Fast food: gli investitori chiedono limiti all’uso di antibiotici

 

Un gruppo di71 investitori istituzionali, guidato dalla reteFAIRR Initiative,hapreso di mira 12 dei più grandi fast fooddel Nord America, tra cuiMcDonald’s, Starbucks, Tyson, HormeleYum Brands(che gestisce ristoranti comePizza HuteKFC). L’obiettivo? Ottenere unminor e più consapevole utilizzo di antibiotici nel bestiame,colpevoli secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di rendere più complicato il trattamento di alcune infezioni con farmaci esistenti, contribuendo così a sviluppare la cosiddettaresistenza antimicrobica. Questi investitori, che gestiscono complessivamente 15,2 mila miliardi di assets (e che comprendono, tra gli altri,SchroderseLegal & General Investment Management, il fondo pensioneHestaeFederated Hermes), chiedono a gran voce unresoconto riguardo l’implementazione delle politiche esistentie lo sviluppo dinuove misureche tengano conto di tutte le proteine animali vendute, e che prevedano obiettivi precisi e modalità di verifica dei progressi. Non è la prima volta che la rete si impegna per ottenere passi avanti in questo senso. Giàtra il 2016 e il 2019,FAIRRaveva ottenuto, grazie al supporto di 70 investitori istituzionali, lacreazione di politichead hoc per l’uso di antibiotici nelle catene di approvvigionamentodi più di 12 aziende di fast food. Gli investitori stanno adottando diverse pratiche, tra cui presentare proposte nelle assemblee degli azionisti e tenere colloqui con il management delle aziende, per spingere i dirigenti aziendali verso cambiamenti significativi nell’uso di antibiotici. Secondo l’amministratore delegato diHesta,Debby Blakey, laresistenza antimicrobicapotrebbe metterea rischio la stabilità del mercato,poiché in grado di influenzare i rendimenti degli investimenti e minacciare i portafogli degli investitori, sottolineando così l’interconnessione tra salute, ambiente ed economia. Stando agli avvertimenti delle Nazioni Unite,entro il 2050 il numero di infezioni resistenti ai farmaci potrebbe aumentare da 1 a 10 milioni l’anno.Questa situazione avrebbe un impatto significativo sull’economia globale oltre che sullasaluteumana, con una stima dellaWorld Bankche indica un calo del prodotto interno lordo globale fino a 3,4 mila miliardi di dollari l’anno nel caso in cui il problema della resistenza antimicrobica non venga affrontato in modo adeguato. Tra le aziende di fast food coinvolte, tra cuiMcDonalds, Yum BrandseTyson,hanno affermato di averegià in atto politiche e programmi ad hocche promuovono l’uso responsabile di antibiotici, mentreStarbuckseHormelhanno preferito non commentare l’iniziativa diFAIRR. Tuttavia, nell’ultima proposta presentata in occasione dell’assemblea degli azionisti perMcDonald’s,alcuni investitori istituzionali hanno sostenuto che l’azienda non ha rispettato gli impegni di riduzione nell’uso di antibiotici entro il 2020, assunti 2 anni prima. Proposta prontamente bocciata dagli azionisti, convinti daMcDonald’sa una maggiore flessibilità nell’utilizzo diantibioticinel caso di malattia delbestiame. Nonostante ciò, il18,7% di voti favorevolifa ben sperare per il futuro, in crescita rispetto al 13,4% raccolto nell’analoga proposta dell’anno precedente. In questa situazione, gliinvestitoristanno dimostrando di poter essereagenti di cambiamento significativinel fronteggiare importanti questioni sociali, utilizzando il loro potere d’acquisto perspingere le aziende ad adottare pratiche più responsabili. La speranza è che il coinvolgimento di grandi aziende alimentari leader di mercato possa avere un effetto domino su altre aziende simili, portando a un cambiamento radicale sull’intera catena di approvvigionamento, accrescendo la consapevolezza sull’importanza dell’impatto sociale e sanitario delle praticheaziendali.