L’Italia è un Paese fragile. Lo dimostrano le recentialluvioni in Emilia Romagna,le ultime di una lunghissima e tragica sequenza di frane, erosioni costiere e temporali che negli ultimi anni hanno colpito numerose zone della penisola, tanto che secondo l’ISPRA(Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) quasi il94% dei comuni italiani è a rischio dissesto,con oltre8 milioni di persone che abitano in aree ad alta pericolosità. Sono leggermente più bassi, ma comunque impressionanti, i dati raccolti da Antonio Coviello, ricercatore dell’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRISS), secondo cui tra inondazioni improvvise, piene dei fiumi e colate di fango (come dimostrato nelRapportoSigma Natural catastrophes in 2021curato dalla compagnia assicurativaSwiss Re)circa«Il78% delle abitazioni italianeè esposto a un rischio alto o medio alto» tra problemi idrogeologici e terremoti. In particolare, spiega Coviello «Le aree italiane più soggette sono laLiguria nord-occidentale e la Pianura Padana, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Veneto», anche se nessuna Regione italiana può dirsi realmente immune da un rischio alluvione. Si tratta di uno scenario sicuramente angosciante, ma una simile attenzione verso il dissesto idrogeologico non sembra influire abbastanza su un patrimonio abitativo esposto a rischio alluvioni diquasi 1.000 miliardi di euro,secondo i dati diBanca d’Italia. Con ricadute negative sul valore degli immobili, più che dimezzato (60% del totale) in caso di allagamenti e unaperdita annua attesa di3 miliardi di euro. La questione si complica se (come evidenzia ilreport congiuntotra Istat e Bankitalia) propriole abitazioni rappresentano lametà della ricchezza lorda delle famiglie italiane, che trovano ancora nel mattone un bene rifugio dove investire i propri risparmi e ottenere flussi di redditi costanti grazie ai canoni di locazione oppure dalla loro vendita (oltre al beneficio di avere una casa dove abitare). Motivo per cui ilcalo dei valori delle abitazioni penalizza la ricchezza realedegli italiani, ed è riconducibile sia alle crisi del mercato immobiliare ma anche a eventuali disastri ambientali. Il rischio meteo-idrogeologico e idraulico inoltre èfortemente condizionato dall’azione umana.Come evidenzia il Dipartimento della protezione Civile in unanota“la densità della popolazione, l’abbandono dei terreni montani, ilcontinuo disboscamento, tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente e lamancata manutenzione dei versantie dei corsi d’acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto” incrementando l’esposizione del già fragile territorio italiano ai fenomeni più pericolosi. In un simile contesto occupano un posto rilevante anche un’urbanizzazione scriteriata e un forteabusivismo edilizio, di cui i più recenti datiIstatrilevano enorme diffusione inCalabria e Basilicata (54%)e, a seguire, in Campania (50%). Una piaga tornata di recente all’attenzione dell’opinione pubblica dopo la tragica alluvione che ha colpito l’isola di Ischia nel novembre 2022, con particolare intensità nel comune di Casamicciola Terme, doveuna casa su due è stata costruita senza permessoin zone altamente instabili. Per questo motivo, la soluzione più adatta a fronteggiare i pericoli degli eventi estremi è optare per un’assicurazioneche riesca a coprire tutti i potenziali danni. Una scelta saggia ma costosa, in quanto maggiore è la probabilità che il danno si concretizzi (per via, a esempio, di una maggiore vicinanza dell’abitazione a una montagna a rischio crollo oppure una zona altamente sismica) e più alta sarà la quota da pagare annualmente alla compagnia assicurativa. In Italia sono circa1,7 milioni gli assicuraticontro le catastrofi naturali, anche se solo metà delle polizze copre realmente tutti i rischi, in quanto 579.000 fanno riferimento alla sola eventualità di un terremoto, e 291.000 sono per le alluvioni. A pesare sulla scarsa adesione verso il sistema assicurativo, l’idea che, nei casi più drastici, sarà lo Stato a farsi carico di tutti i danni. Unaconvinzione estremamente illusoriache, oltre a non avere solidità giuridica, è stata smentita dalla realtà della cronaca, dove in tutti i casi di calamità naturali la copertura dello Stato non è stata totale e neanche tempestiva. Tanto che l’anno scorso sono statiridotti i risarcimentiper alcune famiglie coinvolte nel terribile terremoto che nel 2009 colpì il centro Italia, in quanto secondo una sentenza del tribunale civile dell’Aquila le vittimenon lasciarono le loro abitazioni quando ci fu la scossa. Fra i molteplici modi per esortare gli italiani a interessarsi maggiormente alle polizze assicurative, oltre alle già attuate agevolazioni fiscali, cioè unadetrazione del costo del 19%dal conteggio Irpef, è necessaria anche una adeguataalfabetizzazione assicurativa. Un tema dove l’Italia occupa tristemente i posti più bassi se confrontata con gli altri Paesi europei, dato che la nostraspesa assicurativa pro-capite rappresentameno di un terzodi quella francese o tedesca,nonostante la nostra esigenza sia maggiore. Dalla ricerca commissionata dall’IVASS- Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni,appena il 63% degli italiani conosce il concetto di “premio assicurativo”,mentre poco meno del 60% capisce cosa si intende per “franchigia”. Un gap culturale che ilMinistero per la protezione civile, guidato da Nello Musumeci e reintrodotto dal Governo dopo 21 anni, dovrebbe avere come primo obiettivo da risolvere.
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