Cop28: le lobby del settore automobilistico e della carne scendono in campo

La tensione attorno allaCop28appena avviata aDubaiappare sempre più palpabile. Dopo la lettera di leader ed economisti perchiedere la tassa sul petrolioe dopo le indiscrezioni suaccordi segreti attribuiti al sultano Al Jaberche ospita la Conferenza, ora iniziano a diventare palpabili lepressioni delle lobby. In prima linea ci sono icostruttori di automobilie iproduttori di carne. Per quanto riguarda ilmondo dei trasporti,daVolkswageneStellantisalle sedi europee diToyotaeHyundai,si sono mobilitati importanti attori del settore. I grandigruppi automobilisticihanno diffuso ieri, vigilia dellaConferenza delle Nazioni Unite sul clima, un Manifesto indirizzato al prossimoParlamento europeoe alla prossimaCommissione Ue. Lo hanno fatto attraversoAcea, l’associazione che riunisce i maggiori costruttori di macchine, tir, pullman e furgoni. Il documento parte dal presupposto che, accanto alle necessità legate alladecarbonizzazione, vadano tenute in considerazione le esigenze dell’industria del Vecchio Continente, garantendo un quadro normativo certo e condizioni paritarie soprattutto nell’ambito della competizione con i rivaliasiatici e americani. Il testo si intitola ilManifesto dell’Auto continentalee contiene «raccomandazioni» per le principali istituzioni europee, in vista del mandato 2024-29, articolate in cinque punti. Si parte dalla proposta di unIndustrial Dealche riporti il tema della produzione al centro dopo il famosoGreen Dealeuropeo, per passare a una semplificazione generale delle regole che permetta di intavolare una visione strategica del futuro. Il nodo dellaconcorrenza globalepoi è molto sentito da parte dellecase automobilistiche. Secondo la loro posizione, difendere e tutelare i mezzi realizzati con modalità all’insegna dellasostenibilitàconsentirà di renderel’Europapiù appetibile per investitori e produttori sul medio-lungo periodo. Il Manifesto inoltre pone come principio cardine quello della “neutralità tecnologica”, inteso come la regolamentazione dell’utilizzo delle tecnologie attraverso il mercato, senza discriminazioni. L’ultimo punto del testo, forse un po’ retorico, si lancia in una difesa a spada tratta della libertà dimovimento delle persone e delle merciattraverso gli strumenti dellamobilità, considerata essenziale per aumentare la ricchezza degli Stati: il documento chiede quindi che sia accessibile a tutti i cittadini e a tutte le aziende del Vecchio Continente. Nel frattempo si muovono a loro volta i grossiproduttori dicarne, come si diceva. Insieme ai gruppi di pressione, hanno previsto una massiccia partecipazione allaCop28. Ci sarebbe quindi una strategia comunicativa messa nero su bianco all’interno un preciso programma da realizzare da qui a martedì 12 dicembre, l’ultimo giorno dellaConferenza di Dubai. È già stato sottolineato il fatto che diversi delegati delleaziende produttrici, la cui presenza come ospiti in numerosi appuntamenti dellaCop28non è passata inosservata, sarebbero stati incaricati di diffondere messaggi positivi per disegnare attorno allacarnel’immagine globale dialimento sostenibile, di fonte di nutrizione ecologica, di cibo “senz’ombra di dubbio” vantaggioso per l’ambiente, diciamo così. Questa “tattica pro-carne” andrebbe anche nella direzione di dare nuovo smalto all’universo degliallevamenti. Alla base ci sarebbe addirittura la volontà di presentarli con una veste linda e rinnovata agli occhi dellaFao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. In realtà, com’è noto, le ricerche scientifiche sono piuttosto concordi nell’incasellare le attività legate albestiametra le maggiori responsabili delleemissioniclimalteranti, con il temibilemetanoin prima linea. L’obiettivo dei brand dellacarne, dunque, è riuscire a incanalare e trasmettere idee a vantaggio del settore, che magari arrivino alle orecchie deileader mondialiseduti attorno ai vari tavoli negoziali. Attraverso alcuni documenti visionati dalGuardiane daDeSmogè emersa inoltre la netta intenzione dell’industria della carnedi raccontare il proprio punto di vista – forse attraverso presunti dati scientifici -, per raggiungere un’audience planetaria in questa enorme vetrina politica internazionale.