I giovani di tutto il mondo hanno meno fiducia nella democrazia

 

Le persone hanno ancora fiducia nellademocrazia, ma pare che, tra i giovani, questa tenenza si stia pian piano affievolendo. A rilevarlo è il sondaggio internazionale condotto in 30 Paesi intitolatoOpen Society Barometer: Can Democracy Deliver?. LaOpen Society Foundations, la rete di donatori della società civile finanziata dal miliardario filantropoGeorge Soros, si è domandata: “Con lacrisi climatica, lacrescente disuguaglianza di redditoelasfiducia nei confronti dei politici,la democrazia può dare risultati?” I risultati mostrano che sembra esserci una forte correlazione tra età e atteggiamenti contrari ai principi democratici: “I giovani di tutto il mondo hanno meno fiducia nella democrazia di qualsiasi fascia d’età, il che rappresenta una grave minaccia per il loro futuro”, spiega il rapporto. Se è vero chel’86% degli intervistati prediligeuno Stato democraticoe solo il 20% ritiene che i regimi autoritari siano più capaci di fornire “ciò che i cittadini vogliono”, tra la fascia d’età 18-35 anni solo il 57% ritiene che la democrazia sia preferibile a qualsiasi altra forma di Governo, rispetto al 71% degli intervistati più anziani. Oltre un terzo (35%) dei giovani interpellati della Generazione Z e Millennial è favorevole a un leader forte che elimini le legislature e le elezioni. Man mano che sale la fascia di età, la percentuale di favorevoli diminuisce: diventa il 32% tra i 36 e i 55 anni e scende al 26% tra gli over 56.Il 42% dei giovaniche hanno partecipato al sondaggioritiene che il Governo militare sia un buon modo di governare un Paese, mentre tra gli over 56 questa percentuale scende al 20%. Mark Malloch-Brown, presidente dellaOpen Society Foundations,parladi risultati «sia preoccupanti che allarmanti. Le persone in tutto il mondo vogliono ancora credere nella democrazia. Magenerazione dopo generazione, quella fede sta svanendomentre crescono i dubbi sulla sua capacità di apportare miglioramenti concreti alle loro vite. Questo deve cambiare». Il report spiega che questa tendenza tra Gen Z e Millennials, però, non dovrebbe sorprenderci: “I giovani di oggi sono cresciuti e si sono politicizzatinell’era della policrisi(alWorld Economic Forumdi Davos il 2023 è stato definito “l’anno della policrisi”,ndr) durante la quale le forme diturbolenza climatica, economica, tecnologica e geopoliticasono cresciute e si sono rafforzate in misura mai vista prima. Quindi, anche se la maggior parte delle persone a livello globale ha ancora fiducia nella democrazia, questa fede sta andando a singhiozzo. E questi risultati suggeriscono che potrebbe indebolirsi di generazione in generazione”. Anche se la democrazia continua a esercitare un “fascino diffuso”, bisogna dimostrare che sia davvero in grado di produrre risultati migliori e concreti per tutti. LaOpen Society Foundationsha intervistato36.344 persone in 30 Paesitra il 18 maggio e il 21 luglio 2023. Tra questi figurano l’Italia, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Germania, la Nigeria, il Bangladesh e l’Ucraina, dove si è svolta la ricerca attraverso un mix di panel online e fornitori locali. In generale, negli Stati a basso, medio ealto reddito,la crisi climaticaè la priorità assoluta: il 70% degli intervistati crede che il cambiamento climatico influenzerà personalmente gli intervistati e i loro mezzi di sussistenza nel corso del prossimo anno. Il 16% ha pensato ancora al cambiamento climatico quando gli è stato chiesto quale sia il problema che ha il maggiore impatto sulla loro vita, mentre il 21% ha optato per povertà e disuguaglianza. Le persone credono che un sistema internazionale più giusto sarebbe più efficace.Il 61% degli intervistati ritiene che i Paesi a basso reddito dovrebbero avere più voce in capitolo nel processo decisionaleglobale: una consapevolezza più diffusa tra gli stessi Paesi a basso reddito, più che in Europa e Stati Uniti. Tutti concordano, però, sulsostegno ai diritti umani, con percentuali comprese tra l’85% e il 95% in tutte le regioni e a ogni livello di reddito: i Governi che violano i diritti individuali per motivi di aspetto, religione, orientamento sessuale o di genere, sbagliano.