Introduzione e alcuni dati È possibile rivelare l’origine del concetto dieducazione interculturalegrazie allo sviluppo delfenomeno migratorio(specialmente tra gli anni ’70 e ’80) e l’avanzamento didifferenti realtà culturali, linguistiche e socialianche negli edifici scolastici. Le 2 parole coesistono armoniosamente, come per indicare fin da subito chele molteplicità culturalipossono essere considerate enormiopportunità educative. Sicuramente, l’evolversi dellaglobalizzazioneha favorito un acceleramento della nozione stessa diinterculturalitàtra ibanchi di scuolaperché i bambini si ritrovano a confrontarsi e condividere il proprio quotidiano in un mondo sempre più caratterizzato da infinite interconnessioni. Da un punto di vista più generico, l’essere umano è costantementein contatto con nuovi soggettie nuove identità all’interno di una lente interculturale sempre più visibile. Secondo ilreportpubblicato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito(Mur),che si riferisce all’anno scolastico 2020/2021, lestudentessee glistudenti con cittadinanza non italianasonoin totale865.388di cui il65,3%è centralizzatosoprattutto al Nord, il22,2%alCentroe il12,5%alSud. La Regione dove questa presenza risulta maggiore è ancora la Lombardia: nell’a.s. 2019/2020, infatti, aveva accolto 220.771 studenti di altri Paesi, oltre un quarto del totale presente in Italia (25,5%). Prendendo in considerazione sempre questo arco temporale, i dati sono aumentati specialmente comeconseguenza del prolungamento delle migrazioniche si registrano ogni anno. Gli studenti di cittadinanza non italiana sono nativi di quasi 200 Paesi del mondo:il 44,95% è di origine europea, il 26,9% africana e 20,2% asiatica. Tuttavia, anche se esistono molteplici definizioni diinterculturalità, spicca una caratteristica importante ossia ilforte legame tra cultura e identitàdal quale scaturiscono le manovre verso l’integrazione educativa. Cenni storici Il termine in questione è apparso in via ufficiale nelle scuole italiane con laCircolare ministeriale del 26 luglio 1990 (n. 205)che si focalizzava sull’accoglimento delle alunne e degli alunni di altre nazionalitàe, conseguentemente, sull’educazione legata all’interculturalitàcome “risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone”. Pertanto, l’obiettivo primario dell’educazione interculturalesi delinea come “promozione delle capacità di convivenza costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Comporta non solo l’accettazione e il rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento della sua identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento”. L’alloraMiurcreò, il 6 dicembre 2006, l’Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturalea vantaggio dell’intera collettività scolastica. Inoltre, alcune istituzioni europee e internazionali hanno posto già da qualche tempo l’accento sull’educazione interculturale. Il 19 gennaio del 2016 si tenne larisoluzionedel Parlamento europeo sul ruolo deldialogo interculturale, delladiversità culturalee dell’istruzionecome strumenti essenziali con i quali promuovere i valori fondamentali dell’Ue. Il documentoUnesco,invece,Guidelines on Intercultural Education,riporta: “Tradizionalmente vi sono due approcci:educazione multiculturaleeeducazione interculturale. Il primo, usa gli apprendimenti delle altre culture per generare una loro accettazione. Il secondo, si propone di andare oltre la passiva coesistenza al fine di raggiungere un modo di vivere insieme in evoluzione e sostenibile attraverso la creazione di comprensione, rispetto e dialogo tra gruppi culturali differenti”. Sono 2 accezioni distinte ma, allo stesso tempo, unite tra di loro: è proprio l’aspetto multiculturale della società(tradotto concretamente nell’individuazione delle differenze) che sottolinea il bisogno di adottare un’educazione interculturale caratterizzata da un notevole bagaglio di conoscenze e idee in costante aumento. I progressi Il 17 marzo 2022 sono stati presentati presso l’Università Roma Tre e, nel frattempo, applicati in molti istituti e università gliOrientamenti interculturaliche mettono in luce le varie modalità organizzative e le proposte per una scuola in grado di garantireaccoglienza,inclusione e formazione verso un’interculturalitàsempre più duratura. Il documento ha conosciuto poi una celere attuazione con lo scoppio della guerra russo-ucraina. Gli istituti italiani hanno applicato (e stanno mettendo ancora in pratica) progetti diintegrazionegrazie ai quali bambine e bambini in fuga dalle esplosioni e dal conflitto riescono a continuare gli studi. IlMueha stabilito una somma pari31.133.046 europer finanziare 3.702 scuole con attività che ricoprono la sfera linguistica e sociale. Si tratta di un aspetto sostanziale che evidenzia, ancora una volta, l’impegno verso un’interculturalitàpriva di muri seppure con qualche ostacolo da superare. Infatti, tutti i discenti con background migratori necessitano di continue azioni e interventi a favore dei propri diritti socioeducativi. La Commissione europea ha realizzatoHorizon2020(oH2020), strumento di finanziamento per sostenere e promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione, che ha dato la possibilità di portare avanti un progetto molto importante, chiamatoIntegration Mapping of Refugee and Migrant children in Schools and other Experiential environments in Europe(IMMERSE)di cuiSave The Children Italiaè partner. Si tratta di una piattaforma online in cui si possono riunire varie personalità con lo scopo di ottimizzare laformazione dei minorenni rifugiati e migrantiin Europa attraverso attività inclusive e interculturali. Tra queste spiccaIMMERSE YOURSELF AGAIN!,un’esposizione di poesie e disegni realizzati da bambine e bambini tra i 7 e i 14 anni, dedicati alvalore della linguacome mezzo potente di comunicazione, capace di garantire unaforte inclusione interculturale. Il plurilinguismo, infatti, è una caratteristica che ha un certo rilievo nel nostro Paese e a livello europeo. Basti pensare ai numerosi dialetti tipici di ogni Regione e i vari idiomi della popolazione extra Ue. L’Istituto Nazionale di Statistica – Istat, fece alcunestimenel 2015: le lingue maggiormente parlate dagli adolescenti stranieri che frequentavano le scuole secondarie eranocinese, filippino o tagalog, francese, inglese e romeno. LeIndicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, stabilite nel 2012, asseriscono che“una molteplicità di lingue e culture è entrata nelle nostre scuole”avvantaggiando l’insorgere di condizioni positive, interazioni e coesistenze globali. Nondimeno, si legge sempre nel testo, “l’interculturaè già oggi il modello che permette a tutti i bambini e ragazzi ilriconoscimento reciproco e dell’identità di ciascuno.La scuola raccoglie con successo una sfida universale, di apertura verso il mondo, di pratica dell’uguaglianza nel riconoscimento delle differenze”. Prospettive future Le istituzioni, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, gli educatori, gli operatori sociali e le associazioni del terzo settore si sono posti l’obiettivo di garantire unacostante e univoca collaborazioneche porterà a unaggiornamento del sistema scolastico.Da una parte, i nuovi strumenti dovranno da una parte, concentrarsi su una concretaintegrazione di numerose cultureche esisteranno insieme, unite, senza perdere la propria identità; dall’altra, bisognerà conservare (se non ampliare) il progresso e il benessere attraverso l’educazione. Sempre all’interno del documento Orientamenti culturali, si legge che uno dei prossimi obiettivi sarà il riconoscimento delle lingue. Il risultato sarà lavalorizzazione del patrimonio linguistico e culturaleanche degli alunni nati in contesti differenti e altre Nazioni. Stando all’elaborato delMur, i nuovi progetti dovranno basarsi sui seguenti punti: – potenziamento delle specificità per sostenere l’inclusione e garantire un benessere scolastico duraturo; -optare per libri di testo e tematiche didattiche che tengano conto della grande quantità di culture esistenti (sia per gli studenti sia per gli italiani); -portare avanti le numerose collaborazioni tra stakeholders e costruirne di nuove; -sostenere un rinnovo della didattica e delle relazioni tra tutti gli studenti in un ambiente che predilige un fiorente pluralismo culturale; -innalzare la figura dell’insegnante che deve andare di pari passo con le metamorfosi culturali, innovative, tecnologiche e sociali; -guidare le istituzioni scolastiche a introdurre annualmente il concetto di interculturalità anche per una predizione dell’educazione civica; -indirizzare l’istruzione al consolidamento nei confronti del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Inoltre, l’impostazione scolastica italiana (le metodologie di apprendimento, insegnamento e valutazione) e i rapporti tra i docenti, gli scolari e le famiglie giocano un ruolo vitale per l’ampliamento di un’educazione interculturale scolastica ed extrascolastica,perché ciò che viene appreso tra le mura degli istituti verrà poi portato “fuori” dal bambino. Infine, l’idea di un’educazione interculturale sta avanzando adesso in numerose forme che prendono in considerazione svariate situazioni economico-sociali e Paesi, dove l’esistenza di culture diverse viene rilevata a partire dall’infanzia e fino all’età adulta. Questo processo deve essere continuamente sostenuto da metodologie e scelte che si basano su politiche sociali e educative dirette all’identificazione di una pluralità condivisa.
Lascia un commento