Il dramma dei bambini palestinesi nelle carceri israeliane

La vita dei bambini palestinesi è un inferno, e non solo dopo l’escalation bellica delle ultime settimane. A denunciarlo èSave the Children,tramite il reportInjustice, dal quale emerge cheogni anno tra i 500 e i 1.000 minori della Cisgiordania sono trattenuti all’interno del sistema di detenzione militare israeliano. L’accusa principale a loro carico è illancio di pietre, che può comportare una condanna a20 anni di carcere. Come si legge nellaricerca, i palestinesi “sono gli unici bambini al mondo a essere sistematicamenteprocessatida tribunali militari, con processi iniqui, arresti violenti, spesso notturni e interrogatori coercitivi. In prigione sono sottoposti ad abusi emotivi e fisici, l’assistenza sanitaria e il sostegno psicosociale sono per loro molto limitati e con l’emergenza del Coronavirus la loro situazione si è ulteriormente aggravata”. Insieme a un’organizzazione partner,Save the Childrenha consultato 228 ex minori detenuti da uno a 18 mesi in tutta la Cisgiordania, scoprendo che la maggior parte di loro è stata picchiata (quattro su cinque pari all’86%), ammanettata e bendata durante l’arresto, e che gli interrogatori che hanno subito sono avvenuti “in luoghi sconosciuti senza la presenza di qualcuno che se ne prendesse cura e spessoprivati di cibo, acqua e sonno, o dell’accesso all’assistenza legale”. Il 69% è stato sottoposto a perquisizione e quasi la metà (42%) ferita al momento dell’arresto.Sono state rilevate ferite da arma da fuoco e fratture ossee e alcuni hanno denunciatoviolenze di natura sessuale.I bambini arrestati vengono trasferiti in tribunale o in centri di detenzione in piccole gabbie. Israeleha ratificato laConvenzione dei Diritti del Bambinonel 1991, impegnandosi ad attuare tutti i diritti e le protezioni inclusi nel trattato, compreso il fatto che l’interesse superiore del minore deve essere una considerazione primaria in tutte le decisioni che lo riguardano, e la detenzione deve essere usata solo come una misura di ultima istanza per il periodo più breve possibile (articolo 37). Nonostante ciò il Paese rimanel’unico al mondo a detenere e perseguire i bambini nei tribunali militari, privandoli dei diritti e delle protezioni fondamentali del giusto processo e violando sistematicamente la Convenzione dei Diritti del Bambino, la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite e la Quarta Convenzione di Ginevra sulla tutela della popolazione civile in tempo di guerra. Già primadell’inasprimentodel conflitto tra Israele e Palestina, il 2023 era stato un anno atroce per la sorte di bambine e bambini palestinesi, conalmeno38 di loro uccisidalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata. Ma in Palestina non sono solo i più piccoli a vivere situazioni disperate.Amnesty Internationalnel rapportoIsrael’s Apartheid against Palestiniansdescrive il sistema di oppressione e dominazione di Israele nei confronti della popolazione palestinesee afferma che le autorità israeliane devono essere chiamate a rendere conto delcrimine di apartheidcontro i palestinesi. Le massicce requisizioni di terre e proprietà, le uccisioni illegali, i trasferimenti forzati, le drastiche limitazioni al movimento e il diniego di nazionalità e cittadinanza ai danni dei palestinesi fanno parte di un sistema che, secondo il diritto internazionale e costituisce apartheid. Questo sistema si basa suviolazioni dei diritti umaniche, secondo Amnesty International, qualificano l’apartheid come crimine contro l’umanità così come definito dalloStatuto di Romadel Tribunale penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato che«non è possibile giustificare in alcun modo un sistema edificato sull’oppressione razzista, istituzionalizzata e prolungata, di milioni di persone. L’apartheid non ha posto nel nostro mondo e gli stati che scelgono di essere indulgenti verso Israele si troveranno a loro volta dal lato sbagliato della storia. I governi che continuano a fornire armi a Israele e lo proteggono dai meccanismi di accertamento delle responsabilità delle Nazioni Unite stanno sostenendo un sistema di apartheid, compromettendo l’ordine giuridico internazionale ed esacerbando la sofferenza della popolazione palestinese. La comunità internazionale deve affrontare la realtà dell’apartheid israeliano e dare seguito alle molte opportunità di cercare giustizia che rimangono vergognosamente inesplorate». La relatrice speciale al Consiglio dell’Onu per i Diritti UmaniFrancesca Albanesein unrapportosulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesioccupati dal 1967, ha esaminato il sistema di apartheid,denunciando il vasto quadro di illegalità in cui si attua la progressiva espansione territoriale israeliana, con la confisca di terre ai palestinesi e l’istituzione di proprie colonie in Cisgiordania in un contesto di dominio militare, che annulla il diritto del popolo palestinese alla propria autodeterminazione. In un secondorapporto ha invece analizzatotra le altre cose, gliordini militari in base ai quali vengono arrestati i palestinesi. «Tutto il sistema che controlla i palestinesi è di matrice militare: gli ordini vengono scritti da militari, eseguiti dai militari, i tribunali sono amministrati da militari, i giudici sono militari. Cinque milioni di Palestinesi sono sotto giurisdizione militare da 56 anni: l’esistenza delle autorità palestinesi in Cisgiordania e Gaza non altera questa realtà di fatto né gli obblighi internazionali che con essa Israele viola. Inoltre il rapporto analizza le ragioni per cui i palestinesi vengono continuamente arrestati, detenuti, interrogati, spesso torturati, con una particolare attenzione ai minorenni e agli oltre mille prigionieri in detenzione amministrativa – che nel caso di Israele corrisponde a una vera e propria politica di incarcerazione senza accusa né processo, utilizzata come strumento di repressione e controllo».