TikTok: che cos’è il #ManRepeller?

TikTok: che cos’è il #ManRepeller?

 

Fino alla sua chiusura nel 2020,Man Repellerera un famoso blog di moda che incoraggiava le donne aabbandonare tacchi alti, ampie scollature e abiti aderenti,generalmente molto apprezzati dagli uomini, proponendo soluzioni di stile fuori dagli schemi. La sua fondatrice, l’autrice e blogger americana Leandra Medine, ora Cohen, attraverso le sue scelte non convenzionali, spingeva le lettrici a esplorare la propria estetica,senza preoccuparsi delle preferenze maschili,degli stereotipi e delle tendenze di moda. C’era un solo mantra:assecondare la propria individualità.Cohen, attraverso il suo blog, puntava a rendere “cool” ciò che non era considerato attraente, addirittura “repellente” per gli uomini. Recentemente suTikTokè riemersol’hashtag #ManRepellerche racchiude video più o meno ironici dove le protagoniste mostranooutfit pensati per “non attrarre gli uomini”.Birkenstock, maglioni larghi, pantaloni non aderenti, colori meno vivaci come il beige o il grigio. Alcuni video mettono in evidenza con orgoglio commenti critici o registrazioni audio di uomini; per esempio una ragazza mostra fiera i suoi mom jeans mentre l’audio di sottofondo recita: “i peggiori abiti femminili sono quei jeans da mamma che sono enormi”. C’è anche un audio ironico che, a mo’ di tutorial, spiega come vestirsi per piacere agli uomini:How to dress to attract a man.Le indicazioni suggeriscono di “indossare qualcosa di aderente” o “avere capelli lunghi, sciolti e brillanti” ma le creator lo usano per fare tutto il contrario, come indossare pantaloni baggy o legarsi i capelli. Video dopo video,#ManRepeller ha accumulato più di 4 milioni di visualizzazioni suTikTok. Alcune creator, tra cui l’attrice Julia Fox, hanno adottando con entusiasmo l’estetica alla “man repeller” al di là dei video ironici per la vita di tutti i giorni. Questo hashtag veicola così unacritica diretta al modo in cui la moda e la rappresentazione delle donne nei media è stata influenzata dalmalegazeche riduce le donne a oggetti del desiderio maschile. Non a caso, il termine è stato coniato dalla critica cinematografica britannica Laura Mulvey nel suo saggio del 1975Visual Pleasure and Narrative Cinema(in Italia,Cinema e piacere visivo,Bulzoni editore,256 pagine, 25 euro) in cui sosteneva che il cinema tradizionale presenta il mondo attraverso gli occhi maschili, riservando ai personaggi femminili il ruolo di “oggetto del desiderio”. Nel corso degli anni il concetto si è esteso al di là del cinema, evidenziando come imediae laculturapopolare spesso rappresentino e valutino le donne secondoprospettive maschili,influenzando così la percezione delle donne e la loroautostima. A prima vista, l’industria della moda non concepisce più i prodotti esclusivamente in termini di come il corpo delle donne possa piacere agli uomini ma il residuo di quell’eredità pervade ancora gran parte del dibattito culturale contemporaneo sulla moda delle donne. Il contenuto di#ManRepellerevidenzia oggi una chiara esigenza culturale: lariappropriazione del corpo da parte delle donne e delle ragazzeche desiderano superare le norme e i canoni imposti dalmale gaze. La moda può essere un potente strumento di espressione personale e autonomia in un mondo che, troppo spesso, ha valutato le donne in base a criteri esteriori: questa ribellione estetica rappresenta un passo significativo verso unarappresentazione femminile più equa e inclusivanella società e nei media.