Chi si occupa dei rifiuti spaziali?

 

Anche se non la vediamo, molto (ma molto) sopra le nostre testec’è una marea dirifiuti. Nello Spazio sono infatti presentioltre 36.000 detriti con più di dieci centimetri di diametroe milioni di altri micro pezzi (più piccoli)provenienti dasatellitiin disuso, stadi propulsivi di razzi, oppure semplicemente bulloni o altri materialifiniti lassù dopo migliaia di esplorazioni spaziali. Quei detriti sono un potenziale pericolo sia per le operazioni spaziali sia per la tenuta dei satelliti, gli occhi dal cielo che ci forniscono -compresi i dati sui cambiamenti climatici- una enorme quantità di servizi e informazioni per le nostre vite quotidiane. Il problema è checon lo spazio sempre più affollato, tra operazioni di Cina, India, Russia, Stati Unitie altri, negli anniil numero dei rifiuti in orbita continua a crescerecompromettendo servizi essenziali che vanno dalla connessione a internet sino alle reti di comunicazioni militari. Per questo motivo è necessario fare in qualche modo pulizia el’Agenzia Spaziale Europea(Esa) sta spingendo, promuovendola davanti al Consiglio Ue, una iniziativa chiamata Zero Debris Charter,accordo che punta aoccuparsi della spazzatura in orbita attorno alla Terra. A Siviglia i ministri dell’Ue responsabili dello spazio firmeranno proprio questa sorta di “Carta dei detriti” per un «impegno a deorbitare le risorse spaziali alla fine della loro vita per ripulire lo spazio», ha spiegato il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher. Questa iniziativa, come raccontano suEuractivriportando le parole del direttore, “dimostrerebbe un forte impegno verso il raggiungimento di una leadership globale nella mitigazione e nella bonifica dei detriti spaziali”. L’accordo prevede che già al momento del lancio di satelliti ci sia un impegno “a far uscire dall’orbita le risorse spaziali alla fine della loro vita” (a partire dal 2030). Già, ma come fare per ripulire i rifiuti? A tal proposito Aschbacher ha chiesto proprio di trovare un sistema per incentivare l’industria a ricercare e sviluppare tecnologie allo scopo di deorbitare in sicurezza, tecnologie in cui l’Europa potrebbe diventare leader, vedendo già interessate a esempio la franceseThales Alenia Space, la tedescaOhbe laAirbus Defence and Space. Serve dunque una gestione e un approccio comune affinché “le attività spaziali siano sicure e sostenibili”. Un possibile sistema, anche se siamo ancora lontani dal suo utilizzo,sembra arrivare direttamente dalla fantascienza: usare un “raggio traente”per catturare i rifiuti. A svilupparlo, notizia di questi giorni, è laUniversity of Colorado Boulderche sta studiando uno strumento noto come trattore elettrostatico (electrostatic tractor) che potrebbe permettere di manipolare oggetti a distanza nello spazio. Serviranno ancora miliardi di dollari di investimenti e anni di studio, ma dal Colorado assicurano che l’idea di questi “spazzini spaziali” tramite raggi traenti è possibile anche se sarà applicabile solo a oggetti di grandi dimensioni.