Il 10% più ricco emette fino a 40 volte di più del 10% più povero

 

C’è un gruppo di “pochi”, la cosiddetta “élite inquinatrice”, che conta le77 milioni di persone nel mondoche guadagnano più di 140.000 dollari all’anno e sono responsabili del 16% di tutte le emissioni di CO2 registrate nel 2019. Rappresenta l’1% della popolazione mondiale. Ma c’è un altro 10%, che comprende tutti coloro che guadagnano almeno 40.000 dollari all’anno, che è responsabile della metà di tutte le emissioni globali. Lo rivelaun nuovo rapportorealizzato dal quotidiano britannicoGuardian, dall’organizzazione no profitOxfam, dalloStockholm Environment Institutee da altri esperti intitolataThe Great Carbon Divide. Gli autori lo hanno definitolo studio più completo mai intrapreso sulladisuguaglianzaclimatica globale, che mostra come l’1% del mondo sia responsabile di più emissioni di CO2 rispetto al 66% più povero. Significa che questa apparentemente minuscola fetta di popolazione emette tanto inquinamento dariscaldamento globalequanto i due terzi dell’umanitàe le sue emissioni siano sufficienti acausare 1,3 milioni di morti in eccesso dovute al caldo. Eppure, la “classe media” individuata dagli autori è fondamentale per porre fine alla crisi climatica, perché provoca una quantità di emissioni di CO2 fino a 40 volte superiore a quella del 10% più povero dei propri concittadini. A meno di dieci giorni dalla Cop28, il vertice sul clima delle Nazioni Unite, il nuovo report fa luce sul modo in cui il divario tra nazioni ricche e povere si sia evoluto: a distanza di 30 anni dai primi negoziati sul clima degli anni ‘90, la maggior parte della disuguaglianza nelle emissioni tra ricchi e poveriesiste all’interno dei singoli Paesi. Questa evoluzione, secondo gli esperti, ha un enorme impatto sul modo in cui si deve porre fine alla crisi climatica, senza mettere da parte il sostegno internazionale alle nazioni più povere. I dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia che mostrano le emissioni di CO2 legate all’energia per persona nel 2021 mostrano che il 10% più ricco della popolazione negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell’Ue e in Giappone, haun’impronta di carbonio circa 15 volte superiore a quella del 10% più povero.In Cina, Sudafrica, Brasile e India, è di 30-40 volte maggiore. Tra i fattori principali delle alte emissioni del 10% più ricco, c’èl’uso dell’automobile: per esempio, in Usa e Canada, il trasporto su strada costituisce circa un terzo dell’impronta del 10% più ricco. Le emissioni contenute nei beni che le persone acquistano, comel’arredamento e l’elettronica, invece, sono 20-50 volte superiori per il 10% più ricco e rappresentano circa un terzo delle emissioni nella maggior parte dei Paesi. In India e Indonesiail 10% più povero non produce sostanzialmente alcuna emissionea causa degli spostamenti su strada e dell’acquisto di prodotti. Nel 1990 questa disuguaglianza tra Paesi rappresentavadue terzi di tutta la disuguaglianza di carbonio: ora, questa si verifica all’interno delle nazioni. Per quale motivo? IlGuardianspiegache la differenza tra le emissioni dei Paesi in rapido sviluppo e dei Paesi ricchi si è ridotta, ed è aumentata la disuguaglianza di reddito all’interno dei Paesi, in particolare nel Sud del mondo. I dati dell’Aiemostrano cheil 10% più povero degli Stati Uniti ha ancora un’impronta più grande del 90% di quelli dell’India. Secondo una delle autrici del rapporto, Ruth Townend, ricercatrice presso il thinktankChatham Housenel Regno Unito, «i bastoni della politica, come la tassazione, dovrebbero essere usati solo per colpire coloro che hanno la capacità di fare tagli, cioè coloro che stanno meglio, mentre le carote della politica, come i sussidi e il sostegno al cambiamento dello stile di vita, sono necessarie per coloro che sono ingiustamente gravati al momento dall’aumento dei prezzi del carburante e dei prodotti alimentari». In poche parole:i ricchi possono permettersi di cambiare il loro stile di vita ad alte emissioni senza danneggiare il loro benessere,e «sostenere questo cambiamento tra i ricchi potrebbe anche contribuire a rendere più aspirazionali stili di vita più ecologici», ha spiegato la ricercatrice alGuardian. Tra pochi giorni, alla Cop28, verrà lanciatauna task force sulla tassazione internazionalein relazione alle emissioni, che prenderà in considerazione le imposte sul patrimonio, sui combustibili fossili, sul trasporto marittimo, sull’aviazione e sulle transazioni finanziarie.