Kenya: pubblicità pericolose per la salute femminile sui social

Kenya: pubblicità pericolose per la salute femminile sui social

 

Non credere a tutto ciò che si vededovrebbe essere la prima regola da seguire quando ci si avventura sul web, e ancor di più tra i post dei social network. Le tecniche di chi punta a spacciare per oro ciò che oro non è, però, si sono fatte sempre più sofisticate e a volte non cadere nel tranello è davvero difficile. Se poi le grandiaziende tecnologichenon arginano messaggi ingannevoli ma, anzi, li incoraggiano, la sfida diventa ancora più ardua e i danni potenzialmente altissimi. Questo tema è stato analizzato nell’inchiesta del collettivoFumbua, che ha accusatoMeta,GoogleeYouTubediconsentire in Kenya la pubblicità di prodotti per la salute femminile fortemente dannosi.Nel grande oceano dell’inganno c’è di tutto,dai metodi contro l’infertilità a quelli che allontanerebbero il cancro. SuFacebook, a esempio, le donne keniote possono leggere di fantomatiche perle yoni,palline di erbe avvolte in reteda inserire nella vagina per pulire l’utero eproteggere dal cancro cervicale; oppure scoprire nel dettaglio come fare unalavanda vaginalecon il vapore, che consiste nel sedersi sopra una ciotola di acqua bollente: un ottimotrattamento per l’endometriosi. «Ciò che è più allarmante è quanto liberamente siano disponibili questi annunci. Le persone non sono solo in grado di vendere cose pericolose, ma di farlo pubblicamente e persino pagare perché queste pubblicità diventino virali», ha dichiarato Wanjiru Nguhi, a capo della ricerca diFumbua, che arriva in un momento in cui il controllo delle piattaforme social inKenyasi è fatto più stringente. Metanel Paesestainfattiaffrontando 3 cause legaliper presunteinadeguatezze nei suoi sistemi di moderazionedei contenuti e questo ha portato a una maggiore supervisione da parte degli organismi di monitoraggio dei social media che, tuttavia, alla luce dei fatti, non sembra essere sufficiente. Il successo dei cosiddetti prodottivaginal detoxsi deve alla popolarità data loro da star comeGwyneth PaltroweVera Sidika, protagonista diReal Housewives Nairobi, che ne parlano senza tuttavia entrare quasi mai nel merito, né tanto meno distinguere nettamente ciò che è innocuo da ciò che, invece, può rivelarsi nocivo. «Anche se con la tecnica del vapore si crede di pulire a fondo la propria vagina, in realtà si sta aumentando la sua vulnerabilità – ha sottolineato Jacqueline Chesang, specialista in salute riproduttiva – Le vagine sono autopulenti e contengono batteri sani che scongiurano le infezioni e i rituali di pulizia e vaporizzazione interferiscono con l’equilibrio del loro pH, rendendole più soggette alle infezioni». Nonostante i medici stiano mettendo in guardia contro l’uso di questi prodotti sponsorizzati sul web, nulla sta cambiando. A vincere a livello comunicativo sono ancora lecelebrityche promettono un benessere mai avuto e i prezzi di questi prodotti, che il più delle volte nonsuperano i 1.000 scellini kenioti, circa 5 dollari. A seguito della pubblicazione della ricerca,Metaha provato a difendersi, affermando che il contenuto riguardante la disintossicazione vaginale non violasse le sue politiche, nonostante queste prevedono la rimozione di contenuti medici che promuovono cure miracolose dannose o che possano contribuire direttamente al rischio di lesioni gravi o morte.Google e YouTube, che a loro volta promuovono pubblicità a ortodossi rimedi per la salute femminile,hanno invece rifiutato di commentarequanto emerso. La loro politiche contro la disinformazione sono però molto simili a quelle delcolosso diMark Zuckerbergquindi è probabile che la linea difensiva sia la stessa. Google sostiene di aver bloccato o rimosso 51,2 milioni di annunci a causa di contenuti inappropriati o dannosi nel 2022 e di aver adottato misure estese per contrastare la disinformazione e le affermazioni inaffidabili. Ma, secondo i ricercatori diFumbua, occorre fare di più, soprattutto in un’area come quella delKenya, dovele donne si mostrano particolarmente attratte da determinati prodottie che potrebbe rappresentare il volano per la diffusione di tendenze sanitarie dannose in tutto il continente. Uneffetto dominoche sembra essere già iniziato visto che il mercato delle soluzioni miracolose per la salute riproduttiva femminile è in espansione anche inNigeriaeSud Africa. I ricercatori ritengono che il marketing e gli algoritmi social stiano sfruttando le scarse nozioni delle keniote in merito alla sessualità e all’igiene femminile che le spinge a cercare risposte sul web. In Kenya, si stima che circa2 donne su 10 tra i 15 e i 49 anni abbiano subito mutilazioni genitali femminili.Una pratica violenta e disumana che espone ciò che resta delle parti intime al rischio di infezioni e problemi medici di ogni tipo. A questo si aggiunge il fenomeno delperiod poverty, che fotografa una situazione economica particolarmente dura per le donne e le ragazze, con il65% di loro che non può permettersi gli assorbentima deve ripiegare su metodi alternativi come stracci, coperte, pezzi di materasso, carta velina e cotone idrofilo, tutt’altro che igienici. Per questi motivi la pubblicità ingannevole diffusa in Kenya, che Meta e gli altri colossi digitali si rifiutano di estromettere dalle loro piattaforme, rischia di fare più danni che altrove.