9 italiani su 10 temono la crisi climatica (e la fine del mondo)

 

Andiamo incontro all’apocalisse ma perlomeno ne siamo consapevoli. Per l’86% degli italiani,la crisi climatica e ambientale“può mettere a repentaglio le società umane, se non si cambia decisamente rotta”. Inoltre, quasi un intervistato su due pensa che la scomparsa di quasi ogni essere umano sia abbastanza o molto probabile. I dati emergono dall’indagineLe emergenze ambientali e il rischio di estinzione secondo gli italiani, effettuata daAstraRicercheperGreenpeace Italia, su un campione di 800 persone tra i 15 e i 70 anni. L’analisi rimette così al centro del dibattito la cosiddettaecoansia, la crescente preoccupazione delle nuove generazioni rispetto agli impatti dellacrisi climatico-ambientale. Tra chi teme di più per il futuro ci sono infatti i giovani.Le donne della Gen Z e della Gen X, nella misura complessiva del 60%, sono le persone più spaventate dalle prospettive di estinzione completa o parziale dell’umanità. La percezione delrischio di estinzionesi amplifica guardando allespecie animali: per il 93% degli intervistati è “molto/abbastanza probabile”. La crisi climaticaè uno dei maggiori fattori di pericolo anche su questo piano e colpisce almeno il 41% dellespecie marine minacciate, come ha segnalato lo Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura). Ma allora chi deve intervenire? Le risposte su questo punto sono interessanti. Per il 67% degli italiani la responsabilità èdei governi e degli Stati, a cui seguonole istituzioni mondiali(57%),i cittadini e le famiglie(40%),gli enti locali(38%),le aziende e le associazioni(36%) ele organizzazioni del terzo settore(34%). D’altra parte negli ultimi tempi gli effetti della crisi climatica si stanno facendo sentire sempre di più in ogni ambito della vita. Recentemente l’azione diGreenpeacesi è concentrata suighiacciai italiani, sotto pressione a causa del riscaldamento globale, realizzando due spedizioni insieme alComitato Glaciologico Italiano. Si è scoperto così cheil ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, e quello delMiage, in Valle d’Aosta, continuano a perdere acqua e spessore in grandi quantità. «La fusione dei ghiacciai montani, la siccità ricorrente, gli eventi estremi del 2023 indicano chela crisi climaticaè evidente anche nel nostro Paese – commentaGiuseppe Onufrio, direttore esecutivo diGreenpeace Italia -I segnali ci sono tutti. Dobbiamo ascoltare questi campanelli d’allarme non per disperarci, ma per investire sulle soluzioni. Dobbiamo finalmente invertire la rotta e avviare quella transizione ecologica che è l’unico antidoto possibile alla crisi ambientale. Il ruolo diGreenpeaceè quello di suggerire la rotta e spingere il mondo politico e quello economico ad andare nella giusta direzione. Lo dobbiamo a noi e alle generazioni future». L’indagine coordinata dalla Onlus accompagna l’iniziativaNon per beneficenza ma per sopravvivenza, con l’invito rivolto ai cittadini a destinare il proprio 5×1000 a un ente che svolge attività di interesse sociale. C’è tempo fino al 30 settembre per scegliere di farlo.