L’atlante dei bambini che mostra le disuguaglianze nel mondo
GliObiettivi di sviluppo sostenibile, fissati nel 2015 dalle Nazioni Unite per eliminare le disuguaglianze e proiettare l’umanità verso un futuro più green, scadranno fra 7 anni. In particolare, però, ladisuguaglianza infantileèancora molto forte:se entro il 2030 non si raggiungeranno gli Obiettivi, quasi1 bambino su 2 subirà un rallentamento nella crescita,per un totale di circa 194 milioni di minori. L’Atlante dei bambinidella OngSave the Childrenraccoglie ed elabora dati statistici (nazionali, regionali e locali) per raggruppare in un’unica pubblicazionele disuguaglianza vissute dai bambini nel mondo: povertà, educazione, tasso di mortalità e impatto della crisi climatica, ma anche malnutrizione e altre problematiche sanitarie. I dati specifici relativi alle disuguaglianze sono incrociati, poi, con altre informazioni riguardanti rischi per i bambini e crisi generali, politiche e decisioni pubbliche. Oltre a tipologie quantitative (per esempioUnicef, Unesco, Organizzazione mondiale della sanità e Banca Mondiale), le fonti includono anchetestimonianze dirette. All’interno dell’Atlante,ogni Stato del mondo ha una propriascheda,che può essere esplorata individualmente o comparandola con un’altra: dai dati emergono significative differenze tra le regioni del Pianeta.Nascere nel posto giusto è un privilegioe, in senso opposto, chi nasce in alcuni Paesi ha meno possibilità di sopravvivere, di imparare a leggere, di nutrirsi in modo adeguato, di non subire disastri climatici estremi. L’intersezionalità delle disuguaglianze Le crisi sono intersecate tra loro, così come le forme dioppressione. E anchele disuguaglianzesi intrecciano: essere sottoposti a eventi climatici estremi spesso implica elevati tassi di povertà, che influiscono sulla nutrizione e sull’accesso alle cure mediche. Inoltre, i rischi e le crisi di un Paese si sovrappongono alla mala (o buona) gestione della crisi stessa da parte delle istituzioni, alla salute dei bambini e alla loro più generica protezione. Non stupisce, quindi, che sianole aree più soggette aguerre, povertà, crisi ambientali le stesse dovele disuguaglianzeinfantili sonopiù drammatiche: da Paesi colpiti in modo feroce dalla crisi climatica, come il Pakistan, si passa a Stati dove la povertà è ai massimi livelli e l’instabilità politica è frequente, comeSudane Burkina Faso. I Paesi dove l’infanzia è meno tutelata Da una comparazione globale, all’ultimo posto per tutela dei diritti infantili c’è ilBurkina Faso: ha ilpiù alto tasso di mortalità al di sotto dei 5 annidel mondo. La stessa tendenza si riscontra in altriPaesi dell’Africa sub-sahariana: la previsione diSave the Childrenè che86 milioni di bambini nati tra il 2023 e il 2030 in questa regione subiranno un arresto della crescita. Altra area molto colpita è l’Asia meridionale, seguita da quella orientale e dalla regione del Pacifico. Ci sono poi la regione del Medio Oriente e il Nord Africa. I primi 10 posti nella classifica dei Paesi con alti tassi di mortalità sotto i 5 anni sono tutti concentrati nell’Africa orientale e centrale(Niger,Nigeria, Chad, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana, Guinea, Mali, Benin sono i primi 8) e in 2 Stati dell’Africa orientale e meridionale(Somalia e Sud Sudan). IlPakistane la Repubblica Democratica del Congorientrano tra gli Stati che dovranno affrontare i tassi più alti di arresto della crescita tra i bambini nei prossimi 7 anni, “con oltre il 25% della loro popolazione che già ora sta affrontandoalti livelli di crisi di fame” si legge nell’Atlante. Come si evolveranno le disuguaglianze Al contrario, se nulla verrà fatto o se si agirà troppo lentamente, ledisuguaglianze colpiranno sempre più bambini. E in questo scenario, la responsabilità della crisi climatica sarà cruciale. L’esposizione agli effetti del climate change è in aumento e nel 2030 potrebbero essere2,6 miliardi i minori che vivranno almeno un evento climatico estremo. L’istruzione, senza un incremento di politiche a favore, rappresenta un altro elemento di disuguaglianza: l’accesso alla scuola è ancora basso per moltissimi studenti. E la previsione è che “2 bambini su 5 non saranno in grado di leggereentro l’età di 10 anni”. Secondo la Ceo diSave the Children,Inger Ashing: «La partecipazione dei minori è fondamentale per perseguire con successo gli Obiettivi di sviluppo sostenibilee, in ultima analisi, per garantire i loro diritti, tra cui quello di esprimere le proprie opinioni e partecipare al processo decisionale pubblico su questioni che riguardano la loro vita».