L’imprenditoria straniera è in crescita: +10% in 5 anni

L’imprenditoria straniera è in crescita: +10% in 5 anni

 

L’imprenditoriain Italia diventa sempre più multietnica. A certificarlo sono idatiUnioncamere-InfoCamereaggiornati al 30 giugno 2023sulleimprese straniereiscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio, che nell’ultimo anno sonoarrivate a quota657.000(di cui oltre 20.000 nel solo 2023), con unacrescita pari al 10% rispetto a 5 anni fa. Numeri in netta controtendenza con ilcalo del 3% delle attività gestite da italiani, che assistono a una sempre più consistente presenza di imprenditori di origine straniera lungo tutto il tessuto economico produttivo del Paese, dalle costruzioni alla manifattura, passando per le attività di alloggio e ristorazione, fino all’intrattenimento e il commercio all’ingrosso e al dettaglio, che insieme alla riparazione di veicoli e motocicli segna la maggiore presenza di imprese straniere (oltre 200.000). Fra i vari settori di riferimento,Coldiretti(la principale associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana) attesta una presenza particolarmente rilevante di imprese straniere proprio nell’ambito dell’agricolturae dell’allevamento. La tendenza positiva in questo caso si concretizza in unacrescita del 28%, l’incremento più massiccio registrato negli ultimi 5 anni. Segno di una maggiore integrazione da parte delle comunità diimmigrati, capaci di immergersi a pieno nell’economia italiana diventandone unarisorsa essenziale. Il tutto passa attraverso un settore, come quello agricolo, che ha visto e vede nella presenza straniera il suo motore più grande. Stando alle analisi elaborate daColdirettie dal dossier statistico immigrazione a cura del Centro studi e ricercheIdos, sono infatti362.000 i lavoratori dipendentiprovenienti da tutto il mondo(in particolare Romania, Marocco e Albania) regolarmenteoccupati nel settore dell’agricoltura, con un contributo pari al 32% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore nel 2022. Un apporto di forza lavoro talmente importante da riuscire a produrre quasiun terzo di tutto il raccoltoche dai campi italiani finisce direttamente sulle tavole. Per ragioni tecniche legate alle condizioni climatiche che influenzano la crescita delle piante e dei raccolti, ma anche della domanda di prodotti agricoli, si tratta principalmente dilavoro stagionale,di cui le aziende agricole italiane si servono nei momenti di picco (specialmente nei mesi estivi) delle attività comesemina, raccolta e lavorazione dei prodotti. NonostanteColdirettidescriva questo processo come un elemento essenziale del settore, garantito da lavoratori che tornano “anno dopo anno con reciproca soddisfazione”, il tema del lavoro stagionale nei campi è ancora fortemente dominato dall’insidioso problema delcaporalato, ossia di sfruttamento lavorativo illegale basato sull’intermediazione illecita di manodopera. Un fenomeno in crescita soprattutto nelle regioni delSud, in cui iltasso di lavoro irregolare supera il 40%, e dove parallelamente si assiste a una minore presenza di imprese gestite da persone di origine straniera. Le province conincidenza di crescita più bassainfatti sono in Puglia, che dopo Foggia, Taranto e Bari sprofonda al2,5%nella zona diBarletta-Andria-Trani. Al contrario,il 31% delle imprese straniere è stabilito in Lombardia,mentre la provincia nettamente più popolata èPrato, che domina la classifica con il primato assoluto con il32,7% di imprese straniereseguita poi da Trieste (20,1%) e Firenze (18,3%).