Manovra 2024: il Governo è a caccia di risorse

 

Come ogni anno, al rientro dalle ferie, quotidiani e programmi televisivi vengono velocemente invasi da dichiarazioni politiche da parte delle principali forze di maggioranza e opposizione. Fra i temi capaci di suscitare maggiore effervescenza c’è sicuramente laLegge di Bilancio 2024, che se con il Governo Draghi veniva celebrata come «untesto coraggioso, che privilegia e tutela i figli senza trascurare la stabilità dei conti pubblici» dall’allora ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, oggi – con una guerra interminabile in Ucraina e tutti i suoi risvolti negativi nell’economia internazionale – appare più come una manovra «complicata» per bocca dello stesso Giorgetti, promosso ministro dell’Economia dal Governo Meloni e impegnato a grattare gli ultimi fondi del barile per impacchettare una Legge di Bilancio il più possibile dignitosa. La coperta è corta e la scarsezza di risorse non potrà che tradursi in tagli ai finanziamenti e proposte da sacrificare. Motivo per cui già a partire dallaprima riunionedel Consiglio dei Ministri dopo le ferie Meloni ha esortato i ministri a gestire le finanze pubbliche diligentemente. Un richiamo alla prudenza che si leggespending review, in cui ogni Ministero dovrà «verificare nel dettagliole risorse attualmente spese, i capitoli di spesa, le misure attualmente finanziate» al fine di scongiurare sprechi e inefficienze. D’altronde, continua la Premier, «le poche risorse che abbiamodevono essere spese al meglio». Proprio per garantire una maggiore dinamicità negli investimenti il Governo punta a distaccarsi da progetti-zavorra infruttuosi per spostare le risorse verso altri interventi reputati più performanti. A questo proposito il viceministro dell’EconomiaMaurizio Leostarebbe pensando diintrodurre tagliqua e là nella giungla intricata di740 agevolazioni, esenzioni e detrazioniattualmente in vigore. Secondo un recentestudio del Senatoinfatti dal 2016 al 2022 la massa di sconti fiscali è cresciuta fino al 40% arrivando a rappresentare circa il 4% del Pil italiano: oltre125 miliardi di euro complessivi, 82 miliardi se non contiamo i bonus destinati a comuni e Regioni, da cui «una bella potatura» potrebbe far risparmiare circa5 miliardiper finanziare iltaglio delle tassepromesso in campagna elettorale, con misure in favore dei ceti medio bassi più vessati dall’inflazione. Quello al cuneo fiscale è forse il più forte intervento auspicato dal Governo per appesantire di quasi100 euro in piùle buste paga degli italiani, destinato con i suoi9-10 miliardia occupare la fetta più grossa del budget stanziato per l’intera Finanziaria, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 25-30 miliardi di euro. La nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) prevista per fine settembre chiarirà definitivamente l’ammontare delle risorse disponibili, ma fino a quel momento il Governo si guarda bene dall’avanzare l’ipotesi di farenuovo debito pubblico, a maggior ragione con l’imminente ripresa del negoziato con Bruxelles per trovare un nuovo modello delPatto di Stabilità e di Crescita(Psc). Si tratta di un accordo internazionale predisposto e sottoscritto nel 1997 dai Paesi dell’Unione europea per garantire un controllo uniforme delle loro rispettive politiche di bilancio pubbliche in modo da rafforzare il percorso di integrazione monetaria attraverso unastringente vigilanza del deficitdei singoli Stati. Lasospensione di queste regoledecisa nel 2020 per consentire politiche fiscali nazionali maggiormente espansive e rinvigorire l’economia nazionale piegata dalla pandemia scadrà a fine anno, proprio in coincidenza della presentazione della nuova Legge di Bilancio. Sul tavolo della trattativa giace la proposta di aggiornare le vecchie regole del Psc per assicurare più spazio di manovra nel finanziamento pubblico, oltre che garantiremaggiore flessibilitàper la gestione delle risorse stanziate nella Finanziaria 2024. Nel frattempo le forze di governo cercano di delineare ilcosto ipotetico di tutti gli interventipiù urgenti. Tra tasso di adesione più basso del previsto e calo demografico, il 2023 chiuderà con circa2 miliardi inutilizzatinell’ambito dell’assegno unico per i figli, che dalla sua introduzione nel marzo dell’anno scorso non ha esaurito interamente i 18,6 miliardi stanziati per la misura. Risorse che potrebbero essere incanalate verso nuovi progetti attualmente allo studio del Ministero della Famiglia per sostenere la natalità e combattere l’inverno demografico. Dall’altra parte sonooltre 10 i miliardinecessari per rifinanziare le misure di sostegno dei salariintrodotte nel 2023 per tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori dall’incedere dell’inflazione. Tra queste spicca il taglio del cuneo contributivo (9,8 miliardi), l’innalzamento a 3.000 euro della soglia di esenzione da imposte dei fringe benefits riconosciuti a dipendenti con figli a carico, e forse prossima ad appiattirsi sui mille euro per tutte le categorie di lavoratori (332 milioni) e l’incentivo ai premi di produttività (222 milioni). A questo elenco si aggiungono poi parecchi capitoli di bilancio legati a temi scottanti e di prima importanza quale ilrinnovo dei contratti pubblici, su cui il leader della Cgil Maurizio Landini preme per unimmediato confrontotra sindacati e Governo, oltre che affrontare la tematica del «salario minimo, il superamento di una precarietà nel lavoro non più sostenibile l’avvio di un piano straordinario di assunzioni nel pubblico». Mentre l’opposizione attacca l’esecutivo sulla mancata capacità di mantenere le sue promesse elettorali, e Schlein che auspica una maggiore attenzione ai fondi da destinare allaSanità Pubblica, il4 settembrele forze di maggioranza si ritroveranno per discutere concretamente della costruzione della prossima legge di bilancio, in vista di un autunno dove la partita delle risorse è ancora tutta da giocare.