Naufragio Grecia: “La Guardia costiera ellenica è responsabile”
Il 14 giugno, dopo che un peschereccio su cui viaggiavano almeno700 personesi è capovolto nelMediterraneo, a largo delle coste dellaGrecia, la Guardia costiera greca (Hcg) ha dichiarato che i migranti a bordo avevanorifiutato varie offerte d’aiutoprima del naufragio. Nelle settimane successive,diverse inchiestehanno tentato di ricostruire l’accaduto, rivalutando il ruolo dellaLimenikò Sòma − Ellinikì Aktofylakì. Ora,una nuova ricostruzione di quella notte, con l’utilizzo di un modello 3D interattivo,mostrerebbe che i tentativi della guardia costiera greca di rimorchiare l’imbarcazione potrebbero averne causato l’affondamento. L’inchiesta è stata realizzata dalGuardian,dall’emittente pubblica tedescaARDe dall’organizzazione senza scopo di lucro grecaSolomonin collaborazione con l’agenzia di ricercaForensis, fondata daForensic Architecture, che indaga le violazioni dei diritti umani utilizzando tecniche e tecnologie architettoniche.Si tratta della “ricostruzione più completa, fino a oggi, dellarotta che il peschereccioAdrianaha seguito fino all’affondamento- si legge sul sito di Solomon – con oltre 600 persone annegate mentre era sotto la supervisione di autorità greche ed europee”. Per ricostruire quella notte, reporter e ricercatori hanno condotto26 interviste con i sopravvissutialla traversata, partita dalle coste della Libia, e attinto agli atti del tribunale e alle fonti della Guardia costiera.Le 104persone migranti che si sono salvatecontestano all’unanimità il racconto della Guardia costiera greca, che fin da subito ha dichiarato di aver offerto supporto alle persone a bordo, ma che queste non l’avrebbero accettato. Inoltre, le autorità sostengono che la barca si sarebbe capovolta a causa di un improvviso spostamento di peso. Ma la verità, dicono i 104 testimoni, è un’altra:l’imbarcazione sarebbe affondata a causa del tentativo della Guardia costiera ellenica di rimorchiarla nelle acque italiane. L’inchiestaavrebbe portato alla luce anche nuove prove, tra cui la presenza di una nave della guardia costiera ormeggiata in un porto più vicino, ma mai inviata per l’incidente, e la mancata risposta delle autorità greche non 2, come precedentemente riportato, ma ben 3 volte alle offerte di assistenza da parte diFrontex, l’agenzia dell’Ue per le frontiere e la guardia costiera. La “piattaforma cartografica interattiva” realizzata dai ricercatori diForensis”mappa l’itinerario della barca di migranti dal punto di partenza sulla costa libica orientale fino al punto in cui è affondataall’interno della zona greca di ricerca e salvataggio (Sar) in acque internazionali”, spiegano. La ricostruzione riunisce “diverse fonti di informazioni, dalle interviste ai sopravvissuti, realizzate mostrando loro un modello 3D dell’imbarcazione, ai segnali di soccorso condivisi dai passeggeri della nave; da video e fotografie del peschereccio ripresi dall’Hcg, daFrontexe dalle navi mercantili vicine”, alle immagini satellitari e le testimonianze consegnate alle autorità greche dal comandante della naveHcgΠΠΛΣ 920, che era presente sulla scena. I testimoni hanno anche descritto le condizioni del viaggio: secondo i loro raccontila barca si è persa, navigando senza attrezzatura e orientandosi principalmente con la posizione del Sole. Le scorte si stavano esaurendo, e prima ancora che avvenisse il ribaltamento2 persone sarebbero morte per disidratazione. Poco prima delle 2 di notte il motore della barca si sarebbe fermato, ed è allora che la nave della Guardia costiera si sarebbe avvicinata alla loro imbarcazione, con la poppa che toccava la prua, e un uomo mascherato avrebbe legato una corda alla loro ringhiera. I tentativi (fallimentari) di trainare la barca sarebbero stati 2: la prima volta la corda si sarebbe spezzata, la secondala Guardia costiera si sarebbe allontanata più velocemente, “facendo oscillare la barca dei migrantia destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra e infine capovolgendosi a destra”. A quel punto, “ilΠΠΛΣ 920è uscito di scena, creando grandi onde sulla sua scia che hanno reso difficile il nuoto e, secondo i sopravvissuti, hanno ulteriormente accelerato l’affondamento della barca”. Solo dopo 20-30 minuti, con l’imbarcazione completamente affondata, a 47 miglia nautiche al largo di Pylos, nella Grecia sud-occidentale, la Guardia costiera avrebbe inviato un gommone per cercare i sopravvissuti. “La nostra analisi suggerisce fortemente che la Guardia costiera ellenica ha la responsabilità cruciale del naufragio” e che abbia tentato “di distorcere la narrazione dell’evento”. In assenza di prove visive, però, le circostanze esatte del naufragionon possono essere provate in modo definitivo.Ma perché la nave della Guardia costiera greca, che ha confermato la sua presenza sulla scena, non ha registrato l’operazione con le sue telecamere termiche?La nave è stata finanziata al 90% dall’Ue per supportareFrontexin Grecia, che raccomanda, “se possibile”, di documentare via video “tutte le azioni intraprese dai mezzi cofinanziati daFrontex”. Nelle dichiarazioni ufficiali,Hcgha dichiarato che l’operazione non è stata registrata perché l’equipaggio era concentrato sulle operazioni di salvataggio, nonostante le telecamere non abbiano bisogno di un costante controllo manuale. Manon sarebbe la prima volta che accade un episodio simile, secondo ilGuardian: nel 2014 un tentativo di rimorchiare una barca di profughi al largo della costa di Farmakonisi è costato la vita a 11 persone. I tribunali greci hanno assolto la Guardia costiera, ma la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2022 ha condannato le autorità greche per non aver protetto la vita dei migranti durante l’operazione di salvataggio nel Mar Egeo.