Baiamonti, Museo della Resistenza: nuovo stop ai cantieri

 

La minaccia non è solo per laflora,con il glicine e i tigli: ora c’è anche lafauna,con i nidi di merli e passeri. Non c’è pace inpiazzale BaiamontiaMilanoper la costruzione del nuovoMuseo della Resistenza. Da mesi il cantiere è oggetto dipolemichetra stop forzati e riaperture che hanno portato molti cittadini a chiedersi se c’era bisogno di questo progetto, proprio in questa parte di città. A fine maggio, la disputa relativa al salvataggio deglialberia Porta Volta si era conclusa con una mediazione tra ambientalisti e amministrazione comunale. La questione, però, non sembra essere del tutto chiarita visto che ilavori sono stati nuovamente bloccatipersalvaguardare i nidi di merli e passeri. Museo della Resistenza: genesi di un progetto discusso A fine 2019 ci fu l’annuncio: a Milano sarebbe stato costruito ilMuseo Nazionale della Resistenza.A darne notizia, l’ex ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, insieme al sindaco della città Giuseppe Sala. Per questo progetto il Governo, con il Ministero dei Beni e delle attività culturali, avrebbe stanziato altri 15 milioni di euro dopo i 2,5 già predisposti in passato, per un totale di7,5 milioni di euro. Fu annunciata anche la sede: 2.500 metri quadrati inpiazzale Baiamonticon una seconda piramide (dell’architetto Jacques Herzog) di fronte alla prima diFondazione Feltrinelli. Secondo il progetto dello studioHerzog & de Meuron,ci sarebbe stata un’ampiaarea verde pubblica, intesa come estensione e prolungamento dei viali esistenti. Ed è proprio attorno al tema del verde che si sono accese le polemiche e le battaglie mediatiche all’apertura dei cantieri. Il progetto iniziale di queste aree intorno all’edificio, infatti, prevedeva larimozione totale di 2 piante di glicine(il cui valore è stato quantificato in 500 euro), di4 tigli e 1 bagolaro,piante ritenute preziose eprotette dalle associazioni ambientaliste. Cantiere Baiamonti: primi stop e ripartenze Primo stop ai cantieri per la questione alberi, che hamodificato di fatto l’iniziale progetto del Museo Nazionale dellaResistenza: verrà cambiata la parte esterna perfare spazio al glicine e alle altre alberature. Il Museo si farà, quindi, ma salvando le piante dopo unamobilitazione della cittadinanzacon varie manifestazioni epiù di 50.000 firme raccolte. Il cantiere è ripartito a inizio giugno ma ora la questione si è spostata anche sullafaunapresente. IlComitato Baiamonti Verde Comune,insieme all’associazioneAnimal Kingha presentato infatti una perizia dimostrando chetutte le piante sono habitat difaunae di colonie di insetti e piccoli animali. Quindi, avvalendosi della legge nazionale 157/1992, il DM 256/2023 e i Regolamenti del verde e degli animali del Comune di Milano che tutelano il periodo riproduttivo e nidificatorio di queste specie, il comitato ha ottenuto unatregua alla potatura delle piante fino al prossimo 30 settembre. Perciò il cantiere continuerà a esseresotto sorveglianzada parte delle associazioni per garantire che le norme vengano rispettate, come spiega aLa SvoltaRosy Calderone,vicepresidente di Animal King e presidente diAeop(Associazione Europea Operatori di Polizia):«Su questi alberi ci sono dei nidi ed esiste un regolamentodel Comune di Milano, articolo 31 comma 8, che specifica che i lavori che interessano alberi e non solo,non possono essere fatti da marzo a settembre perché è periodo riproduttivo della flora e della fauna.Per questo siamo usciti come guardie zoofileAeope abbiamo bloccato i lavori; abbiamo solo fatto valere una norma del Comune». «I tigli e i glicini (secolari) – continua Calderone – sono un bene collettivo: tagliandoli si va a ledere anche il bene ambientale e collettivo delle persone.Si potranno fare i lavori per il museo l’importante è non toccare gli alberi».