Come sta l’educazione sessuale nelle scuole europee?

Dopo il ritrovamento del corpo senza vita diGiulia Cecchettin, 83° donna uccisa dall’inizio dell’anno in ambito familiare o affettivo in Italia, e in seguito all’arresto dell’ex fidanzato Filippo Turetta, accusato del suo omicidio e ritrovato in Germania dalle autorità tedesche, si riparla della necessità di introdurre l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. L’Italiaè uno dei pochi Paesi dell’Unione europea chenon la prevedonotra le materie obbligatorie insegnate tra i banchi di scuola, insieme aBulgaria, Croazia, Lituania,Romania, Spagna e Ungheria. A Cipro, a giugno di quest’anno, il ministero dell’Istruzione ha annunciato dei corsi potenziati di educazione sessuale da introdurre negli istituti, per fornire agli studentile conoscenze e le competenze necessarieper affrontare i vari aspetti della sessualità in modo sicuro e informato. Mercoledì 22 novembre il ministro dell’IstruzioneGiuseppe Valditara, insieme ai ministri della Cultura e delle Pari Opportunità Gennaro Sangiuliano ed Eugenia Roccella,presenterà il suo piano con le linee guida aggiornate per contrastare la violenza di genere nelle scuole: il progettoEducare alle relazionidovrebbe prevedere 12 incontri per 3 mesi l’anno alle superiori, in orario extracurricolare, con il contributo occasionale di esperti, testimonial, influencer, e con i docenti a fare da moderatori. Si tratta di un progetto ancora sperimentale, lontano dalle16 proposte di legge arrivate in Parlamento dal 1977 a oggiche chiedevano di rendere obbligatoria l’educazione sessuale a scuola. Lo haricordatonel 2022 il presidenteAied(Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) Mario Puiatti, ospite al convegno nazionale a Roma alla Casa internazionale della Donna. Già nel 2021 la capogruppo M5S in commissione Femminicidi Stefania Ascariha presentato(inutilmente)una proposta di leggeper l’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, oltre che nei corsi di studio universitario. Secondo loStudio nazionale fertilitàelaborato dal ministero della Salute nel 2019, 8 studenti medi e universitari su 10 cercano le informazioni in ambito sessuale sul web, 1 su 4 ne parla in famiglia,il 94% ritiene sia compito della scuola garantire l’informazione su sessualità e riproduzione. In Italia sono le singole Regioni a decidere se e come destinare dei fondi per istituire programmi simili nelle scuole, tenuti da figure esterne all’ambito scolastico come psicologi o medici. All’interno degli istituti sono singoli dirigenti scolastici e insegnanti a occuparsene: questo fa sì che le iniziative di questo genere sianodistribuite in modo ineguale sul territorio. NelComprehensive sexuality education (Cse) country profilesdelGlobal Education Monitoring Report-GEMdell’Unesco, pubblicato a febbraio 2023, si afferma che “il diritto all’educazione affettiva e sessuale è un diritto alla salutee il presupposto imprescindibile per la realizzazione di un pieno rispetto dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere, che sono tra gli obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”. I dati emersi dall’analisi di 50 Nazioni mostrano chesolo il 20% dei Paesi prevede una normativa sull’educazione sessualeesolo il 39% ha adottato iniziative specifiche al riguardo. Si tratta comunque di una materia obbligatoria nella scuola primaria nel 68% e nel 76% della secondaria.8 Paesi su 10 forniscono anche formazione in Educazione alla sessualità agli insegnanti. L’Italia si colloca agli ultimi posti tra le Nazioni europee. LostudioSexuality education in Europe – An assessment of the current state, challenges and good practicedel 2019 sullo stato dell’educazione sessuale in Europa ha mostrato chein 15 dei 25 Paesi esaminati esiste un quadro giuridico(legge/politica/strategia)che sostiene questo insegnamento nelle scuole. “In 11 paesi l’ES è obbligatoria nelle scuole e in 10 paesi ha chiaramente un carattere onnicomprensivo”. Nella maggior parte dei casi èintegrata in materie di insegnamento più ampie, a esempio la biologia o l’educazione alle competenze per la vita, ma è stata riscontrata una mancanza di formazione degli insegnanti e di monitoraggio e valutazione dei programmi. In Svezia l’educazione sessuale obbligatoria è stata introdotta nelle scuole nel 1955. L’insegnamento è volto a promuovere “l’uguaglianza di genere e la pari dignità di tutti, prevenendo al contempo i problemi sociali; dall’HIV/AIDS, dalla clamidia e dall’aumento dei tassi di aborto all’uso del linguaggio sessuale, allo sfruttamento sessuale, alla violenza sull’onore e all’oppressione”,spiegalaSwedish National Agency for Education. Prevede 3 pilastri: “integrazione nelle materie”, che si svolge “attraverso le discussioni guidate dagli insegnanti e gli elementi in classe”; discussione di questioni morali ed esistenziali relative al genere, alla sessualità o alle relazioni nel bel mezzo del lavoro scolastico di tutti i giorni; “lezioni individuali o giornate a tema”. L’educazione sessuale è stata introdotta nel 1968 nella Germania Ovest e nel 1959 in quella Est,spiegail quotidiano tedescoDeutsche Welle. Oggi è la norma nelle scuole tedesche, in cui spesso insegnata nel contesto delle lezioni di biologia. InFrancia, dal 2001, per gli studenti delle scuole medie sono obbligatorie tre sessioni di educazione sessuale (nella pratica, poi, non sempre vengono svolte ed esistono grandi differenze tra scuole, classi e regioni). Nel gruppo di Paesi che la prevedono come materia obbligatoria figurano, tra gli altri: Estonia, Lettonia, Slovenia, Grecia, Portogallo.In Poloniaè prevista “l’educazione alla vita familiare”, che comporta lezioni condotte con una divisione di genere e insiste sull’astinenza sessuale. IPaesi Bassi prevedono l’educazione sessuale scolastica già a 4 anni. Insomma, gli esempi non ci mancano. Un piano nazionale adeguato, sì.