Granny boom: aumentano i lavoratori over 65
Negli anni Ottanta, i lavoratori riuscivano a godersi lapensioneprima dei 60 anni, oggi invecein Italia ci si ritrova a dover svolgere un’attività lavorativa fino ai 70 anni. Spesso però anche quando si raggiungono le condizioni per accedere alla tanto agognata pensione non si lascia il proprio posto dilavoroe anzi si continua a contare su quell’entrata economica. Se da una parte alla base ci sono delle vere e proprie necessità economichea fronte di assegni pensionistici inadeguati, dall’altra vi è un’importante mutazione demografica e sociale:l’età media della popolazione continua a crescere(raggiungendonel 2023 in Italia i 46,5 anni), gli anziani di oggi sono per lo più uomini e donne con una buona istruzione, con condizioni di salute migliori rispetto ai loro antenati e con un deciso incremento delle aspettative di vita. Non c’è dunque da stupirsi se questa fetta della popolazione è ancora, spesso e volentieri,disponibile e interessata a svolgere un’attività lavorativa incrementando così il proprio reddito. Negli Usa si parla di un vero e proprio fenomeno chiamatoGranny boom:sono quasi 11 milioni gli over 65 occupatie anche innalzando ulteriormente l’asticella anagrafica troviamo la conferma di questa tendenza: tra chi ha superato i 75 anni,è il 9% ad avere un’occupazione, contro l’appena il 4% del 1987. Un trend presente anche nel nostro paese dove,secondo l’ultimo rapporto Inapp,ogni 1.000 lavoratori con un’età compresa tra i 19 e i 39 anni ve ne sono 900 appartenenti alla fascia “adulti-anziani”. Una situazione che si verifica soprattutto in alcuni settori, per esempio, nel nostro Paese a primeggiare con l’età media più alta sono i lavoratori della Pubblica amministrazione dove per ogni giovane ci sono 4 lavoratori anziani e a seguire il comparto assicurativo e finanziario. Si prediligono, dunque, lavori con scarsa manualità e sforzo fisico eche garantiscano una maggior flessibilità oraria e la possibilità di lavorare da remoto. Dall’altro lato della medaglia però ci sono i giovani che arrancano con fatica nel mondo del lavoro. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 20 e i 34 anni ha superato il 5%,in Italia a ottobre era pari al 24,7% secondo i dati Istat. Poche possibilità di occupazione e contratti precari che si uniscono a salari bassi e pressoché immobili da anni. Tra il 1991 e il 2022, in Italia gli stipendi sono cresciuti all’incirca dell1%, mentre la media nei Paesi Ocse è del +32,5%. Leggermente più rosea è la situazione per i lavoratori anziani che mentre nel 1964 negli Usa guadagnavano circa 1/5 dei loro colleghi più giovani, oggi in busta paga i pensionati si ritrovano circa l’80% dello stipendio di questi ultimi, cifra alla quale dovranno poi sommare l’assegno pensionistico. Nello specifico lo stipendio annuo medio di un over 65 statunitense è di 58.600 dollari, contro 73.700 dollari di un lavoratore nella fascia 25 – 64 anni. Un mancato ricambio generazionaleche finisce per pesare su tutti: anziani che dopo una vita di sacrifici si trovano a dover fare ancora i conti -letteralmente- con il lavoro e giovani che faticano invece a trovare una loro stabilità economica e, di conseguenza, una propria indipendenza.