando a un pubblico, quello che segue il calcio, solitamente poco informato su questi temi». Certo,le difficoltà non mancano.«A oggi quello maschile non è ancora un vero e proprio movimento.Siamo ancora una nicchia. In fase di espansione, ma pur sempre una nicchia», aggiunge Giacomo che ritiene il problema dei numeri un tema molto importante anche per chi, in questi movimenti, vuole confrontarsi con esponenti del femminismo. «Perdecostruire il patriarcato è fondamentale l’interazione tra tuttiperché la lotta passa anche dal confronto della comunità maschile con le donne o le personequeer. Anche qui però è difficile essere presi come un interlocutore serio visto che i nostri numeri sono molto più limitati rispetto a quelli del femminismo». La strada insomma è ancora lunga. La buona notizia è che qualcuno sta iniziando a percorrerla.