Ex Ilva: nazionalizzazione mancata e nuovi scioperi

 

La storia dell’Ilva(originariamenteIndustria Laminati Piani e Affini) è una tra le più complesse a livello imprenditoriale in Italia e, malgrado gli anni, non presenta particolari miglioramenti. Dapprima la società è stata oggetto di inchieste e gravi accuse diviolazioni ai danni dell’ambiente, specialmente nella città diTaranto, conimpatti negativi sulla salutedei residenti e sull’ecosistema locale. Nel 2012 l’Ilva viene commissariata dal Governo e 6 anni dopo viene acquisita da parte del colosso tedesco dell’acciaioAncelorMittal, per poi assistere nel 2021 all’ingresso dello Statonella compagine societaria tramite l’Invitalia, agenzia governativa partecipata dal Ministero delle finanze per incentivare e sostenere le imprese italiane, oltre a cercare di rilanciare quelle più in difficoltà. Dopo l’ingresso dello Stato nel capitale sociale della società, questa prende definitivamente il nome diAcciaierie d’Italiae un nuovo management avvia un percorso diretto al risanamento ambientale, riduzione dell’inquinamento e migliore attrattività per gli investitori esteri, anche se non tutto sembra andare per il verso giusto. Per realizzare ilpiano di decarbonizzazionedell’impresaservono 10 anni eminimo5,5 miliardi,anche se l’ex Ilva soffre unasottoproduzionedecisamente preoccupante. A fronte di 6 milioni di tonnellate di acciaio solido approvate dalle autorità competenti, la fabbrica èriuscita a produrne a malapena 3,4 milioninel 2022. Una stasi di questo livello non è nuova in casa Ilva, specialmente se funzionano 2 altiforni su 3, con metà delle acciaierie disponibili,impianti ancora sotto sequestroe2.500 addetti ancora in cassa integrazionedal 2019. Uno scenario complesso in cui si aggiungono problemi con leforniture di gas, entrata ufficialmente in default dopo la recente scadenza del termine assegnato dall’Arera, Autorità di regolazione energia, reti e ambiente, che imponeva all’AdI Holding(tra i più importanti consumatori singoli di gas) di cercare un nuovo fornitore sul mercato libero. In un simile contesto i vertici dell’Acciaieria hanno portato avanti unroadshow commerciale,ovvero una serie di incontri ed eventi articolati in più tappe, chiamatoSteel Commitment 2023, che ha raccolto l’adesione dioltre 500 clientinello stabilimento di Taranto, per rassicurare e garantire al mercato l’impegno nel perseguire tutti gli obiettivi per tempo. Una conferenza decisamente non gradita dai sindacati (Fim, FiomeUilm) secondo cui «ancora una volta vi è statauna rappresentazione ben diversa dalla realtàin cui versa lo stabilimento siderurgico di Taranto». Motivo per cui il28 settembre,mentre l’amministratrice delegata Lucia Morsellie il presidente Franco Bernabè presentavano nuovi prodotti, interventi ambientalida 2 miliardi di euroe una nuova scuola di formazione specialistica per laureati Stem (laTechnical Academy), i sindacati affiggevano per tutta la città il volto dell’amministratrice, premiandola sarcasticamente per la “peggiore gestione di sempre”, lamentando l’assenza di una programmazione ordinaria e straordinaria della produzione, gravi carenze nella manutenzione degli impianti etotale assenza di un piano industrialecapace di dettare la linea sul futuro ambientale e occupazionale della società. Un quadro così critico necessita prima di tutto di risorse fresche per affrontare le sfide del breve termine. I680 milioni di euroerogati dal GovernotramiteInvitalianei mesi scorsi sarebbe dovuto essere unponte verso una scalata dello Statonell’azionariato diAdIverso il 60%. Ma questanazionalizzazionesembra ormai essere stata cestinata dal ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, incaricato dal Governo di stringere un patto conAncelorMittal, che rimaneazionista di maggioranza al 62%, perdefinire nuovi accordi su risorse, interventi e soprattutto tempistiche. Nel frattempo,i lavoratori dell’ex Ilva si organizzano in ogni parte d’Italia.Oltre alle mobilitazioni di Taranto, la Rappresentanza sindacale dellostabilimento di Genova Corniglianoha dichiarato lunedì 2 ottobre24 ore di sciopero. Una decisione destinata a essere «l’inizio di una lunga serie di azioni di lotta», commentano Fim e Cisl a margine dell’assemblea avuta luogo la mattina stessa con tutti i lavoratori di Acciaierie d’Italia, tra cui 200 in amministrazione straordinaria, ancora in attesa di una regolare proposta di assunzione dal 2018.