Il futuro della moda è a base di CO2
Mentre l’impatto dell’industria della modae dell’abbigliamento sta diventando sempre più imponente e sempre più distruttivo per l’ambiente e per il Pianeta (si tratta della terza filiera più inquinante al mondo) c’è una startup che ha deciso di viaggiare contro corrente, in direzione di un’industria più sostenibile, iniziando a sperimentare – nel suo laboratorio di San Leandro – l’utilizzo di particolarienzimiper catturare le emissioni di carbonio e trasformarle in cellulosa, utile per realizzare tessuti sostenibili e conun’impronta di CO2 negativa. Si tratta diRubi, un’azienda biochimica della California che sta sviluppando una tecnologia – in attesa di brevetto – che permette di raccogliere e riciclare, in ottica ecologica, il carbonio per utilizzarlo nella creazione ditessutisostenibili. L’azienda è stata fondata nel 2020 dalle sorelle Neeka e Leila Mashouf e oggi può già vantare finanziamenti dal valore di circa 8 milioni di dollari (9 milioni di euro) e collaborazioni con grandi brand della moda di lusso, comeGanni, per realizzare i primi tessuti e capiclimaticamenteneutri. Non un brand a caso, quello pensato e scelto daRubiper brevettare il suo“tessuto a base di CO2”:Ganni, infatti, è un brand scandinavo di lusso, fondato nel 2009 da Nicolai e Ditte Reffstrup ecertificato B Corpdallo scorso settembre, che da sempre sottolinea il suo profondo impegno nella tutela dell’ambiente, dichiarandosi paladino di unamodasostenibile, lavorando per garantire che il 100% delle sue collezioni sia realizzato conmateriale riciclato certificato,tessuti organici o a basso impatto e promettendo unariduzione del 50% delle sue emissioni di carbonioentro il 2027. Intanto, ha interrotto l’utilizzo della pelle vergine animalenella sua linea di abbigliamento, con la promessa di eliminarla gradualmente anche dalle collezioni di scarpe e accessori entro la fine del 2023. «Nel pensare a quale brand potesse essere adatto a collaborare conRubiper dare vita a questo progetto pilota,la scelta diGanniè stata quasi ovvia- ha affermato una delle fondatrici e Ceo della startup – il loro impegno per unfuturo positivo per il pianetasi allinea perfettamente con la nostra missione e non potremmo essere più entusiasti di collaborare con loro per contribuire a dare vita al nostro prodotto». Solo poche settimane fa,Ganniaveva rilanciato un ambizioso progetto di riciclo finalizzato ariutilizzare 12 tonnellate di scarti di cotoneall’anno. Ora, con la partnership stretta conRubinell’ ambito del suo progetto”Fabricsof the Future” – programma dedicato alla ricerca e allo sviluppo di materiali che contribuiranno a creare un’industria della moda più circolare e a basso impatto – ha svelato nel corso delGlobal Fashion Summitdi Copenaghen i primi campioni del tessuto creato artificialmente e neutro in termini di risorse: una miscela formata dafilato di cellulosaRubial 20%e da ulteriore cellulosa industriale standard. Come ha spiegato Neeka Mashouf, il processo del tessuto diRubiimita il funzionamento degli alberi:gli alberi respirano CO2 e usano gli enzimi – proteine che aiutano le reazioni – per convertirla in cellulosa. All’interno dei reattori industriali,l’azienda fa sostanzialmente la stessa cosa, creando, grazie all’azione degli enzimi, deipolimeri di cellulosache viene sfruttata, poi, per produrre ilfilato di lyocell,da utilizzare per realizzare indumenti e altri oggetti. «Le innovazioni dei tessuti, comeRubi, giocheranno un ruolo cruciale nel portare la moda al punto di decarbonizzazione, ma affinché ciò accada, i marchi devono scommettere, correre rischi einvestire in innovazioni», ha affermatoNicolajReffstrup, fondatore diGanni. «Ci sono ancora molte cose di cui non sappiamo la risposta, ma lavorare con partner innovativi come Rubi dà molto ottimismo per pensare a come potrebbe essere ilfuturo di quest’industria».