L’Italia, con gli Usa, è il maggior finanziatore di fossili al mondo
Il nostro Paese da gennaio 2023 a oggi ha elargito oltre 1,2 miliardi di dollari, pari a 1,12 miliardi di euro, aprogetti fossilisotto forma disussidi pubblici. L’Italiadisattende così le promesse sottoscritte conlaGlasgow DeclarationallaCop26delle Nazioni Unite, tenuta in Scozia nel 2021. Gli Stati si erano impegnati a sospendere tutti questi tipi di investimento entro la fine del 2022. Il nuovo rapporto diffuso daOil Change Internationalfa luce. Il Belpaese, come si legge nel documento, si è impegnato attivamente in diversi progetti legati araffinerie e gas, sparsi in tutto il globo e responsabili di grandi quantità diemissioni inquinanti. Le destinazioni spaziano tra Indonesia, Perù, Uzbekistan, Brasile, Mozambico, Turchia e Vietnam. La nostra Penisola non si accontenta di essere soltanto inadempiente ma vuole proprio distinguersi in negativo a livello internazionale, scalando la classifica delle nazioni che destinano piùsussidi alle energie fossili. Tra il 2019 e il 2021l’Italiarisultava essere il sesto più grande finanziatore di combustibili fossili al mondo. Ebbene, guardando esclusivamente al 2023, ora lo Stivale è addirittura secondo solo agliStati Uniti d’America, che domina la graduatoria con 1,5 miliardi di dollari distribuiti in questi primi otto mesi dell’anno. L’Italiasupera quindi potenze comelaGermania, che chiude il podio,il Giappone,l’Olandaela Svizzera. Considerando solo le prime sei posizioni della lista, ammontano a circa 4,4 miliardi i dollari trasmessi aiprogetti fossilitramite sussidi statali, crediti alle esportazioni e agenzie nazionali di sviluppo. Il dato è allarmante. I progetti sostenuti con questi fondi risultano naturalmente incoerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigie in particolare con il limite anti-riscaldamento globale di 1,5-2 °C. D’altra parte questo traguardo è stato apparentemente dimenticato anche dai leader mondiali che si sono appena riuniti peril G20 in India. Contemporaneamenteun rapporto dell’Onuha evidenziato la cattiva strada intrapresa, con la Terra che si avvia a raggiungere i 2,4 gradi Celsius entro la fine del secolo. La mobilitazione internazionaleGlobal Fight to end Fossil Fuels, dal 15 al 17 settembre,vede l’adesione diLegambientenell’ambito della campagna italianaFuori dall’Energia Fossile. L’associazione ambientalista denuncia come il nostro Paese, invece di puntare sulle rinnovabili, stia diventando «Hub del gas, del trasporto e della cattura del carbonio per l’Europa». «È fondamentale puntare su massicci investimenti nellefonti rinnovabili, semplificando le procedure autorizzative, su importanti politiche di efficientamento del patrimonio edilizio, sviluppo di reti, accumuli ecomunità energetiche», dichiara Katiuscia Eroe, responsabile energia diLegambiente, «liberando risorse, eliminando e rimodulando gli oltre 40 miliardi disussidi ambientalmente dannosiche l’Italia spende ogni anno. Fondamentale, inoltre, puntare su unPiano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec)ambizioso, portando l’obiettivo di riduzione delle emissioni dal 40,3% al 65%».