Cop28: le città devono essere più preparate contro la crisi climatica

 

Quando ci si diverte, il tempo vola. Si chiude oggi, aCop28, laprima settimana di negoziati.Domani sarà ilrest day, la consueta giornata di riposo concessa ai funzionari delle delegazioni per rifiatare prima del rush finale, in cui finalmente capiremo se il testo negoziale includerà riferimenti alphase outdei combustibili fossili. Nel frattempo, temi dell’agenda di oggi sonotrasporti e urbanizzazione.In mattinata, la presidenza della Cop28 si è unita al Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani (UN-Habitat), all’Alto Rappresentante diUN Climate Changeper la Cop28, e aBloomberg Philanthropiesper chiedere ai ministri dell’edilizia, dello sviluppo urbano, dell’ambiente e delle finanze disostenere laJoint Outcome Statement on Urbanization and Climate Change,che ha ottenuto il sostegno di 40 Paesi. Durante l’evento, la presidenza della Cop28 ha ribadito il suo appello ai Governi nazionali affinché integrino questioni legate allapianificazione urbana sostenibile all’interno delle proprie politiche climatiche nazionali,conosciuti nel gergo Onu comeNationally Determined Contributions, che dovranno essere consegnati entro il 2025 in vista della Cop30 prevista in Brasile. La Dichiarazione presenta un piano in 10 punti perpotenziare l’inclusione delle cittànel processo decisionale sul cambiamento climatico e accelerare la distribuzione dei finanziamenti urbani in modo chele città siano più resilienti, preparate e supportate nel rispondere agli effetti della crisi climatica.Nel testo della Dichiarazione si legge che oggi fino al90% dei centri urbani è potenzialmente minacciato da eventi meteorologici estremio dall’innalzamento del livello del mare, e che i loro residenti sono esposti atemperature fino a 10 gradi più alterispetto a chi abita le zone rurali. «Ogni città ha esigenze e soluzioni individuali, ma fondamentalmente questo è un problema globale – ha dichiarato Sultan Al Jaber, presidente della Cop28 – Abbiamo portato qui oltre 1.000 partecipanti, inclusi oltre 200 sindaci e governatori, perché la loro conoscenza locale è cruciale per implementare soluzioni globali. Quando parliamo di inclusività, questo è ciò che intendiamo:abbiamo bisogno di tutte le voci al tavolo». La Dichiarazione si basa sullaCoalition for High Ambition Multilevel Partnership(Champ),lanciata alLocal Climate Action Summit (Lcas)lo scorso 1 dicembre, che mira a rafforzare il coinvolgimento di attori locali e regionali nell’elaborazione di soluzioni capaci di ispirare le politiche climatiche nazionali. IlChampè stato sostenuto da oltre 60 Governi nazionali. Maimunah Mohd Sharif, sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani (UN-Habitat), ha dichiarato: «L’incontro ministeriale di oggi è stato unmomento chiave nel nostro lavoro verso città più inclusive e resilienti alclima.Una vasta gamma di stakeholder si è riunita, compresi leader a livello nazionale e locale, sottolineando la priorità condivisa di sostenere gli ambienti urbani ad adattarsi alle sfide climatiche». Va ricordato:le città contribuiscono oltre al 70% delle emissioni di CO2e consumano il 75% dell’energia globale. Di conseguenza, è chiaro che un’azione immediata efficace potrebbe portare a una drastica riduzione delle emissioni. Come al solito,a mancare sono i finanziamenti.Al momento, un mero 21% è destinato all’adattamento e alla resilienza e di questo una minima parte raggiunge istituzioni e organizzazioni locali. In giornata, un dato preoccupante arriva dal servizio europeo per il monitoraggio del clima, ilCopernicus Climate Change Service(C3S), che ha annunciato chenovembre è diventato il sesto mese consecutivo a battere ogni record per le temperaturemedie raggiunte a livello globale. Novembre è stato davvero un mese straordinario: per la prima volta nella storia, nelle giornate del 17 e 18 la temperatura ha registrato un aumento di oltre 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Non più rassicuranti i risultati emersi dalGlobal Tipping Points Reportpresentato oggi a Dubai dagli scienziati, che avvertono: il riscaldamento del Pianeta potrebbe innescaretrasformazioni planetarie irreversibili, provocando rischi gravissimi per l’umanità in tempi relativamente brevi. Secondo il report, se la temperatura media globale supererà il limite di 1,5°, 5 importanti “punti di non ritorno” potrebbero essere raggiunti. Tra questi, itipping pointscitati dallo studio includono loscioglimento delle grandi lastre di ghiaccio inGroenlandiae nell’Antartide occidentale, lo scongelamento del permafrost, la morte delle barriere coralline in acque calde e il collasso della corrente oceanica nel Nord Atlantico. «Il superamento dei punti di non ritorno nel sistema terrestre rappresentano una minaccia di una portata mai affrontata dall’umanità – ha dichiarato Tim Lenton, dell’Istituto dei sistemi globali dellaUniversity of Exeter -Potrebbero innescare devastanti effetti a catena, tra cui la perdita di interi ecosistemi e la capacità di coltivare colture di base, con impatti sulla società che porterebbero a flussi migratori, instabilità politica e crisi finanziaria». In questo clima di sconforto generale, da segnalare le parole di Simon Stiell, che durante una conferenza stampa scuote i giornalisti dopo una giornata piena di brutte notizie. Esortando le delegazioni in vista della seconda settimana di negoziati, il segretario esecutivo dell’Unfcccha dichiarato: «Tutti i Governi devono dare chiare direttive ai loro negoziatori.Abbiamo bisogno della massima ambizione, non di politiche di compromesso al ribasso. Nel testo iniziale si parla del superamento dei combustibili fossili. Ora sta alle parti elaborare una dichiarazione molto chiara che segni la fine dell’era dei combustibili fossili così come la conosciamo». Nel frattempo, Putin è atterrato nella vicina Abu Dhabi: è stato calorosamente accolto da Sheikh Abdullah bin Zayed Al Nahyan, il ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti. Non è prevista la sua partecipazione a Cop28. D’altra parte, l’unica ragione per la quale al presidente russo è concesso fare visita agli Emirati è che il Paese non riconosce la Corte Penale Internazionale, che ha emesso un mandato di arresto per Putin.