Cop28: l’Italia devolverà 100 milioni al fondo Loss & Damage
Dopo la rituale foto di famiglia deiCapi di Stato e di Governo, prende il via la cerimonia delWorld Climate Action SummitaCop28. Il Summit rappresenta un momento cruciale per i leader internazionali permanifestare il loro impegno nel trasformare decisioni chiave legate al climain azioniconcrete e piani credibili per affrontare la crescente minaccia della crisi climatica. Da notare l’assenza di Joe Biden e Xi Jinping, rappresentati rispettivamente dagli inviati speciali per il clima John Kerry e Xie Zhenhua, e diPapa Francesco, che ha annullato la sua visita per motivi di salute. Hanno aperto la cerimonia le parole diMohammed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati, che ha sottolineato l’impegno del suo Paese nelraggiungere la neutralità climatica entro il 2050e nel ridurre le emissioni del 40% entro il 2030. Evidenziando poi l’importanza di azioni tangibili tempestive, Al Nahyan ha confermato alla platea la volontà distanziare 100 miliardi per il recentemente approvato fondo sulloss&damage. Un annuncio che, a suo dire, pone gliEmirati Arabi Uniti in prima linea nella sfida contro il cambiamento climatico(anche se i dati emersi dalle proiezioni di investimento delle industrie fossili emiratine presentano unoscenario molto diverso). Molta l’enfasi posta sullafinanza climatica, considerata una leva fondamentale per garantire una transizione verso unalow-carbon growth economy, un’economia basata su un modello di crescita economica a basso impatto ambientale. «La mancanza di disponibilità e accessibilità agli investimenti in finanza climatica rappresenta uno degli ostacoli più significativi all’azione climatica», ha sottolineato. In risposta a questa esigenza, Mohammed bin Zayed Al Nahyan ha annunciato l’istituzione di unfondo da 30 miliardi di dollari,destinato acolmare il divario nella finanza climaticae a fungere da catalizzatore per gli investimenti futuri, con l’obiettivo ultimo di raggiungere un totale di 250 miliardi entro il 2030. A seguire l’intervento del segretario delle Nazioni Unite,Antonio Guterres, categorico sulla necessità diagire per il climain un momento storico in cui il mondo è dominato da profonde divisioni e ingiustizie. Per essere all’altezza di questa sfida e affrontare quello che Guterres ha definito «climate chaos» servono 3 ingredienti fondamentali:leadership, cooperazione e volontà politica. «La diagnosi è chiara», ha avvisato il segretario Onu: il successo di questa Cop dipende dalla capacità difissare nuove ambizioni che siano credibili e attuabiliin termini dimitigazione delle emissioni, giustizia climatica e investimenti sostenibili. Questo processo dovrà essere avviato e guidato dai Paesi del G20, che secondo l’ultimoEmission Gap Report 2023sono responsabili da soli dell’80% delle emissioni globali. Infine, Guterres si è rivolto direttamente ai capi delle industrie delfossile, ricordando loro come ilphase outdi tutte le emissioni è inevitabile e che l’industria fossile è destinata a non essere più competitiva: «La transizione verso le energie rinnovabili è inarrestabile.Il ruolo dei combustibili fossili sarà sempre più obsoleto. Voi disponete delle risorse per guidare il mondo verso la transizione energetica.Cogliete questa opportunità, perché il percorso verso la sostenibilità energetica rappresenta per voi l’unica strada verso la sostenibilità economica delle vostre aziende». Decisamente meno politico ma più diplomatico l’intervento diKing Charles, che ha aperto il suo discorso ricordando la sua presenza alla cerimonia di apertura di Cop21, dove poi fu approvato l’Accordo di Parigi, e che spera nella ratifica di un accordo altrettanto ambizioso e trasformativo per la conferenza di quest’anno. Dopo aver ricordato gli innumerevoli record battuti nel 2023,le parole di Re Carlo sono andate alle comunità di India, Bangladesh e Pakistansempre più colpiti dagli effetti gravosi di piogge torrenziali e inondazioni;alle isole del Pacifico, costantemente minacciate dall’innalzamento del livello del mare, e alleforeste canadesi,che durante la scorsa estate sono state devastate dagli incendi. «Questi eventi ci ricordano che i pericoli del cambiamento climatico non sono più soltanto dei rischi remoti, masono sotto i nostri occhie stanno interessando ogni regione del mondo». Su questa scia, King Charles ha ricordato l’importanza dipreservare gli ecosistemie di lavorare verso la costruzione di un modello economico che sianature-positive, che rafforzi, cioè, la capacità della natura dirigenerarsi, garantire la produzione dei servizi ecosistemicie di sostenere l’abitabilità della terra. «Se falliremo nel tentativo di ripristinare rapidamente l’economia della natura, basata sull’armonia e l’equilibrio, la nostra stessa economia e capacità di sopravvivenza su questo Pianeta saranno minacciate […]La Terra non appartiene a noi, siamo noi ad appartenere alla Terra». Molto attese, a ragione, le dichiarazioni del presidente del Brasile, che ha scosso la platea con un intervento durissimo e deciso.Lulanon fa sconti a nessuno. Le sue parole sono (finalmente) un bagno di realtà, che non lasciano spazio a eufemismi o edulcorazioni. «Il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato. Il Sud Globale è quotidianamente messo in ginocchio da devastazione e morte. Il Pianeta non può più aspettare. Le giovani generazioni sono stanche di parole vuote e promesse mai mantenute. Quanti di voi in questa sala sono davvero pronti a lottare contro la crisi climatica?». Il presidente del Brasile è il primo a sottolineare comela sfida ambientale necessiti di un approccio intersezionale, che coinvolga parallelamente diverse battaglie che attingono a questioni diclasse, di razza e al genere, e che colpiscono ingiustamente gli individui più fragili e vulnerabili. «L’1% più ricco emette la stessa quantità di carbonio del 66% della popolazione mondiale. Questa è un’enorme ingiustizia.Agire per il clima significa agire per combattere le disuguaglianze,per rafforzare la resilienza delle comunità e diminuire le loro vulnerabilità socio-economiche». Nel ribadire l’importanza di affrontare la crisi climatica in modo globale, Lula ha richiamato l’attenzione su quanto sia essenziale canalizzare le risorse finanziarie nella giusta direzione. Con tono polemico, ha ammonito: «Nello scorso anno, oltre 2 trilioni di dollari sono stati investiti in spese militari. Perché questi soldi non vengono utilizzati per combattere la povertà?». Richiamando l’esperienza della Cop15 del 2009, Lula ha sottolineato che oggi il sistema di governance climatica sta attraversando una situazione simile, dovel’inazione degli Stati continua a minare la credibilità del sistema multilateraledominante e la sua capacità di contribuire alla creazione di un futuro migliore. Arrivato anche un attacco alle Nazioni Unite, con riferimento implicito alla geopolitica del conflitto israelo-palestinese: «Le Nazioni Unite non sono in grado di mantenere la pace perché alcuni dei suoi membri traggono profitto dalla guerra». Concludendo, Lula ha sottolineato la necessità disuperare ogni nazionalismo per lavorare in modo costruttivo al benessere della collettività:«Nessun Paese da solo può risolvere questa crisi.Il Brasile è pronto a guidare questo cambiamento.Dobbiamo garantire che questo Pianeta sia in grado di ospitare con dignità ogni essere umano, e non soltanto una minoranza privilegiata». Nel pomeriggio, ilWorld Climate Actionentrerà nel vivo. Attesi gli interventi e le parole di molti Capi di Stato, tra cui Mia Mottley, prima ministra delle Barbados, il presidente ucraino Zelensky e William Ruto, presidente del Kenya. Programmato invece per domani il discorso di Giorgia Meloni, che nel frattempo ha già annunciato chel’Italia devolverà 100 milioni di euro al fondoloss&damage. Nel pomeriggio, attesi anche importanti passi avanti sui temi dellafinanza climatica e della mitigazione, con le prime negoziazioni sull’analisi delGlobal Stocktakeche potrebbero portare ad annunci imminenti. Per il momento, questa Cop si sta dimostrando frenetica e imprevedibile. Staremo a vedere.