Asvis: l’Italia è sempre più diseguale e lontana dall’Agenda 2030

 

Neiterritori italianicontinua ad aumentareogni tipo di disuguaglianza- economica, ambientale, culturale – e c’è solo una cosa che li unisce: tutti loro, addirittura dal 2010 a oggi, non hanno fatto registrare significativi passi in avanti nella direzione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) dell’Agenda 2030 Onu per lo sviluppo sostenibile. In questo primato negativo il Paese è davvero omogeneo, dal Nord al Sud passando per il Centro. Lo dicono i dati del quartoRapporto sui Territorirealizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile(Asvis), grazie anche al contributo diFedercasse. Il documento è appena stato presentato a Roma presso il Consiglio nazionale del lavoro (Cnel). Solo per due obiettivi, ovverola salute e l’economia circolare, si registra un miglioramento generalizzato, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per ben quattro obiettivi:povertà, qualità degli ecosistemi terrestri, risorse idriche e istituzioni. IlRapporto Territoriè molto interessante anche perché illustra cosa è successo inRegioni, Città Metropolitane, Province Autonome e nonnella prima metà del percorso trascorso dalla firma dell’Agenda 2030 nel 2015. Rappresentano un’eccezione positivala Valle d’Aosta e la Toscana, mentre tra chi mostra le peggiori performance si segnalanoil Molise e la Basilicata, che presentano arretramenti rispetto al 2010 per ben sei Obiettivi. Il presidente dell’AsvisPierluigi Stefaniniha affermato: «In base alla dichiarazione politica approvata al Summit dell’Onu del 18-19 settembre dedicato allo stato dell’Agenda 2030, il Governo italiano deve predisporre urgentemente unPiano nazionale di accelerazionein grado di migliorare decisamente i risultati, molto insoddisfacenti, conseguiti finora dall’Italia, anche per contrastare l’aumento delle disuguaglianze territoriali che il Rapporto evidenzia. Per questo,l’Asvispropone di definire il Piano entro marzo 2024, in modo da poter influenzare la predisposizione del prossimoDocumento di Economia e Finanza. Su questi argomenti portiamo all’attenzione delle forze politiche numerose proposte». I numeri del documento mettono nero su bianco alcune debolezze della Penisola. a esempio ammontano a oltre 621.000le franecensite sul territorio italiano, il 66% di quelle complessivamente rilevate in Europa, mentregli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevantesono 970, molti dei quali si trovano in zone sismiche e di fragilità idrogeologica. Inoltre esiste un pericolo diarretramento culturale: in 12 territori si sta riducendo il numero di laureati; così si allontana il traguardo della quota del 50% della popolazione tra i 30 e i 34 anni. Tra i rischi poi c’è quello di finire sommersi dairifiuti, in aumento in 15 territori senza alcun miglioramento riscontrato. Infine non mancano i rischi istituzionali: in 12 territori su 21la durata dei processista crescendo, quando invece dovrebbe diminuire fino al 40% per quanto concerne i procedimenti civili. «L’attenzione airischi naturali e antropicideve diventare centrale nel disegno delle politiche e l’allocazione degli investimenti, a ogni livello, dando coerenza alle decisioni prese su scala nazionale e a quelle degli enti territoriali», ha affermato il direttore scientifico dell’AsvisEnrico Giovannini, «La politica di coesione va reimpostata con l’obiettivo di ridurre drasticamente i divari del Mezzogiorno e raggiungere chiari traguardi al 2030, utilizzandol’Agenda 2030come riferimento comune. La scelta del Governo di unificarela programmazione del Pnrre quella dei fondi europei e nazionali del ciclo 2021-2027 va nella giusta direzione ma deve assumere in modo esplicito, come quadro di riferimento, le Strategie nazionale e regionali per lo sviluppo sostenibile elaborate in questi anni dalle Regioni, anche con l’assistenza dell’Asvis, e superare i suoi tre limiti atavici e ben noti: la mancanza di complementarità con le politiche ordinarie, la polverizzazione degli interventi e la cattiva qualità delle strutture di governo nazionali e regionali». La conclusione del report è che occorre intervenire con urgenza per ridurre i danni dovuti alcambiamento climatico, rivedere in profondità lapolitica di coesionee dare coerenza agliinterventi per le città, learee internee lamontagna, utilizzando proprio l’Agenda 2030 come orizzonte collettivo per tutte le politiche pubbliche.