Grecia: gli incendi fanno emergere il razzismo

 

È da tredici giorni che le fiammeriducono in cenereil territorio boschivo greco della regione orientale diEvrose della zona a nord della città diAlessandropoli. Finora,secondo la Commissione europea, sono stati bruciati oltre 81.000 ettari nella regione, un’area più grande della città di New York. Si tratta delpiù grande incendio boschivo nell’Unione europea dal 2000, quando il Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi ha iniziato a registrare i dati. Leimmagini satellitariregistrate dalCopernicus Rapid Mapping Servicemostrano l’avanzare delle fiamme. Le stesse che, dal 19 agosto,hanno inghiottito almeno 20 persone,di cui almeno 18migranti e rifugiati. I loro corpi sono stati ritrovati a Evros, un luogo di passaggio molto popolare per migliaia di migranti e rifugiati che ogni anno tentano di entrare in Ue attraverso il fiume che separa Grecia e Turchia. Inuna nota, la scorsa settimana, il ministro greco dell’ImmigrazioneDimitris Kairidesha detto di aver appreso con grande tristezza la morte di almeno 18 immigrati a causa degli incendi nella foresta di Dadia, sottolineando “i pericoli dell’immigrazione irregolare” e condannando “l’attività omicida dei trafficanti criminali (e di coloro che li facilitano) e il traffico di immigrazione clandestina, che è ciò che mette in pericolo la vita di molti migranti sia sul terra e in mare ogni giorno”. Ma le persone uccise dagli incendi nel nord della Grecia «sembrano esserevittime di due grandi ingiustizie del nostro tempo»,ha dichiaratoAdriana Tidona, ricercatrice sull’immigrazione diAmnesty International. «Da un lato, il catastroficocambiamento climatico, che i governi non riescono ad affrontare e che sta peggiorando la portata degli incendi in tutto il mondo poiché l’aumento delle temperature porta a stagioni degli incendi più lunghe e più distruttive. Dall’altro, la mancanza di accesso a percorsi sicuri e legali per alcune persone in movimento ela persistenza di politiche di gestione della migrazione basate sull’esclusione razzializzata e sulla deterrenza mortale, compresa la violenza razzista alle frontiere». Secondo il quotidiano franceseLiberation,gli incendi hanno esacerbato la xenofobia e il razzismo che si stanno diffondendoin una parte della società: da giorni il video di un pestaggio di migranti da parte di quelli che il quotidiano definisce “simpatizzanti di estrema destra” è oggetto di polemiche. Le autorità greche hanno arrestato i tre vigilantes ripresi mentre detenevano illegalmente 13 persone originarie della Siria e del Pakistan nella regione nord-orientale di Evros. L’uomo che ha filmato il video,raccontail sito web di notizie indipendenteCommon Dreams, si vantava di aver “dato loro la caccia” e di aver catturato 25 persone. Poi incolpa i migranti di essere responsabili degli incendi, esortando gli utenti sui social a “raccoglierne” il più possibile prima che “loro brucino noi”. L’agenzia di stampa statale semi-ufficialeANAha riferito che un pubblico Ministero della Corte Suprema ha ordinato un’indagine sul video. Per il procuratore si tratta di “un delirio razzista di violenza”. La scorsa settimana anche i 13 sono stati arrestati per essere entrati illegalmente nel Paese,ha dichiaratoun funzionario di polizia eReuters. In un altro videocircolatosu Twitter si vede un uomo vestito in abiti militari mentre dà istruzione a un gruppo di persone per catturare i migranti. In Grecia questigruppi improvvisati si pongono l’obiettivo dicercare e catturare i colpevoli degli inneschi, che una parte della popolazione ritiene siano i migranti. E poi, come ha spiegato aEl PaísLefteris Papayannakis, direttore del Consiglio greco per i rifugiati, «funzionano come una milizia; li arrestano per proprio conto e usano la violenza contro di loro». Mercoledì scorso il procuratore della Corte suprema greca Georgia Aldini ha ordinato un’indagine per verificare se l’incendio che ha ucciso almeno 20 persone sia statoun atto doloso perpetrato da gruppi di agitatori xenofobi.