Amazzonia: è ora di dire basta alla narco-deforestazione
Il passaggio di testimone alPaláciodo PlanaltotraJair BolsonaroeLulaha riportato la cura dell’Amazzonia al centro deldibattitopubblicoin Brasile e non solo, dopo un quadriennio in cui la Foresta ha subìto una vera e propriacarneficina ambientale. Con l’estrema destra al potere – calcola un recenterapportodiMapBiomas, rete collaborativa brasiliana formata da Ong, università e startup tecnologiche–sono stati abbattuti21 alberi al secondo, per un totale di oltre 300.000 interventi di deforestazione. Il cambio di passo è stato evidenziato dalla ministra dell’Ambiente brasilianaMarina Silva, secondo la quale nel mese di luglio la deforestazione della porzione di Amazzonia sotto la giurisdizione del Paeseèdiminuitadi almeno il 60%rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il sistema di allerta satellitareDeterstabilirà il quantitativo esatto di alberi “risparmiati”, ma analisti indipendenti si sono già sbilanciati descrivendo i dati preliminari come “incredibili” e affermando cheil miglioramento potrebbe essere il più significativo dal 2005. Merito delle misure del nuovo Governo, cheha penalizzato fiscalmente gli accaparratori di terre, delimitato un numero maggiore di zone indigene e di aree di conservazione, e organizzatooperazioni paramilitariper cacciare i minatori illegali. Il prossimo orizzonte d’azione è la “narco-deforestazione”, come è stata definita in unrapportodelleNazioni Unitedel mese scorso, ossia la lotta aperta ai gruppi criminali che operano nella Foresta, bande operative nella produzione e nel trasporto della droga che spesso riciclano i proventi attraverso la speculazione fondiaria illegale, il disboscamento e l’estrazione di metalli dal sottosuolo. Spinta dai raccolti abbondanti di coca andina edalla domanda da record di cocaina in Europa, infatti,l’Amazzonia è sempre più utilizzata come arteria del narcotraffico. Carichi illeciti la attraversano facilmente su imbarcazioni, aerei e perfino piccoli sottomarini vista la difficoltà di attuare controlli sul territorio impervio da parte delle autorità. Il prossimo 8 agosto è previsto a Belem, in Brasile, un vertice tra i presidenti degli otto Paesi membri dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica(Acto) per raggiungere un accordo sulla lotta comune contro questi fenomeni. Lula, che ospiterà il meeting, ha già messo sul tavolo una serie dimisurepercombattere la criminalità ambientale: la più importante è stata la creazione di una direzione specializzata della polizia federalefocalizzata esclusivamente sull’Amazzonia. In una riunione della polizia internazionale a Belem il giorno prima del vertice presidenziale il Brasile promuoverà inoltre piani per condividere le tecnologie di laboratorio in grado di individuare le zone di provenienza di legno e oro, due dei materiali più estratti nella Foresta, e stabilire quindi se siano stati ottenuti illegalmente, a esempioforzando i confini di qualche riserva indigena. L’amministrazione di Lula ha anche proposto la creazione di uncentro per la cooperazione internazionale di polizia nella principale città amazzonica,Manaus. Già in passato i Paesi dell’Amazzonia avevano firmato un accordo vincolante che li impegnasse a cooperare nella lotta ai crimini ambientali: era laDichiarazione di Leticiadel 2019, disattesa anche per colpa di dissapori politici tra Bolsonaro, l’ex presidente della ColombiaIvan Duquee il presidente del VenezuelaNicolásMaduro. Con l’arrivo nello scenario politico del Sud America di Lula e diGustavoPetro, nuovo volto progressista insediatosi a Bogotá, le cose potrebbero cambiare in meglio, nell’interesse della Foresta e – di rimando – di tutto il Pianeta.