Cop28: il negazionismo climatico di Al Jaber e gli annunci sulla transizione energetica

 

Durante il primo week-end diCop28è successo davvero di tutto. Durante la mattinata di sabato, secondo e ultimo giorno delWorld Climate Action Summitdedicato agli interventi dei Capi di Stato, è stato finalmente il turno diGiorgia Meloni, che si rivolge alla platea con un discorso di circa 5 minuti, ben oltre il limite di 3 minuti normalmente concessi ai leader. Le sue parole sono molto politiche, e rispecchiano il programma di governo. «La sostenibilità ambientale non può compromettere la sfera economica e sociale», ammonisce. In questo senso, aggiunge Meloni, per parlare ditransizione ecologicabisogna adottare unapproccio«pragmatico e libero dal radicalismo ideologico». Dallo stesso palco ha parlato ancheKamala Harris(che nel Vertice dei leader sostituisceJoe Biden), annunciando lo stanziamento di 3 miliardi per ilGreen Climate Fund. Le notizie salienti che riguardano Stati Uniti arrivano però daJohn Kerry, inviato speciale per il clima, che annuncia l’entrata degli Stati Uniti nellaPowering Past Coal Alliance, la coalizione di governi nazionali e subnazionali, imprese e organizzazioniimpegnate nelphase outdel carbone come fonte di energia. Si tratta di un annuncio importante: gli Stati Uniti hanno la terza capacità di centrali a carbone in funzione più grande al mondo, dietro soltanto a Cina e India. Il carbone è il combustibile fossile più inquinante, contribuendo a circa il 40% delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai combustibili fossili, e per questo il suo progressivo superamento è essenziale per contrastare la crisi climatica. Con un annuncio che secondo gli analisti rappresenta un chiaro tentativo di fare pressione proprio sullaCina, molto silenziosa e defilata in queste prime giornate di Cop, l’amministrazione Biden si è impegnata acreare un settore energetico privo di inquinamento da carbonio entro il 2035. Sempre Kerry fa sapere che gli Stati Uniti fanno parte dei 22 Paesi che hanno espresso il proprio sostegno all’approvazione dellaDeclaration to Triple Nuclear Energy by2050,chiedendo ditriplicare la capacità dell’energia nucleare entro il 2050per centrare gli obiettivi climatici. Un annuncio che suscita non poche perplessità: il rischio è che diventi una distrazione per il lavoro da fare subito con le tecnologie già a disposizione,come le rinnovabili. Per una ragione molto simile, è stata accolta timidamente anche laOil and Gas Decarbonisation Charter, firmata da 50 aziende del settore Oil & Gas, cherappresentano oltre il 40% della produzione globale di petrolio, impegnandosi a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e aridurre a “quasi zero” le emissioni dimetanoentro il 2030. Anche sul fronte delle rinnovabili, però, si è mosso qualcosa, con il discorso della Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen che ha annuncia che 118 governi – tra cui figurano anche Emirati Arabi e Stati Uniti – hanno firmato l’accordo di proposta Ue cheprevede di triplicare la capacità di energia rinnovabile globaleeraddoppiare l’efficienza energeticaentro la fine del decennio. Nel frattempo, arriva la notizia di una nuova dichiarazione, questa volta sul tema del nesso tra clima e salute. Durante l’evento Putting Health at the Core of the Climate Agenda, organizzato dalla presidenza in partenariato con l’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms),la Cop28 UaeDeclaration on Climate and Healthè stata promossa da 123 Paesiallo scopo di accelerare le azioni volte aproteggere la salutedelle persone dagli effetti del cambiamento climatico. Per la prima volta, i governi hanno riconosciuto la necessità di investire nei sistemi sanitari nazionali, soprattutto quelli dei Paesi più vulnerabili, come una priorità strategica perfronteggiare gli impatti sulla salute correlati al clima, quali leondate di calore,l’inquinamento dell’ariae la diffusione delle malattie infettive. Per sostenere tali impegni politici sono stati annunciati nuovi strumenti finanziariper un totale di oltre 1 miliardo di dollari, grazie anche ai contributi di banche di sviluppo, istituzioni multilaterali, organizzazioni non governative e attività filantropiche. Va però ricordato che, come nel caso dellaEmirates Declaration on Sustainable Agriculture and Resilient Food Systemsche ti abbiamo raccontato venerdì, si tratta di un testo che non contiene obiettivi vincolanti e misurabili. Comunque la si pensi, per la prima volta alla Copil nessoclimate-healthè al centro dell’agenda, come dimostrato dal primo incontro ministeriale che si è tenuto ieri, domenica 3 dicembre, proprio in occasione dell’Health Day, e che ha visto la partecipazione di oltre 50 ministri della Salute provenienti da ogni parte del mondo. Insomma, un altro precedente importante e non da sottovalutare, soprattutto alla luce dei datiemersi recentemente dal reportLancet Countdown 2023, che hanno rivelato come i decessi legati al caldo estremo di persone di età superiore ai 65 anni sono aumentate dell’85% rispetto al periodo 1990-2000. La vera notizia che arriva nella giornata di domenica è però un’altra, erimette al centro delle polemiche il presidente della Cop28degli Emirati SultanAl Jabere ilsuo conflitto di interessi. A metà mattinata,The Guardianha reso pubblica la registrazione di un evento Zoom organizzato daShe Changes Climatelo scorso 21 Novembre e che vedeAl Jaber protagonista di uno scambio acceso con Mary Robinson, ex presidente dell’Irlanda e Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani dal 1997 al 2002. Durante la conversazione, Al Jaber, incalzato da Robinson sui crescenti investimenti fossili degli Emirati, ha affermato: «Non esiste alcuna evidenza scientifica o scenario che affermi che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili ci permetterà diraggiungere l’obiettivo di 1,5 °C. […] Per favore, aiutatemi: mostratemi una roadmap in base alla quale ilphase outdei combustibili fossili consentirà uno sviluppo che sia sostenibile a livello socio-economicosenza riportare il mondo all’età delle caverne». A seguito di questa indiscrezione, la reazione indignata della comunità scientifica non si fa attendere, e sono in molti a chiedere le sue dimissioni. Tra gli altri, Bill Hare, chief executive diClimate Analytics, ha commentato: «Parole preoccupanti e inaccettabili. Quello del ritorno alle caverne è il più antico degli stereotipi utilizzato dall’industria dei combustibili fossili. È una forma di negazionismo climatico». “That escalated quickly”, verrebbe da dire. La credibilità della Presidenza emiratina si sta sgretolando davanti ai nostri occhi, e cresce sempre più la sensazione per cui la quantità abnorme di dichiarazioni (non vincolanti) annunciate in questi primi giorni di conferenza non siano altro cheun’arma di distrazione di massa per distogliere l’attenzioneda quello che dovrebbe essere l’unico vero obiettivo di questa e di tutte le Cop:smettere di bruciare combustibili fossili e inquinare. A questo punto, è inutile fare previsioni. Di certo, a Cop28 non ci si annoia mai. E siamo solo alla quinta giornata di negoziati.