Transizione energetica: per 6 italiani su 10 deve essere più veloce
La consapevolezza degli italiani sullatransizione energeticaaumenta: a pensare che occorra accelerarla rapidamente è il 61%, una quota di sei punti maggiore rispetto al 2022. Questo pensiero tra l’altro viene fortemente collegato sia all’ambiente(51%) si alfuturoe alprogresso tecnologico(38%). C’è però un cittadino su dieci, secondo il quale al contrario bisogna puntare sufossili e nuclearee abbandonare le altre strade. Questi dati emergono dall’indagineGli italiani e l’energia 2023realizzata daIpsosperLegambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club: è stata presentata a Roma mercoledì nella seconda giornata delXVI Forum QualEnergia, dal titoloRinnovabili: innovazione in cantiere. Così sei connazionali su 10 sono fiduciosi relativamente alle stime diConfindustriasui vantaggi prospettati dallatransizione energeticae ritengono che, nel lungo termine, i benefici saranno superiori ai suoi costi (57%). Tra gli effetti positivi menzionati ci sono lariduzione della dipendenza estera(42%) e ilrisparmi per imprese e famiglie(35%). Intanto, nel 46% degli intervistati, resta netta la percezione che il Belpaese sia in ritardo sul tema dellerinnovabili. Per il 56%, inoltre, lo Stivale deve incrementare gliinvestimenti sulle fonti pulite, anche al fine di scongiurare future crisi energetiche. Tra le soluzioni per consentirne lo sviluppo e accrescerne la quota, ci sono piùincentivi(35%) e lasemplificazione delle autorizzazioni(24%). ll 53% degli italiani pensa quindi che l’energia in Italia, nei prossimi 20 anni, deriverà proprio dafonti rinnovabili. Poi esiste un’altra faccia della medaglia, come si diceva. Oltre al 10% che tifa percombustibili e nucleare, spunta un 16% convinto che lo Stato debba aumentare isussidi alle fossili. «Il sondaggio Ipsos», dichiaraStefano Ciafani, presidente nazionale diLegambiente, «dimostra che il Paese è pronto per la rivoluzione energetica. Il Governo Meloni inverta la rotta, avvii ilphasing outdelle fossili e sblocchiuna transizione ecologicache punti su rinnovabili, efficienza energetica, accumuli e reti, e sulla decarbonizzazione in edilizia, trasporti, agricoltura e industria come chiesto nella petizioneStop fossili, start rinnovabili. È antistorico e impopolare parlare ancora diPiano Matteie nucleare in un Paese predisposto a sfruttare al meglio l’energia del vento e del sole per rispondere alla sfida climatica. Il Governo non disattenda le speranze degli italiani di fare dell’Italia un hub delle rinnovabili». Nelle parole di Ciafani non manca un riferimento allaConferenza delle Nazioni Unite sul clima: «Solo dimezzando le attuali emissioni globali entro il 2030 e azzerandole entro il 2050 sì potrà contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia critica di 1,5 °C rispetto all’era preindustriale». «In questi giorni in cui abbiamo misurato, grazie anche all’andamento delle trattative a Dubai per la Cop28, che andiamo troppo lenti nella marciaverso la decarbonizzazioneindispensabile per combattere la crisi climatica», affermaFrancesco Ferrante, vicepresidente diKyoto Club, «sono di conforto due dati: la convenienza sempre più marcata delle rinnovabili e dell’efficienza in confronto alle fossili e la sempre più evidente attenzione dell’opinione pubblica sul tema. Ora serve che la politica a livello internazionale, ma anche e soprattutto il nostro Paese, che non sta dando di sé grandi prove in quelle sedi, faccia un salto di qualità e imbocchi senza tentennamenti fossilila strada dell’innovazione moderna e pulitache è la migliore anche per creare ricchezza e occupazione». IlForum QualEnergia XVI, attraverso una serie di dibattiti tematici, ha approfondito proprio argomenti come la rigenerazione urbana, l’edilizia sostenibile e le prospettive delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Al centro naturalmente c’erano i temi che leganoi cambiamenti climatici, la circolarità dell’economia e la decarbonizzazione, a esempio nei settori della refrigerazione e del riscaldamento, un ambito in cui gli esperti si sono confrontati sul nuovo regolamento F-GAS a livello europeo, in vigore a partire dal primo gennaio 2024. Questo provvedimento eliminerà gradualmenteil consumo di gas fluorurati in Europaentro il 2050 con forti riduzioni delle quote già a partire dall’anno nuovo.