La chimica è energivora ma anela alla sostenibilità
Il settore dellachimicaè tra i più energivori ma è anche molto consapevole del suo ruolo nel progresso verso lasostenibilitàe lasicurezza. Così limita iconsumi, rende gliscarichi idricipiù “puliti”, attrae circa un quarto degliinvestimenti ambientalisul totale dell’industria manifatturiera, genera il 14% delleemissioni di CO2e ricicla il 34% deirifiuti, destinando il 18% al ripristino ambientale. Oltre ad aver migliorato la loro gestione, infatti,il settore chimicoha ridotto ulteriormente la produzione deirifiuti, facendo segnare un -14% nell’ultimo anno. Tutti questi numeri emergono dal 29esimoRapporto Responsible Care, il programma mondiale volontario di promozione dello sviluppo sostenibile presentato come ogni anno daFederchimica(Confindustria). D’altra partel’industria chimicaè considerata unsettore energivoroa causa dell’elevata intensità energetica necessaria per operare e trasformare la materia, al fine di ottenere sostanze e prodotti indispensabili per quasi tutte le attività economiche. Il suoimpatto ambientalerisulta dunque più significativo rispetto ad altri comparti. Come industria consapevole e responsabile, la chimica presenta una particolare attenzione verso lasostenibilità. Uno dei primi dati che salta all’occhio è che, rispetto al 1990,l’industria chimicaha migliorato la propriaefficienza energeticadel 33%, a parità di produzione, in sintonia con gli obiettivi fissati dal Green Deal dell’Unione europeaper il 2030. In generale le spese sostenute dalleimprese chimicheitaliane persicurezza,saluteeambientesuperano quota 1,1 miliardi di euro, con un’incidenza sul fatturato pari all’1,8%. Si tratta nel dettaglio del settore che ha visto le sue imprese intraprendere più azioni per latutela ambientale, in ambiti come laraccolta differenziatae ilriciclo deirifiuti(73%), la loro gestione per lariduzione degli inquinanti(65%) e l’abbattimento delleemissioninocivenell’aria (52%). Inoltre il miglioramento dei processi industriali e la crescente efficienza degli impianti di trattamento degliscarichi idricihanno permesso una forte riduzione di tutte leemissioni inquinantiin acqua. Le imprese chimichein effetti sono fortemente impegnate nell’utilizzo ottimale della risorsa idrica, preziosa e sensibile agli effetti delcambiamento climatico, a partire dalla siccità.L’acquaè usata soprattutto nei processi di raffreddamento degli impianti e in misura più limitata per le fasi produttive e la pulizia dei siti. Cosìil suo consumo, a parità di produzione chimica, è diminuito del 49% tra il 2005 e il 2022. Invece l’utilizzo diacqua potabile, la fonte più pregiata, copre solo l’1,3% dei consumi idrici totali e si è ridotto del 59%. La sorgente principale di approvvigionamento è ilmare(77%) che, insieme aifiumi(9%), viene impiegato per il raffreddamento degli impianti, con unimpatto ambientalelimitato in quanto l’acqua non evaporata viene restituita ai corpi idrici. Ad ogni modo c’è ancora lavoro da fare sul piano dell’azione della “chimica” nel mondo. a esempio gli scienziati dell’Università di Göteborg hanno analizzato i dati di 13 Paesi, scoprendo che nellaplastica riciclata ci sono centinaia di sostanze chimiche tossichetra cui pesticidi e farmaci.