L’Italia è uno dei pochi paesi dell’Europa occidentale a non avere una legge che punisca esplicitamente lediscriminazionicontro la comunitàLgbtq+.Ilrapporto 2022 – 2023 diAmnesty Internationalha segnalato in più parti lo scarso intervento italiano in favore dei diritti umani:dal reato di tortura alle condizioni di migranti e rifugiati, passando per la passività nei confronti della crisi climatica e le discriminazioni di donne e persone Lgbtq+. In particolare, un paragrafo è interamente dedicato alle discriminazioni della comunità arcobaleno: “Il parlamento ancora una volta non è riuscito ad approvare una legislazione che estendesse alle persone Lgbt+, alle donne e alle persone con disabilità le stesse tutele previste per altre vittime dei discorsi d’odio e crimini di odio basati su motivazioni razziste, religiose, etniche e nazionaliste”. Sempre nell’ambito delle diseguaglianze, all’interno delWorld Report 2022promosso daHuman Right Watchviene citato ildisegno di legge Zanche, dopo essere stato approvato alla Camera, è stato poi affossato al Senato, con riferimento alla parte del Ddl che “avrebbe configurato come reati la discriminazione e la violenza ‘permotivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità’”. Gli stanziamenti e i protocolli d’intesa All’interno della cornice generale in tema dell’ampliamento dei diritti delle personeLgbtq+, la Commissione Bilancio del Senato, nel 2020, ha approvato un emendamento (parte del Ddl Zan) perfinanziare,attraverso appositi bandi di concorso, lanascita di centri antidiscriminazione e case rifugioper le vittime diomotransfobia. L’Ufficio Nazionale antidiscriminazioni razziali a difesa delle differenze(Unar)ha assegnato i4 milioni di euro previsti alla “selezione di progetti per la costituzione di centricontro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e identità di genere”; ha promosso poi la costituzione di Centri Regionali Antidiscriminazioni, ovvero un insieme di presidi il cui obiettivo è rilevare e prendere in carico i fenomeni didiscriminazione e diffondere la cultura del rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità. La rete è organizzata su base regionale attraverso iCentri Regionali Antidiscriminazioni,strutture costituite e gestite dalle Regioni,con un ruolo di coordinamentorispetto ai nodi provinciali o locali:“la sottoscrizione di accordi e protocolli d’intesa con numerose amministrazioni regionali e localie la collaborazione di molte associazioni di settore hanno contribuito alla diffusione di queste strutture su quasi tutto il territorio nazionale, articolate sulla base di linee guida che tengono conto di alcune buone pratiche sperimentate da regioni virtuose quali l’Emilia Romagna”. I servizi dei centri antidiscriminazione in Italia finanziati daUnar Nel 2022 a Torino, Perugia e Padova sono nati i primi centri antidiscriminazione,nati dai bandi vinti con lo stanziamento dei 4 milioni di euro dell’Unar. Nelcapoluogo piemonteseè stato fondato ilcentro Porto Sicuro,che offre ascolto, accoglienza e supporto psicologico alla comunità Lgbtq+ (sono stati attivati anche sportelli dedicati a tematiche quali lavoro, casa e salute con il supporto di un centro di assistenza legale).All’interno del progetto ci sono spazi rivolti all’accoglienza e al supporto per le persone transgender, sex workers, migranti, rifugiati e richiedenti asilo Lgbtq+. Nella città diPerugiailCentro Omphalosè il primo centro regionale che si rivolge allepersone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex vittime di discriminazione o violenzaper l’orientamento sessuale e/o identità di genere. L’attività del centro antidiscriminazione offre consulenza e supporto psicologico, legale, sanitario, lavorativo, abitativo e di assistenza sociale. APadovaè attivo ilCentro Antidiscriminazione e antiviolenza Lgbt+ Mariasilvia Spolatoche si occupa di accoglienza, consulenza, sostegno, protezione per le persone Lgbtq+ vittime di discriminazioni, maltrattamenti, violenze, abusi. Oltre agli sportelli legali, di supporto psicologico e di ricerca abitativa, il centro padovano offre gruppi di auto-mutuo-aiuto rivolti a persone transgender, accompagnamento per uscite con unità di strada per contattare sex workers, gruppi di supporto per persone sieropositive, sportelli di supporto socio-legale rivolti a persone migranti, incontri sociali interculturali e attività di formazione esterna rivolta a realtà del territorio.Il nome del centro è dedicato alla figura della docente e attivistaMariasilvia Spolato, fondatrice della rivistaFuori!e delFronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Considerata la prima donna a rendere manifesta la propria omosessualità in Italia, è stata licenziata dal Ministero dell’Istruzione e allontanata dalla sua famiglia a causadelle sue battaglie e dell’attivismo Lgbtq+. Benché non esista ancora una mappa interattiva che permetta di tracciare tutti icentri antidiscriminazione presenti sul territorio, tramite il portale Unar è possibiletrovare l’elencodelle realtà che offrono questo tipo di servizio pubblico e gratuito.
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