Moda: nel 2023 +3,2% di fatturato
Ilsettore tessilee dellamoda italianaè, ormai da moltissimi anni, un pilastro fondamentale e uno dei motori principali della nostra economia. Nel2022aveva, infatti, registrato un forteaumento di fatturatodel16,9% rispetto al 2021. Inoltre,il mercato del fashion italiano ha rappresentato in quello stesso anno il5,2% del Pil nazionale. Il 2023 è stato, invece, un anno alquantoincerto e altalenante,soprattutto negli ultimi 6 mesi. Le stime, infatti, parlano di unfatturato totale pari a 111,7 miliardi di euro, con un incremento del 3,2%, dove la crescita è stata dettata esclusivamente da un aumento delle vendite a valore, mentre si registra una contrazione dei volumi rispetto al 2022. Si è registrato, dunque, unrallentamentodovuto essenzialmente a unaumento generalizzato dei prezzie a una riduzione della domanda. Rimane, comunque,forte l’esportazionecon un incremento delle vendite all’estero del5,1%rispetto allo stesso periodo del 2022, per un valore di 54,5 miliardi di euro, durante i primi 8 mesi del 2023. Ma resta da vedere come si evolverà la situazione anche dal punto di vista geopolitico. Ecosa ci possiamo aspettare dal 2024?Avanza una previsione Ercole Botto Poala, presidente diConfindustria Moda, secondo cui«i volumi saranno inferiorie si inizieranno a ridurre i listini, grazie alcalo del costo delle materie prime.Gestire la riduzione dei volumi è però sempre complesso, perché si ripercuote sulla marginalità. Ma sulla seconda parte dell’anno ci aspettiamo uno scenario di ripresa». In questi 2 anni, inoltre, si è assistitoad aumenti continui di fatturato ma a cali della marginalitàdettati dall’aumento dei costi di energia e materie prime e non compensati dall’aumento dei prezzi a valle, motivo per cui le associazioni del settore sperano, per il prossimo anno, in una diminuzione ulteriore dei prezzi dell’energia ai livelli precedenti alla pandemia. Tra le incertezze per il 2024 (oltre alla situazione geopolitica) si insinua anche il fatto che il settore della moda sarà in continuocambiamentoe in continua trasformazione, soprattutto in questo momento storico in cuiil digitale sta prendendo sempre più piede. Per stare al passo, dunque, è necessarioinvestire sulle nuove tecnologiee in particolare sull’intelligenza artificialeanche se i costi rimangono eccessivamente elevati per le piccole e medie aziende italiane. Ma non solo: si deve porre l’attenzione anche sul cambiamento climaticoe favorire una transizione ecologica: «digitalizzazione, intelligenza artificiale e sostenibilità sono le parole chiave di un cambiamento che il settore deve fare. Il capitalismo ha imposto un modello di consumo per cui si vogliono cose nuove anche prima che quelle vecchie siano consumate del tutto: il mondo della moda mette sul mercato 150-180 miliardi di capi di abbigliamento all’anno, circa 50 pezzi a testa in media all’anno. Questo modello sta andando in crisi»,ha dichiarato Sergio Tamborini, presidente diSistema Moda Italia (Smi). Nel frattempo, il settore deve fare i conti anche con un altro problema centrale: lamancanza di personalee il conseguente e profondo gap tra offerta e domanda di lavoro.Confindustria modaha lanciatol’allarme: ogni annoservono circa 9.000 tra figure tecniche e operaispecializzati nel settore a fronte di poco più di 2.000 persone formate dal sistema educativo italiano. Problema che si intreccia con la crisi demografica in atto nel nostro Paese e che costringe le aziende a guardare oltre il confine nazionale.