Il cemento del Ventennio sulle coste italiane

 

Riccione, estate 1937. Lacolonia marinaBertazzonidellafederazione fascista di Milanoospita 850 bambini in vacanza. Durante il regime queste strutture si moltiplicarono sulle spiagge italiane e spesso finanziate dai grandi gruppi industriali, accolsero migliaia di figli di operai e dipendenti pubblici durante l’estate. Formidabilistrumenti di propaganda– un’“oasi di benessere e di letizia per centinaia di figli del popolo lavoratore”, le definisce un cinegiornale dell’epoca – con l’entrata dell’Italia in guerra molte vennero riconvertite in ospedali militari matramontato il Ventennio riaccolsero bambini invacanzanei primi anni del turismo di massa, per poi essereabbandonatedefinitivamente con l’ascesa della case di villeggiatura familiari. Oggi questi edifici spiccano ancora su molte coste italiane, suscitando emozioni a metà strada tra il fascino dello “stile regime” e l’ecomostruosità. L’ultimorapporto di Legambienteha fatto un primocensimento delle ex colonie marine:132 quelle individuate, di cui 48 parzialmente o totalmente abbandonate, 34 demolite e 33 riconvertite in appartamenti, strutture ricettive e alberghi. Lariviera adriaticaospita il maggior numero di ex colonie di epoca fascista, concentrate sulle spiagge di Rimini e Riccione. Alcunedi queste strutturehanno recuperato la loro vocazione vacanziera.È il caso dellaBolognese Decima Legio, in stato di abbandono dal 1977 ma 2022 comprata all’asta per 5 milioni di euro da un imprenditore del settore alberghiero nel 2022. Anche la coloniaFara di Chiavari, in Liguria, qualche anno fa definita un ecomostro, nel 2014 è stata acquistata da privati, e ora ospita appartamenti di lusso e un hotel. Il modello proposto per il riuso delle ex colonie prevedemeno spazio per il mare e la natura a vantaggio dell’edificazione. La ristrutturazione, infatti, spesso sacrifica le grandi aree verdi che le circondano, per dar vita a nuove costruzioni funzionali alle strutture ricettive. Una minoranzadi questi fabbricatiospita oggi edifici pubblici.Tra questi, l’ex istituto marinoDux, di lido di Jesolo, che ora è un ospedale. Quella che fu la coloniaAlessandro Mussolinidi Miramare di Rimini è invece diventata unascuola, mentre dove prima c’era laFrancesco Baraccadi Cesenatico sorge un istituto tecnico commerciale. Troppi tuttavia restano icasi di abbandono e degrado, come la coloniaNovaresedi Rimini. Il casermone in stile razionalista che sfiora i 3.000 metri quadrati chiusa definitivamente nel 1975, nel 2003 è stata acquistata dal Comune e affidata a un’azienda per farne un polo benessere che al momento però non è ancora stato realizzato. Grazie ai fondi del Pnrr le cose potrebbero in parte cambiare. LaVittorio Emanueledi Ostia, stando all’annunciodal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, con un investimento previsto di 4,5 milioni di euroverrà parzialmente recuperata per farne unostello della gioventù 2.0. Questo intervento però è solo uno dei tanti che sarebbero necessari, perché a ridosso delle spiagge un tripudio di vetro e cemento armato attende di armonizzarsi con un paesaggio costiero giàcompromessodagli eventi meteo estremi e dal consumo di suolo. SecondoLegambienteper contenere l’ormai eccessivo volume di costruzioni sui litorali italiani, è prioritario ilrecupero edilizio virtuosoe la demolizione dove possibile, per restituire porzioni di costa alla collettività e al mare.