I ragazzi e le ragazze italiane non sanno benissimo l’inglese

I giovani sanno poco l’inglese.Sembrerebbe impossibile considerando l’enorme mole di contenuti di cui fruiscono giornalmente, spesso in inglese appunto, sulle diverse piattaforme, e gli scambi lessicali internazionali che scaturiscono da essi. Eppure la tecnologia, le canzoni e le serie tv in lingua originale non sembrano sufficienti per colmare unalacuna già nota da tempo. Almeno secondoEducation First, che ha reso noti irisultati del suoreportannuale sulla conoscenza dell’inglese a livello globale, basato sulle competenze di oltre due milioni di persone non madrelingua, appartenenti a113 nazionidiverse, che hanno sostenuto l’EF Standard English Test, il test gratuito largamente usato in tutto il mondo da privati, scuole, aziende e governi per valutazioni su larga scala. Ciò che è emerso non è confortante. Illivello mediodi conoscenza dell’inglese della popolazione mondialerimane sostanzialmente invariato dal 2011 ma si tratta di un’illusione di stabilità, che viene meno se si osserva la questione più nel profondo. Ai progressi di alcuni Paesi, infatti, spesso fanno da contraltare le flessioni di altri e anche là dove la conoscenza dell’inglese avanza, non lo fa per tutte le fasce di popolazione, determinando un accesso non uniforme a opportunità di studio o lavoro. «L’inglese è essenziale per condividere le prospettive e stimolare la comprensione e, in quanto lingua ponte, esso si trova in una posizione unica per connettere le persone attraverso i confini», ha sottolineato Kate Bell, autrice dell’analisi. L’Italianella classifica globale della padronanza della linguasi piazza al 35esimo posto insieme a Spagna e Moldavia, mentre in quella europea al 26esimosu 34 nazioni coinvolte. In testa alla graduatoria si trovano i Paesi Bassi, seguiti da Singapore e Austria. Ultimi Yemen, Tagikistan e Repubblica Democratica del Congo. Un risultato, quello italiano, non certo entusiasmante, che conferma quanto emerso anche da un altro studio recente, realizzato dal sito di data journalismTruenumbers, secondo il qualesolo il 19,7% degli italiani in possesso di un diploma parla fluentemente l’inglese. Dall’indagine diEducation Firstla regione più virtuosa è il Friuli Venezia Giulia, mentre quella più in difficoltà la Calabria. Tra le città, Padova è quella dove si parla meglio inglese e Napoli dove lo si conosce peggio. A preoccupareparticolarmente però è la situazione deigiovani. La fascia d’età compresatra i 18 e i 20 anni, infatti, registra a livello globale uncalodella conoscenza dell’inglese (-89 punti dal 2015), con alcuni Paesi stabili e altri in flessione. Tra questi ultimi anche il nostro, dove l’unica curva discendente negli ultimi anni riguarda proprio questa fascia d’età. Una criticitàdovuta molto probabilmente alla pandemiae all’interruzione o ridimensionamento dei sistemi educativi durante quel periodo, che ne ha rallentato l’apprendimento. Secondo il report non è chiaro se la curva discendente invertirà la propria rotta nel tempo, a fronte di una ripresa della didattica, ma nel frattempo è necessaria una riflessione, anche perché risulta in aumento anche ildivario digenere. A livello globale migliora infatti l’inglese nelle persone di sesso maschile, (+14 punti dal 2014), ma cala in quello di sesso femminile (-19 punti). Sebbene la maggior parte dei Paesi non presenti un divario significativo tra i sessi, tra quelli dove esiste, 38 favoriscono gli uomini e solo 5 le donne. Anche se la colpa potrebbe essere istintivamente data al mondo del lavoro, il cui accesso è globalmente garantito a un numero maggiore di uomini, non sembrerebbe così, visto cheil divario di genere tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni è tre volte più ampio di quello tra gli adulti che lavorano.Questo, come si legge nel rapporto, “indica un problema generato dagli stessi sistemi educativi o un problema sociale che le scuole non riescono ad affrontare”.