Brexit: il 58% dei britannici vuole rientrare in Ue

Quando nel 2016 laGran Bretagnaaffrontò il referendum consultivo per laBrexit, il Paese era spaccato in due. Scozia e Irlanda del Nord avevano votato per rimanere,Inghilterra e Galles per lasciare l’Unione europea. 7 anni dopo, la percentuale dibritannici che vogliono rientrare nell’Ueè salitaai livelli più alti di sempre. Il nuovo sondaggioYouGovmostra cheil 58% dei cittadini della regione,se potesse, voterebbe pertornare nell’Unionee che poco più della metà di coloro che avevano votato per ilLeavenel 2016 voterebbero ancora allo stesso modo.Chi ha cambiato idealo ha fatto soprattutto perché ritiene chegli effettidell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione siano statipeggiori rispetto alle aspettative. Un’altra fetta di intervistati ritiene chei politici avrebbero dovuto fare di piùper assicurare un miglior processo di autonomia del blocco britannico, mentre iproblemi legati al commercio e alle restrizionisulle imprese sono stati più gravi del previsto. Da tempo i sondaggi rilevano periodicamente che gli accordi siglati nel 2020 tra Gran Bretagna e Unione europea non smettono di far storcere il naso a buona parte dei cittadini britannici, anche sealcuni risultatiindicano che per il26%di loro è ancorapresto per poter esprimere una valutazioneriguardo gli sviluppi dellaBrexit. Secondo alcuni commentatori come John Curtice, professore di politica allaStrathclyde University, la maggior parte degli intervistati che ha riferito aYouGovdi voler fare marcia indietro ha attribuitoalla Brexit le difficoltà economiche che la Gran Bretagna sta affrontandosu più fronti. A influire sul cambio di prospettiva in corso già dal 2021, ci sono anche inuovi elettori. I dati mostrano infatti che il cambiamento demografico sta mutando l’orientamento dell’opinione pubblica:quasi 4 giovani su 5tra i 18 ei 24 anni che durante il referendum non potevano votare oggi affermano chevorrebbero rientrare nell’Ue.Rispetto al 2021 è aumentata anche la percentuale di coloro che ritengono possibile un riavvicinamento tra le parti. Il29%degli intervistati ha infatti dichiarato aYouGovdi ritenereprobabile che la Gran Bretagna possa tornarea far parte dell’Unione (al momento della separazione lo riteneva possibile il 21% della popolazione). D’altra parte il 42% ritiene improbabile che altri Paesi seguano l’esempio della Brexit e lascino l’Unione europea nel prossimo decennio, una percentuale in crescita rispetto al 26% di 3 anni fa che si lega a un altro piccolo incremento:rispetto al 2016gli intervistati hanno affermato di fidarsi più della Commissione europea (25%) che del governo del Regno Unito (24%). Mentre i nostalgici dell’Ue crescono, insomma, lapolarizzazione traLeaverseRemainerssembra attenuarsi.Secondo il think tankMore in Commons, il fatto che la Brexit sia stata percepita finora soprattutto come un fallimento fa sì che le fazioni che si sono confrontate attraverso il referendum e nel corso della campagna post voto abbiano ridotto progressivamente il loro attaccamento al tema. Nel 2019,LeaverseRemainerserano ugualmente propensi a dire che la Brexit fosse importante per la loro identità, ma oggi questa percentuale è scesa dal 50% al 39%.A essere diminuiti sono soprattutto iLeavers,che non indicano più come altamente rilevante questo argomento nell’agenda pubblica. Secondo gli analisti, proprio questa disaffezione e depolarizzazione intorno alla Brexit avrebbe spinto negli ultimi anni il Governo britannico acooperare maggiormente con l’Unione europea.