Usa: le università temono di perdere gli studenti Bipoc

Usa: le università temono di perdere gli studenti Bipoc

 

Quando alla fine deglianni ‘90 la Californiahavietato le quote di accesso alle universitàriservate a personeBipoc, la percentuale di studenti neri iscritti al primo anno si è dimezzata. Oggi gli allievi latinos rappresentano circa il 56% degli iscritti alle scuole pubbliche californiane, ma il 19% dei laureati. Con lasentenza della Corte Suprema Usa, per cui nei college non dovrà più essere considerato il background etnico del candidato al momento dell’ammissione,Harvardha stimato che tra le matricolegli studenti neri potrebbero diminuire dal 14% a circa il 6%. Nei 9 Stati americani dove ilcriterio di selezionedei nuovi iscritti alle università basato sull’etniaè vietato da tempo, gli istituti hanno sviluppato delle strategie alternative perrendere le iscrizioni accessibili anche alle minoranze. Eppure, non sempre hanno funzionato. I dirigenti dellaUniversity of Michigan,per esempio, hanno avvertito la Corte Suprema di aver provato molte alternative, ma di non essere riusciti a raggiungere i loro obiettivi di inclusione all’interno delle facoltà. Ora che ildivieto è legge in tutto il Paese, alcuni gruppi per i diritti civili stanno contribuendo a ripensare i modelli di reclutamento considerati responsabili di alimentare il divario di accesso tra studenti neri e bianchi alle università.Tra i meccanismi di selezione più contestati c’è quello diattribuire preferenze di accesso ai figli o ai parenti di personale universitario,donatori ed ex allievi. Alcuni avvocati per i diritti civilihanno presentatoun reclamo al Dipartimento dell’Istruzione accusandoHarvarddi discriminare gli studenti a partire da questo sistema di selezione, che viola la legge sui diritti civili perché favorisce in modo preponderante icandidati bianchi. I dati sembrano andare in questa direzione. Gli studenti bianchi ammessi aHarvardtra il 2009 e 2014 legati al cosiddetto criterio “per eredità”erano il 43%; nello stesso periodo, i neo iscritti neri, latini e asiatici ammessi sulla base della stessa preferenza rappresentavano meno del 16% degli studenti. Secondo gli avvocati dell’accusa, si tratta di un“beneficio ingiusto e non guadagnato che viene conferito esclusivamente in base alla famigliain cui è nato il candidato”. D’altra parte, secondo l’American Civil Liberties Union, la sentenza della Cortenon stabilisce di ignorare del tutto l’etniadel candidato che vuole iscriversi all’università come fattore di selezione, ma consente piuttosto di considerare come questo elemento abbia influito nel suo percorso di studi e di vita. In questo senso, le università potrebbero tenere conto dell’etnia dei potenziali studentise il candidato ne parla nella sua lettera di presentazione o all’interno di un saggio. Per molti allievi Bipoc, infatti, i problemi legati alladiscriminazionecompaiono ben prima del loro tentativo di accedere al college. Nati in quartieri segregati su base etnica,tendono ad averemeno accesso a corsi preparatoriall’università e a insegnanti qualificati. Anche per questo motivo, alcune università, come quella della California, hanno adottato nei loro programmi di ammissione criteri che valutano in modo trasversale le opportunità che i candidati hanno avuto a disposizione nella propria esperienza personale.