Neuralink cerca volontari per impiantare il suo chip nel cervello

 

Secondo l’articolo pubblicato suBloomberg,Elon Musksi sta preparando per una svolta decisiva per la sua carriera e, forse, per il futuro della tecnologia e della scienza, medica e non. La sua azienda di neuro tecnologie,Neuralink, ha ottenuto all’inizio di quest’anno dal Governo degli Stati Uniti il permesso dicondurre esperimenti sugli esseri umani;ora il magnate cerca volontari e volontarie per procedere con il suoprimo trial clinicoche consisterà nell’impianto di un chip nel cervelloumano, cheanalizzerà l’attività cerebrale del soggetto. La raccolta dei dati del trial potrebbe essere un primo passo verso l’obiettivo finale, ovveropoter leggere i pensieri e codificarliin modo da renderli comprensibili per i computer. Secondo quanto riportato daBloombergsarebbero giàmigliaia le persone in lista d’attesa per entrare a far parte del gruppo dei primi 11 soggettidell’esperimento che devono essere adulti con meno di 40 anni e colpiti da paralisi a tutti e 4 gli arti. Il chip verrà infatti inserito nella zona della corteccia premotoria, responsabile del movimento di braccia e mani e raccoglierà dati sul funzionamento di quella parte del cervello.Secondo quanto dichiarato da Musk,Neuralinkvorrebbe allargare l’esperimento a22.000 persone entro il 2030. Tuttavia, come sottolineaBloomberg, la promessa di tempistiche difficilmente realizzabili fa parte della strategia di Musk percreare hype:l’impianto definitivo di dispositivi nel cervello che porterebbero alla realizzazione del sogno di una piena simbiosi tra esseri umani e macchine potrebbe essere molto più lontana di quantoNeuralinkpossa sperare. La perfezione tecnologica da raggiungere per poter agire sul cervello umano deve essere totale. Neanche il più piccolo margine di errore è tollerabile, e non si può negare che le accuse di crudeltà e trattamenti degradanti nei confronti degli animali che gravano suNeuralinkgettano un’ombra inquietante su tutta la faccenda. Rimane inoltre aperto il tema deglieffetti collateralidell’impianto. Al di fuori dei rischi connessi all’operazione, che prevede larimozione di un pezzo di cranio e poi la sua ricomposizione,intervenire su un organo delicato come il cervello può crearecambiamenti cognitivi e psicologici non indifferenti.Tra quelli già rilevati ci sono stati dissociativi, paralisi decisionali, la perdita del senso del sé, cambio di identità, senso di estraneità verso sé stessi, pensieri negativi e perfino tentativi di suicidio. Non va poi sottovalutata la dipendenza che i soggetti possono sviluppare nei confronti di questi dispositivi. SecondoBusiness Insidermolti pazienti hanno riferito di essere arrivati a pensare dinon riuscire più a funzionare senza. Dal momento che finora questo genere di tecnologia è stata utilizzata solo per fini medici, questi effetti collaterali possono essere compensati dal beneficio psicologico derivato dal successo del trattamento.Tuttavia, prima di pensare di estendere gli impianti cerebrali su larga scala bisogna riflettere sulle possibili conseguenze, tanto più che, dal momento che le nozioni di personalità, identità e senso del sé sono concetti molto opachi, per non dire oscuri, i possibili effetti sono per la maggior parte imprevedibili. Sicuramente siamo ancoralontani dallo scenario fantascientificodi menti interconnesse elettronicamente e di una perfetta simbiosi tra umano e macchina, ma l’avanzamento di questo tipo di tecnologie rende necessario portare avanti considerazioni di tipo etico.È innegabile che, se l’esperimento diNeuralinkfunzionasse, potrebbe migliorare la vita di milioni di persone paralizzate (anche se non subito, dato che è necessario tempo prima che una tecnologia del genere possa diventare economicamente accessibile); tuttavia se il rischio è quello avere per sempre cambiata la propria personalità forse non è il caso di avere fretta.