Quando le scaramucce tra vicini diventano stalking condominiale

Quando le scaramucce tra vicini diventano stalking condominiale

 

Vivo in una città in cui in estateogni festa all’aperto, concerto, evento culturale o tentativo di movida si scontra con le lamentele dei residentiche al grido di «fate troppo rumore, devo dormire» ambiscono a una vita in silenzio assoluto. Obiettivo insindacabile in quanto personale, se non fosse che tutto intorno le persone esistono, si muovono e hanno esigenze che non sempre si sposano al sussurro perenne. Ci vuole un po’ di indulgenza, ho sempre pensato, anche quando a incrinare la quiete è ilvicino dicasache organizzaceneche si protraggono fino a notte fonda ogni sera, oppureguarda la tv ad alto volume, ascolta la musica, chiacchiera. Le cose che ognuno di noi ogni tanto fa anche in inverno senza disturbare o essere disturbato più di tanto, ma chein estate, complici le finestre aperte che rendono gli spazi un po’ meno personali e un po’ più di tutti,diventano azioni pericolose. Bombe a orologeria pronte a innescare liti tra vicini senza esclusioni di colpi. Fortunatamenteil più delle volte si tratta di semplici scaramucceo scambi di battute un po’ più colorite della norma che si risolvono nel giro di pochi minuti, ma non sempre è così. Secondo l’Associazione nazionale amministratori d’immobili (Anammi), nel nostro Paeseogni anno si contano circa 1 milione di liti condominiali,e quasi 500.000 arrivano in tribunale. Numeri non certo minimi che, se in alcuni casi riguardano eventi tutto sommato contenuti… in altri decisamente meno. Ne sa qualcosaun’avvocata torineseche dopo anni diangherie da parte dei suoi ex vicini di casasi è vista riconoscere dalla giudice Francesca Pani lo status di parte lesa. L’uomo e una donna sono staticondannati per stalking condominiale a 8 mesi di reclusionecon pena sospesa, a fronte di atti persecutori messi in atto con circa una trentina di episodi che sarebbero avvenuti a partire dal 2019. I 2, un tempo una coppia, hanno sempre respinto le accuse ma le azioni che avrebbero commesso, e che in passato avevano anche comportato per loro il divieto di avvicinamento alla vittima, non sono certo di poco conto. Musica e tv ad alto volume per cominciare, ma ovviamente non solo. Nel tempo non sono mancateaggressioni verbali, sberleffi, urla, occupazione del postoautoe addirittura oggetti accatastati davanti alle scalevolti a impedire il passaggio alla donna. Un vero e propriocalvarioche la giustizia ha identificato con un termine,stalking, usato solitamente per persecuzioni di altro tipo ma che anche in questo caso ben fotografa l’esistenza limitata alla quale l’avvocata è stata costretta per lungo tempo, fedele alla descrizione ufficiale del reato. Lo stalking condominiale è infatti giuridicamente descritto come unreato commesso da chi pone in essere comportamenti molesti e persecutori nei confronti dei vicini di casa, tanto da ingenerare in loro un grave e perdurante stato di ansia, frustrazione e paura per sé o per i propri familiari e da costringerli a cambiare le proprie abitudini di vita. Gli spazi condominiali e le dinamiche in parte coabitative che comportano sono ilterreno fertile per dissaporitra semi estranei che si trovano a dover sopportare abitudini diverse dalle proprie. Non è un caso che il più delle volte leriunioni di condominiorappresentino un appuntamento dal quale si torna con ildente avvelenato.C’è chi si carica durante il dibattito e chi parte già con intenti bellicosi, probabilmente convinto che il vicino sia il soggetto ideale sul quale riversare la propria rabbia, frustrazione, ma anche il nervosismo dovuto alle alte temperature. Anche per questo in estate le liti tra dirimpettai si impennano ma a meno che la situazione, come avvenuto aTorino, non diventi davvero grave, forse sarebbe il caso di ricordarsi che ognuno disturba a modo proprio e chechiudere un occhio o un orecchio, a volte, salva da tanti guai e preserva dalla gastrite nervosa.