Sudan: crescono le violenze sessuali contro le donne

 

La guerra inSudanè entrata nel suo quarto mese. Finorapiù di 3 milioni di persone sono state costretta a fuggiredalle loro case: più di 730.000 hanno cercato rifugio nei Paesi confinanti (Egitto, Repubblica Centrafricana, Ciad, Etiopia, Sud Sudan), 2,6 milioni sono sfollate all’interno del Paese. Di queste, 53.000donnesono in stato di gravidanza. Il conflitto in corso sta mettendo a dura prova le donne e le ragazze del Paese, chehanno dovuto lottare per accedere a servizi di protezione e salute riproduttiva, e per fuggire dalle violenze perpetrate dalleRapid Support Forces(RSF), le forze paramilitari sudanesi che controllano gran parte dello Stato, con l’esercito che non riesce a respingerle. L’emittente britannicaBbcha raccoltotestimonianzescioccanti divittime di violenze sessualida parte dei combattenti delleRSF. Una donna di circa 40 anni sarebbe sopravvissuta a uno stupro nel Darfur occidentale compiuto da un gruppo di 4 soldati che l’avrebbero fermata e violentata a turno sotto l’albero in cui era andata a raccogliere la legna per accendere un fuoco e scaldarsi. Un’altra, di 24 anni,stava andando a trovare sua ziaquando in 3 l’hanno fermata e«mi hanno accusata di appartenere ai servizi segreti dell’esercito»,ha raccontato ai giornalisti. Gli uomini l’hanno costretta a salire in macchina e l’hanno portata in una casa vicina dove si sarebbe consumato lo stupro. «Ho provato a scappare. Ma uno dei soldati mi ha colpito così forte che sono caduta a terra.Hanno minacciato di uccidermi se mi fossi mossa o avessi urlato di nuovo». L’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sudan ha dichiarato all’inizio di luglio di aver ricevuto segnalazioni di21 episodi diviolenza sessualenei confronti di almeno 57 donne e ragazze.Save The Childrenne conta88, con almeno 42 presunti casi nella capitale del Sudan, Khartoum, e 46 nella regione del Darfur. Ma secondo l’Unità sudanese per la lotta alla violenza contro le donne si tratta di una cifra che probabilmente rappresenta solo il 2% dei casi totali di violenza sessuale, che sarebbero invece almeno 4.400 in sole 11 settimane. Le donne e le ragazze dei centri gestiti dall’UNFPA, l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva,hanno raccontatodi aver assistito o di essere state sottoposte a violenze sessualia Khartoum e Omdurman. Il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Türk ha riferito che «l’RSFè stato identificato come l’autore» in quasi tutti i casi segnalati al suo ufficio. Ahlam Nasser, attivista sudanese per i diritti umani fuggita dal Paese, sostiene chelo stupro venga usato «sistematicamente» come armaper terrorizzare le persone, ed è una pratica già utilizzata in passato in Darfur, in particolare dalleRSF. In alcuni casi, ha raccontato Nasser,le violenze sarebbero avvenute di fronte ai figli. Le forze paramilitari hanno negato che ci siano i loro combattenti dietro questi attacchi: il portavoce Mohammed al-Mukhtar sostiene che i soldati «si impegnano a rispettare i più alti standard etici di guerra» e questi atti rientrerebbero nelle «campagne deliberate per offuscare la reputazione dei nostri combattenti dopo le vittorie militari che abbiamo ottenuto». Si tratterebbe, secondo al-Mukhtar, di persone mascherate da membri dellaRSF. Le vittime, poi, quando sopravvivono,non riescono ad accedere facilmente alle strutture sanitarie del Paese:quasi il 70%è stato costretto a chiudere a causa dei combattimenti. Il rischio di violenza sessuale è particolarmente elevato quando donne e ragazze si spostano alla ricerca di luoghi più sicuri, sia all’interno del Sudan che oltre confine. L’UNFPAspiega che spesso vendono i propri vestiti in cambio di soldi utili a comprare cibo, mentre altre cercano legna da ardere da vendere,esponendole a un ulteriore rischio di predatori mentre si avventuranolontano e spesso da sole nella boscaglia deserta. Anche quelle che vendono tè al mercato e lavorano nei ristoranti sono in pericolo:i commercianti le sfrutterebberoe le costringerebbero a fare sesso. Inoltre,donne e bambini dormono all’apertoa causa della mancanza di rifugi, il che aumenta ulteriormente la loro esposizione a violenze e abusi. L’UNFPAsi sta coordinando con i Governi nazionali e statali e con i partner umanitari perintensificare il sostegno e i servizi urgenti per la salute riproduttiva e la risposta alla violenza di generenelle aree con un elevato numero di sfollati, interni in Sudan e nei siti di accoglienza, o sfollamento nei Paesi limitrofi. L’agenzia dell’ONU sta mettendo a disposizione ostetriche, squadre mobili e forniture per ridare sicurezza alle donne. Una sicurezza che ormai sembra completamente disintegrata.