Riscaldamento globale: sui media se ne parla solo in termini di “crisi”
Dicrisi climaticasui media italiani se ne parla – dato che nell’ultimo anno sono stati prodotti quasi1 milione di articoli sul tema- manon abbastanza in termini di problemi e soluzioni, visto che a essere protagonisti sono soprattuttoi disastri, dallealluvionisino allasiccità. Questo il quadro che emerge dal nuovorapportoEco-mediarealizzato insieme aPentapolis InstituteeEco in Città. Il report, che ha come periodo di riferimento quello tra ottobre 2022 e fine settembre 2023, raccontai dettagli sulla copertura di notizie relative ad ambiente, clima e sviluppo sostenibileda parte dei media italiani analizzando tv, web, radio e quotidiani e “i dati sono stati estrapolati da un flusso alimentato da oltre 4 milioni di notizie al giorno e composto da oltre 200.000 fonti complessive”. Secondo l’analisia emergere è soprattutto la parola “crisi”, sua quella legata al cambiamento climatico sia quella ambientale, con citazioni “picco” soprattutto nei mesi di novembre 2022 e maggio 2023, periodi in cui si sono verificati alluvioni e tragedie. Tra gli altri temi chiave l’energia, la biodiversità e l’economia, mentrequello dei trasporti è il meno copertoa livello mediatico. In generale per le questioni climatiche a mostrare un interesse maggiore è ilweb (67% delle citazioni totali), seguito dalla stampa (20%), mentre per la tv il 9% e la radio il 4%. La parola utilizzata con maggior frequenza è invece“alluvioni”, con riferimenti per esempio a quelle dell’Emilia Romagna o la Toscana. Nell’analisi effettuata daEco-mediala fonte stampa più prolifica su questi temi risulta essereAvvenire, per il webilrestodelcarlino.it,repubblica.it,lastampa.itelanazione.it, mentre per la tv a parlare della “crisi” sono soprattuttoRaiNews,SkyTg24,Rai3,Tgcom24,LA7eTelenorbae per le radioRadio24,Radio1,Giornale Radio,Radio RadicaleeRadio Popolare. Per il direttore Massimiliano Pontillo, presidente diPentapolis Group«il percorso italiano sul doppio binario del Green New Deal e dell’Agenda 2030 è ancora un po’ in ritardo, nonostante segnali incoraggianti. Sono necessarie strategie condivise, politiche integrate, azioni concrete e un’informazione all’altezza del compito. È importante sottolineare un crescente impegno della società civile, delle imprese e da qualche tempo del mondo della finanza; la nostra società, anche grazie al recente dinamismo dei giovani, ha ormai preso coscienza dei problemi che abbiamo di fronte e domanda interventi urgenti, che operino una giusta transizione ecologica: in questo scenario, i media hanno un ruolo molto importante, decisivo, di formazione e accelerazione nel centrare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile». Infine, mentre il report sottolinea comunque una crescita nella copertura delle tematiche legate alla crisi climatica, va sottolineato come alcune questioni parallele ma fondamentali in termini di soluzioni per la riduzione delle emissioni -come leenergie rinnovabilio lecomunità energetiche- siano oggi meno centrali (e meno riportate sui media), mentre al contrario trovano spesso spazio gas e infrastrutture come i rigassificatori, entrambi al centro della narrazione sull’energia portata avanti da parte di questo governo.